Il
Coordinamento lavoratori e utenti della
sanità pubblica di Milano, provincia e della regione Lombardia è l’attuale evoluzione
del Coordinamento lavoratori della sanità
che ha aggregato al suo interno anche utenti e cittadini singoli od
organizzati, ricercatori addetti e persone interessate ai problemi della
sanità, associazioni, comitati, coordinamenti, movimenti e ha trasformato così
la sua composizione e finalità.
Il
Coordinamento lavoratori della sanità,
è un organismo nato nella prima metà degli anni settanta e che ha visto
transitare nel tempo nelle sue file molti dei lavoratori della sanità –
militanti e attivisti dei sindacati confederali e di base –raccogliendo fra i
suoi aderenti e attivisti delegati sindacali di ospedale e di ente, rappresentanti
di categoria e di mestiere, semplici iscritti alle varie organizzazioni, operatori
non affiliati ad alcuna associazione, operai e lavoratori privi di qualsiasi
rappresentanza, organizzazione e tutela, forza lavoro sfruttata all’interno
della galassia delle professioni e delle occupazioni della sanità.
In
un Seminario tenuto a Milano nel mese di marzo 2014, dal tema “Il Coordinamento, per quale Sanità”, nella relazione introduttiva si definisce
il Coordinamento come una libera
associazione per la difesa della Sanità Pubblica, che coordina anche iniziative
di solidarietà con le lotte in corso.
Priva
di strutture, l’associazione opera per consenso attraverso assemblee
autoconvocate quindicinali. Non è né un
coordinamento sindacale, né una piattaforma politica.
Nella
stessa relazione, si afferma che se il
concetto di salute implica il diritto di non essere avvelenati
dall’inquinamento, ecc., quello di sanità deve comportare
l’obbligo di tutelare la salute di tutta una comunità attraverso la prevenzione.
Invece
gli
ospedali
fanno solo a gara per vantare le “eccellenze” in determinati campi,
mentre i medici, poco presenti nella struttura, sono una categoria
verso la quale si deve essere molto critici, perché sono più gli specialisti
della malattia che i clinici preposti alla cura al malato.
Il
personale ospedaliero e gli operatori della sanità hanno
condizioni di lavoro e di salario sempre peggiori e inaccettabili. Specie le
cooperative, frutto di esternalizzazioni dei servizi, attuano il
peggiore sfruttamento e distruggono la dignità di tanti lavoratori della
sanità.
Sempre tale relazione del convegno, sottolinea come la povertà – oggi in crescita
esponenziale – sia in stretta relazione con la vulnerabilità delle malattie e deve
essere prevista nei termini dell’assistenza rispetto a problemi come
la cronicità,
disabilità fisica e psichica, vecchiaia, convalescenza, assistenza domiciliare,
ecc.
La
legge 833/75,
istitutiva del Servizio sanitario nazionale (pubblico,
universale, gratuito, finanziato dalla fiscalità generale) ha riaffermato “lo spirito del ‘45”, ma è stata subito
divorata da una legislazione successiva contraria e dagli apparati interni.
I
ticket
imposti su visite e farmaci, l’invadenza dei partiti e della
corruzione, la regionalizzazione della sanità attuata con la modifica del
titolo V della Costituzione, l’aziendalizzazione delle USL, la privatizzazione
degli ospedali, l’esternalizzazione dei servizi, la violazione
della194 da parte degli obiettori di coscienza, la libera professione, il
blocco
delle assunzioni, i tagli di bilancio, la spending
review, ecc. hanno distrutto il Servizio
sanitario nazionale e demolito l’unica riforma
di struttura attuata in questo paese.
Una farraginosa delibera della Regione
Lombardia avente per oggetto la gestione dell’intero servizio socio sanitario per l’anno 2014 è stata criticata in una delle
relazioni del seminario.
Le
critiche vanno dai provvedimenti sulla non autosufficienza e cronicità, all’alzheimer
e ai malati di mente, dagli ospedali psichiatrici criminali alle strutture
alternative di recupero e di reinserimento, dalle residenze socio assistenziali
alle rette da pagare per conto dei ricoverati da parte delle famiglie e dei
comuni, alla parificazione del trattamento ai non autosufficienti nelle case di
riposo e a domicilio.
Il comportamento della Regione Lombardia
sulle dimissione affrettate dei pazienti
è stato denunciato in un’altra relazione, che ha sollecitato l’utilizzo di una diffida
tipo da inviare alle
direzioni ospedaliere per evitare che malati e anziani siano allontanati dai
luoghi di cura e di assistenza prima della guarigione.
I problemi della legge 194 sono stati
affrontati in un’altra relazione da tre ostetriche dell’Ambulatorio medico popolare, le quali hanno evidenziato le enormi
difficoltà che operatori ed operatrici incontrano nei consultori, negli
ambulatori e nei reparti ospedalieri ad applicare la legge sull’interruzione
volontaria della gravidanza
ed
hanno denunciato i comportamenti illegittimi di medici, altro personale e perfino
farmacisti obiettori di coscienza, che si rifiutano di somministrare
addirittura la “pillola del giorno dopo”,
regolarmente prescritta ed autorizzata, alle pazienti che la richiedono.
E’
stata ricostruita una mappa degli ospedali milanesi, ma anche di
altri Stati (Francia, Spagna) che attuano l’interruzione volontaria
della gravidanza, dove vengono inviate molte donne che non trovano posto per
abortire in Italia. Sono stati descritti i drammatici problemi di tante donne,
soprattutto straniere, che non riescono ad ottenere l’applicazione della legge.
Nell’intervento di un compagno
sindacalista
sono stati messi a nudo la crisi della Sanità in Lombardia e
in Italia, i problemi dei DRG (Raggruppamenti omogenei di ricoveri e cure
per le tariffe), i contratti sempre peggiorativi per i dipendenti, la
contrattazione decentrata diventata
capestro, i comportamenti dei giudici ostili ai lavoratori e favorevoli
ai padroni. Senza un’inversione di tendenza la sanità pubblica sarà
destinata a inabissarsi e a scomparire.
Una compagna ha denunciato il tentativo razzista
di incriminare un gruppo di immigrati extracomunitari, che avrebbero illegittimamente intascato dei fondi dalla
giunta Maroni, la quale l’8 marzo è stata fortemente attaccata da un presidio
di donne davanti alla Regione per la proposta di riapertura delle “case chiuse”.
L’Associazione consumatori utenti ha
illustrato il progetto di ritirare dal mercato farmaci dannosi e inutili, iniziativa che
ha l’obiettivo di coinvolgere tutte le ASL d’Italia e che non esclude di fare
ricorsi al Tar ed altre azioni che saranno decise con il Coordinamento lavoratori e utenti della sanità.
contributo a cura di Achille
Zasso