Riceviamo da Cobas Ferrovieri Bologna(20-ago-2014 14.18) e pubblichiamo :
ANCORA MORTI SUI BINARI … E PENSARE CHE IN FONDO, SIAMO PURE
FORTUNATI !
Dai ferrovieri di RFI, si è manifestata l'esigenza di
cambiare passo nel tentativo di contrastare le continue morti sui binari con
cui dobbiamo fare sempre più spesso i conti. da questo l'esigenza di definire
un percorso, questo il senso di questo appello e della riunione che proponiamo
a Bologna il 13 settembre alle 10.30, in via San Carlo 42.
Ci auguriamo che sia un occasione per fare un passo in
avanti e che veda la partecipazione di chi oggi vuol dire basta alle continue
morti in ferrovia.
ANCORA MORTI SUI BINARI … E PENSARE CHE IN FONDO, SIAMO PURE
FORTUNATI!
“Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza per i defunti andare
al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta
crianza; ognuno adda tené chistu penziero.” …
In ferrovia muore principalmente chi lavora in mezzo ai
binari, questo è il dato attuale con cui dobbiamo fare i conti, e non é
casuale.
Non possiamo, ogni volta che un ferroviere muore sul lavoro,
continuare a celebrare sempre lo stesso odioso rito, ipocrita, oppure sincero
(a seconda di chi sia il celebrante), che resta comunque fine a se stesso,
serve cambiare passo affinché si possa fermare questo stillicidio di cui siamo
troppo spesso costretti ad aggiornare la statistica.
Di questo aspetto occorre avere maggiore consapevolezza
altrimenti continueremo a girare a vuoto sulla ruota delle frasi fatte.
Occorre rendersi conto che, per quanto sappiamo sia
difficile, non si può prescindere dal coinvolgimento dei lavoratori per poter
porre un freno a questa strage continua.
Questo vuol dire fare i conti con quel contesto corrotto che
è, si, favorito dall'azienda e da quei sindacati (FILT, FIT, UILT, OrSA, UGL e
FAST) che ne traggono i maggiori benefici, ma è difeso ed interpretato nelle
sue accezioni peggiori anche dai lavoratori.
La speranza da parte del lavoratore di trarne qualche
profitto (anche se molto spesso miserevole), la paura delle conseguenze che un
rifiuto può comportare e anche la costante ricerca del quieto vivere, rendono
il terreno assai melmoso e liquidare la pratica con una generica critica alle
privatizzazioni, al sistema capitalistico e chissà che altro, non smuove di una
virgola il clima in cui maturano le condizioni che generano questo enorme
numero di morti.
Prima di continuare vorremmo anche ricordare le innumerevoli
occasioni in cui dimostriamo di essere paradossalmente, una categoria assai
fortunata (!!??): perché se contabilizzassimo anche i mancati “incidenti” i
numeri farebbero accapponare ancor di più la pelle.
Un mondo quindi che va anzitutto compreso, e riteniamo che
gli schemi offerti nel tempo evidenziano una forte distanza tra chi li propone
e li sostiene e i lavoratori che occorrerebbe coinvolgere.
Occorre una inversione di tendenza, anche culturale, che non
ha a sua disposizione scorciatoie e questo aspetto non possiamo continuare ad
ignorarlo:
non sposta di una virgola il solo denunciare l'arroganza
dell'azienda che si erge a paladina della sicurezza scaricando sui lavoratori
morti tutta la responsabilità;
non sposta di una virgola il solo denunciare l'ipocrisia con
cui questi sindacati straccioni esprimono il proprio cordoglio di circostanza
condito dalla falsa indignazione che in questi casi la contraddistingue, come
se non fossero gli stessi che quotidianamente sostengono tutte le iatture
aziendali;
non sposta di una virgola però, neanche il richiamo alla
mobilitazione a casaccio, come semplice azione inerziale di qualsiasi
organizzazione sindacale: non è accettabile pensare che sulla pelle dei
lavoratori (mai come in questo caso nel vero senso della parola) si possa
tentare la ricerca del consenso.
Riteniamo la vertenza che dall'inizio dell'anno sta vedendo
una forte mobilitazione del personale viaggiante per riportare a macchinisti,
capitreno e manovratori la pensione a 58 anni assolutamente legittima, ma
riteniamo altresì che in questo momento non possa essere l'unico orizzonte di
un’azione sindacale “altra”: non crediamo che se anche quella fosse una
vertenza vinta (ovviamente ce l'auguriamo), ci sarebbe un solo morto in meno;
tantomeno possiamo pensare di dover incrociare le dita ed attendere il nostro
turno. Pertanto riteniamo che vada assolutamente avviato un percorso che abbia
all'ordine del giorno un solo obiettivo: LA SICUREZZA DEI FERROVIERI.
Sappiamo che è difficile, che siamo pochi, che le cose da
fare sono anche troppe, ma la questione o la si affronta per quello che é,
oppure alla lunga subiremo la tentazione di smettere anche la rituale denuncia,
per non sentirci parte della pletora degli ipocriti.
Abbiamo qualche idea da proporre, e ci auguriamo che questo
appello incontri l’interesse più largo tra i compagni, fuori dalle pure
“logiche di bottega”, per affrontare sul serio la materia. Pertanto invitiamo
ad una prima riunione che si terrà a Bologna il 13 settembre alle ore 10.30 in
via San Carlo 42, con un solo ordine del giorno: BASTA MORTI sul lavoro IN
FERROVIA