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martedì 19 agosto 2014

I Media enfatizzano le riforme strutturali, ma……

Riceviamo e pubblichiamo:
I Media enfatizzano le riforme strutturali,  ma……
Dopo le parole di Mario Draghi che ha sottolineato "i Paesi che hanno fatto programmi convincenti di riforma strutturale stanno
andando meglio, molto meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente", e quelle di Matteo Renzi (ASCA) Roma, 7 ago 2014  “totalmente d’accordo con Draghi”, molti giornali a < larga intesa> e vari link come  Lettera  43  hanno riportano perfino un articolo del Financial times il quotidiano che ha confrontato il -0,2% dell'Italia nel secondo trimestre con il +0,6% della Spagna, concludendo che «la Spagna beneficia delle riforme».
Il sole 24 ore  il giornale che ormai <sembra indiscusso> scrive di un  «miracolo» di Spagna e Portogallo (.) Assieme alla Grecia  che vede la fine della recessione  sono la periferia del Sud che si prendono la rivincita sull'Europa del Nord dopo aver rischiato il default e aver accettato con i prestiti internazionali anche le intromissioni della troika Ue-Bce-Fmi in casa propria(.).

Tradotto: lavorare meno, lavorare tutti: loro,gli spagnoli,ci sono riusciti, grazie alle riforme ?
Ebbene la vera morale della favola qual è?
Che se dall'inizio della crisi sono diminuite le ore lavorate, ma ogni lavoratore lavora più o meno le stesse ore, allora ci sono molti meno lavoratori occupati.
Quindi il segreto della produttività spagnola non è lavorare meglio e meno, lavorare tutti ! È’ lavorare pochi, lavorare molto. Chissà quanti straordinari non retribuiti ci sono in quel bell'aumento della produttività, che non è un aumento del numeratore (il prodotto), ma una diminuzione del denominatore (le ore lavorate, e quindi gli occupati, a parità di orario).
Certo  anche la Grecia, il primo mese del 2014 torna ad un surplus positivo pari allo 0.7% del suo pil. Ma i risultati ovviamente non sono quelli sperati per la popolazione, perchè’ magari per i vari organismi internazionali, la disoccupazione puo’ essere un valido esempio per recuperare gap di  competitivita’  per salvare il sistema economico a picco e non i cittadini.
Questo perchè’, la disoccupazione ha il potere di svalutare il lavoro, ovvero tra la prospettiva di essere senza lavoro oppure accettare un salario tagliato per recuperare quella competitività’ il lavoratore accetterà’ l‘ultima soluzione, pur di mantenere il suo impiego. E infatti la quota del salario minimo greco dal 2012 ad oggi e’ crollato di quasi 200 euro. Quindi con salari piu’ bassi e disoccupati che consumeranno ancora di meno, le importazioni caleranno e per  “magia” il saldo tra le esportazioni ed importazioni di beni e servizi torneranno perfino in positivo. Nel giugno 2010, 300 economisti firmarono e divulgarono un documento,rimasto inascoltato dai membri del 
Parlamento europeo e del Governo italiano in cui sostenevano <La gravissima crisi economica globale, e la connessa crisi della zona euro, non si risolveranno attraverso tagli ai salari, alle pensioni, allo Stato sociale, all’istruzione, alla ricerca, alla cultura e ai servizi pubblici essenziali, né attraverso un aumento diretto o indiretto dei carichi fiscali sul lavoro e sulle fasce sociali più deboli.>
La politica,come sappiamo, ha perseverato per la sua strada; sono anni ormai che in molti stati si applicano le stesse riforme che non funzionano e adesso per qualche decimale di PIL in più tra l’altro con parametri discutibili cercano di convincerci che occorrono altre riforme. A questo punto sembra che le tante riforme già fatte per trasformare dando forma diversa e migliore alle leggi sono servite ad altro nel circuito economico, quelle ancora da farsi sempre a larga intesa, forse serviranno soltanto a esonerare quanto più possibile i cittadini dalla Res-Pubblica !

19.08.2014     Carmine Curcio, Macchinista FS