Coordinamento
Milanese di Solidarietà “DALLA PARTE DEI LAVORATORI”
Alzare la testa
un buon 25 APRILE
un buon 25 APRILE
a tutti coloro che oggi resistono e si uniscono
per il lavoro, il reddito, la dignità
contro la crisi e i governi delle banche e
del capitale finanziario globalizzato,
contro la crisi e i governi delle banche e
del capitale finanziario globalizzato,
contro i governanti antioperai e antipopolari
LA LIBERTA' e LA DEMOCRAZIA
SI CONQUISTANO e SI
DIFENDONO
dare risposte ai problemi dell'oggi per costruire il futuro
Una pagina di Storia : Lo sciopero generale dell'1-8 marzo (1944)
Mentre era in corso l'offensiva tedesco-fascista contro le formazioni
partigiane, il Comitato di agitazione del Piemonte, Lombardia e Liguria aveva
proclamato lo sciopero generale in tutta l'Italia occupata.
Ciò infliggeva al nemico uno dei più duri colpi, lo obbligava a spostare le sue
forze verso i grandi centri industriali, alleggeriva la pressione sulle unità
partigiane e soprattutto avrebbe ridato possente slancio ai lavoratori delle
città e delle campagne e alle formazioni provate dai combattimenti.
Lo sciopero generale preparato durante alcuni mesi di lavoro, riuscì in modo
grandioso e superiore ad ogni aspettativa, fu certamente il più vasto movimento
di massa che abbia avuto luogo in Europa durante la guerra, nei territori
occupati dai tedeschi .
I grandi centri industriali di Milano e Torino furono per otto giorni
completamente paralizzati. A Milano durante tre giorni scioperarono compatti
anche i tranvieri, i postelegrafonici e gli operai del «Corriere della Sera».
Lo sciopero si estese dal Piemonte e dalla Lombardia al Veneto, alla Liguria,
all'Emilia ed alla Toscana. Due milioni di operai parteciparono al movimento
appoggiato da forti manifestazioni di contadini e di donne della campagna,
specialmente nell'Emilia.
Tutte le misure preventive e repressive della polizia fascista e delle SS non
riuscirono ad impedire, né a limitare lo sciopero, malgrado che il nemico ne
conoscesse la data e gli obiettivi. Con lo sciopero generale i lavoratori
chiedevano l'indispensabile per vivere, chiedevano di non lavorare per la
guerra, di poter essere liberi nelle loro case, di non essere fermati,
arrestati, deportati, torturati dai nazifascisti, chiedevano che i loro figli
non fossero arruolati dallo straniero.
Ancora una volta i grandi industriali si dimostrarono in generale solidali con
gli occupanti tedeschi; salvo casi singoli si rifiutarono di trattare e di
ricevere le delegazioni operaie, arrivarono persino a passare ai tedeschi le
liste degli operai scioperanti compiendo a fondo l'opera di aperto tradimento
della nazione in guerra.
Anche se nessuna delle rivendicazioni economiche che erano alla base dello
sciopero rivendicativo-politico venne ottenuta, anche se gli operai dovettero
riprendere il lavoro con le paghe di prima, lo sciopero segnò un grande
successo per i lavoratori ed una dura sconfitta per i fascisti.
La macchina di guerra nazista ricevette un serio colpo, per una settimana la
produzione bellica in tutta l'Italia del nord venne arrestata.
Gli scioperi del marzo del 1943 avevano segnato l'approssimarsi della fine del
fascismo, lo sciopero generale del 1-8 marzo 1944 significò un grande balzo in
avanti verso l'insurrezione generale, una battaglia vinta contro le forze
fasciste-hitleriane (1).
(Tratto da Secchia,
Moscatelli, Il Monterosa è sceso a Milano, G. Einaudi Editore, Torino, 1958,
pp. 179 e segg.)
(1) Cfr. Joseph John Marus (Candidus), Radio Londra, 20 marzo 1944: «Gli scioperi
avvenuti nell'Italia Settentrionale dal primo all'otto Marzo, organizzati,
condotti, conclusi con una precisione, una disciplina e un coraggio finora mai
visti in tutta l'Europa occupata, hanno avuto nella stampa internazionale il
riconoscimento che meritano. Ora che sono giunti dall'Italia più precisi
particolari sulla natura, l'andamento e la portata del moto, i giornali non
esitano a definirlo come il più coraggioso sciopero che si ricordi, data
l'eccezionalità delle condizioni e le difficoltà e i pericoli in mezzo ai quali
si è svolto ».