- Ospedale di Cuasso al Monte: 58 posti letto;
- Ospedale di Circolo Umberto I a Bellano: 42 posti letto;
- Ospedale civile di Morbegno: 47 posti letto;
- Ospedale Crotta Oltrocchi a Vaprio D’Adda: 20 posti letto;
- P.O. Anastasi Zappatoni a Cassano d’Adda: 46 posti letto;
- Ospedale di Circolo Serbelloni a Gorgonzola: 29 posti letto;
- Ospedale F.M. Passi a Calcinate: 58 posti letto; - Ospedale di Leno:
16 posti letto;- Presidio Ospedaliero di Salò: 15 posti letto;
72 le strutture ospedaliere con meno di 60 posti letto destinate
a chiudere in Italia, per un totale di 2837 posti letto in
meno.
La regione con più strutture in via di chiusura è la Sicilia,
dove sono 23 i presidi ospedalieri per 946 posti letto in meno. Segue la Lombardia,
con 10 strutture e 355 posti letto.
Il Patto per la Salute prevede infatti il taglio di ospedaletti
e mini cliniche, lo stop al rimborso delle prescrizione
“inappropriate” e la riforma del ticket, che pagheranno tutti ma
sarà "meno caro". Un patto che il ministero della salute sarebbe
pronto a chiudere entro giugno.
Sono solo alcuni dei capitoli dell’accordo,
già in larga misura nero su bianco, che Ministero delle salute e Regioni si
apprestano a sottoscrivere entro giugno. Intesa destinata, a portare 10 miliardi di
tagli in tre anni.
Il Patto prevede di arrivare dagli attuali 109,9 miliardi del fondo
sanitario ai 115,4 del 2016. Meno di quanto previsto inizialmente perché le
risorse devono seguire l’andamento lento del Pil.
Le scelte di fondo sono già in una bozza le cui linee essenziali sono tracciate in un articolo on line pubblicato il 19 maggio 2014 da INFOSANNIO :
Mini strutture addio, l’asticella si è abbassata da 120 a 60 posti letto. Sotto questa soglia
gli ospedali dovranno essere riconvertiti in strutture per l’assistenza nel
territorio e la riabilitazione, mentre le clinichette, salvo quelle mono
specialistiche, dovranno riaccorparsi fino a raggiungere la dotazione di almeno
100 letti o chiudere i battenti. Ma gradualmente, per evitare contraccolpi
negativi sul piano occupazionale. Sulla carta a rischio sarebbero 192 strutture
private, anche se, alla fine, a chiudere i battenti saranno la metà.
Nel pubblico, invece, sono 72 gli ospedaletti nella «black list» che è
possibile stilare dai dati del ministero della salute. In totale oltre 2800
posti letto da trasformare in assistenza sul territorio.
Le "inefficienze", il «Piano esiti» del ministero fornisce la mappa dei reparti che ritiene trattino troppo pochi casi per essere sicuri o di quelli con risultati dal
punto clinico "insoddisfacenti". Per loro un tratto di penna rossa che vale circa
7mila posti letto.
Stop ai rimborsi facili, per le prestazioni sanitarie più richieste delle linee guida diranno ai medici quando una cura o un
accertamento saranno rimborsabili oppure no. Esempio: la Tac per un sospetto
menisco dell’ultraottantenne no, per una sospetta lesione cerebrale sì.
Il decentramento, le case della salute dovranno garantire assistenza 24h e accertamenti
diagnostici meno complessi, ospitando team di medici di famiglia, specialisti e
infermieri. Faranno da filtro al pronto soccorso diventando un vincolo per le Regioni.
I pagamenti, metà degli italiani è esente dal ticket e sono quelli che consumano
l’80% delle prestazioni sanitarie. In compenso chi li paga si svena per visite
specialistiche e diagnostica, alle quali, per questo motivo, rinunciano ogni
anno 6 milioni di italiani.
Di qui l’idea, ancora da mettere nero su bianco, di
ridurli drasticamente, rivedendo però le esenzioni, non più agganciate al
reddito Irpef, che premia gli evasori, ma a quell’indicatore più reale della
ricchezza che è l’Isee.
Agenzie Agenas e Aifa, avranno entrambe più potere. L’Agenzia per i servizi sanitari regionali
(Agenas) controllerà il rispetto del Patto e l’andamento dei conti; quella del
farmaco (l’Aifa) avrà più strumenti per evitare il ripetersi di truffe
farmaceutiche a danno dei conti pubblici.