IL MONDO
AGRICOLO IN SUBBUGLIO : contro il dumping commerciale dell’import di riso
cambogiano mobilitati i risicoltori in diverse iniziative promosse nelle ultime
settimane e giorni sia separatamente che congiuntamente dalle varie
associazioni di agricoltori Coldiretti, Confagricoltura, CIA, riserie di Confartigianato.
Per salvare il riso «made in Italy», bloccate in successione per un giorno anche le principali Borse merci
di Novara, Pavia e Vercelli…
”No
all’import selvaggio”. Per salvare il
riso «made in Italy» i produttori agricoli hanno bloccato in differenti
giornate le Borse merci dei principali capoluoghi risicoli, da Novara, a
Vercelli (la Borsa merci più importante per il settore), a Pavia, Milano,
Mortara e hanno manifestato anche a Roma dove agricoltori e mondine dalle campagne
delle principali regioni di produzione sono arrivati per manifestare davanti al
Ministero delle Politiche agricole con la distribuzione del vero riso italiano.
Gli agricoltori hanno lasciato le risaie dal Piemonte alla Lombardia, dal
Veneto all’Emilia Romagna fino in Sardegna per dire basta alla concorrenza
sleale provocata dalle speculazioni sulle importazioni del riso cambogiano che in Italia sono
aumentate del 360 per cento nel primo trimestre come ad esempio denuncia il Dossier della Coldiretti.
La Coldiretti nell’ambito della “battaglia
del riso” ha denunciato inoltre che “nel 2014 si è verificata in un solo anno
una riduzione del 22 per cento per una riduzione di oltre 15mila ettari delle
risaie destinate alla coltivazione di riso varietà indica che viene importata
dalla Cambogia, a danno dei coltivatori italiani e a rischio della salute dei
consumatori con un allarme sanitario alla settimana provocati dal prodotto
asiatico. Dall'inizio
della crisi ha chiuso quasi una azienda di riso su 5.
L’Italia nel 2014 è ancora il primo produttore europeo
di riso su un territorio di 218
mila ettari di terra compresi nel triangolo tra Milano, Vercelli e Pavia , con
circa quattro mila aziende agricole che li hanno coltivati. Un ruolo
ambientale insostituibile e opportunità occupazionali ma la situazione sta
precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra
dipendenti ed imprenditori di lavoro nell’intera filiera.
L'accordo Everything But Arms (Tutto
tranne le armi) che ha portato all’azzeramento dei dazi ha favorito l’insediamento
di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e
si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti
chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee.
La Coldiretti continua a chiedere che
vengano fatti controlli qualitativi dopo che nel primo semestre 2014 il sistema
di allerta rapido Europeo (RASFF) ha effettuato quasi una notifica a settimana
per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di
pesticidi non autorizzati o che superano i limiti ammessi di residuo e assenza
di certificazioni sanitarie.
Dallo sfruttamento in Asia alle
speculazioni in Europa dove il riso indica lavorato cambogiano arriva in
Italia ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a
tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel
rispetto delle norme sulla salute, sulla sicurezza alimentare e
ambientale e dei diritti dei lavoratori, sempre secondo il Dossier della
Coldiretti. Le varietà importate dalla Cambogia appartengono al gruppo
degli indica (lunghi B) con chicchi snelli e di forma allungata, e sono
indicati per risi bolliti, insalate, contorni che in Italia vengono
utilizzati molto come riso parboiled nei risotti o insalate di riso
particolarmente consumati durante l’estate. Con rischi anche per i consumatori
perché la produzione straniera puo’ essere spacciata come nazionale non essendo
obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita.
“Il
riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e
sostenibilità che va difesa, secondo la Coldiretti, con l’obbligo di indicare
in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che
utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei
confronti delle importazioni incontrollate, ma anche l’istituzione di una unica
borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale
Risi”.
Anche
le altre associazioni agricole che fanno capo a Agrinsieme (che include
Confagricoltura, Cia e Alleanza cooperative), le riserie artigiane di
Confartigianato, le grandi industrie di trasformazione dell’Airi e i mediatori
hanno partecipato all’agitazione producendo tutte una serie di iniziative nei principali capoluoghi della coltivazione del riso. Chiedono
anch’esse alla Commissione europea di “
introdurre una Clausola di Salvaguardia per mettere un freno alle importazioni
di riso dalla Cambogia, del gruppo dei PMA (Paesi Meno Avanzati) che godono del
vantaggio di poter esportare a dazio zero, che stanno distruggendo il mercato
del riso indica, oggi, e domani, anche di quello da risotto (Japonica)”.
A
Milano l’11 luglio scorso avevano già manifestato con Coldiretti i Coltivatori di riso scendendo
in piazza per protestare appunto contro le importazioni a basso costo
provenienti dall'Asia. Gli agricoltori, provenienti da tutta la Lombardia, avevano
occupato via Melchiorre Gioia, nel tratto adiacente Piazza Citta' di Lombardia,
sede della Regione, per segnalare il pericolo corso dal riso 'made in Italy' a
fronte delle ‘speculazioni sull'import a basso costo dai Paesi asiatici e in
particolar modo dal prodotto a dazio zero proveniente dalla Cambogia' , portando
in braccio cartelli con diversi slogan tra cui 'Si' alla clausola di
salvaguardia, riso italiano = qualita'' .
Accanto a loro anche un gruppo di mondine che hanno distribuito ai
consumatori un sacchetto di riso del territorio e servito anche una
degustazione di risotto alla milanese.