16/11/2014 09:55 | CONFLITTI - SARDEGNA | Fonte: Il
Manifesto | Autore: Costantino Cossu
Marcia lunga per il lavoro
Dalla Costa Smeralda al Sulcis per
difendere il lavoro. Non solo per scongiurare altra cassa integrazione e
altri licenziamenti, ma di più: per i diritti e il rispetto per la dignità
delle persone; per dire che dalla crisi non si esce con il combinato disposto
di miopi politiche di bilancio e di brutale sottomissione del lavoro. A
questo serve «Unica», la marcia che venerdì è partita dal piazzale
dell’aeroporto di Olbia e che ieri ha toccato Nuoro, per spostarsi oggi
Ottana domani nel Sulcis e a Cagliari, davanti al palazzo della Regione
Sardegna.
A organizzarla, insieme, i 1634 esuberi
di Meridiana (piloti, assistenti di volo, tecnici e operai degli hangar e
amministrativi), i cassintegrati della Alcoa di Portovesme, il Movimento
dei pastori e il Collettivo degli studenti di Olbia. È il segno di un disagio
sociale crescente, in una regione dove alla desertificazione che colpisce
ormai da anni il settore industriale si aggiungono ora le difficoltà drammatiche
dei contadini e dei pastori, alle prese con una congiuntura di mercato che
penalizza le loro produzioni, e quelle del terziario, come dimostra il
caso di Meridiana, azienda in crisi nonostante il volume dei voli da e per la
Sardegna (e in particolare verso la Costa Smeralda) sia in ascesa
costante da anni. Una reazione forte che, in un vuoto ormai quasi totale di
rappresentanza politica del lavoro, è nata spontaneamente. I sindacati
appoggiano, ma non organizzano.
Quanto sia drammatica la situazione
lo mostrano i dati del rapporto sulla povertà in Sardegna presentato pochi
giorni fa a Cagliari dal Centro studi della Fondazione Zancan e da Sardegna
solidale. Nel 2013 la percentuale di popolazione a rischio di povertà o
esclusione sociale era del 31,7% (28,4% in Italia). Il numero complessivo
di persone povere o a rischio di esclusione è passato da 292.188 nel 2004 a
420.659 nel 2014. In termini percentuali, le famiglie che si definiscono
in difficoltà o grande difficoltà economica sono il 38,7%. La disoccupazione
è a livelli allarmanti: 17,5% nel 2013 (12,2% in Italia). A livello provinciale,
la situazione più critica si riscontra nel Medio Campidano, dove tra il
2012 e il 2013 il tasso di disoccupazione è aumentato del 50%. Ma sono i
giovani a pagare il prezzo più alto: il tasso di disoccupazione giovanile
in Sardegna nel 2013 è notevolmente superiore (54,2%) alla media nazionale
(40%) ed è superiore anche rispetto alla media del Mezzogiorno (51,6%). Il
livello è particolarmente elevato nelle province di Carbonia-Iglesias
(73,9%) e del Medio Campidano (64,7%). Tra il 2008 e il 2013 il tasso è fortemente
aumentato: dal 36,8% al 54,2%. «Questo significa — dice Tiziano Vecchiato,
direttore della Fondazione Zancan — che a un ragazzo su due viene negata la
speranza».
Un quadro, quello delineato dal rapporto
della Fondazione Zancan, che spiega perché operai e piloti Meridiana si
ritrovino insieme, nella marcia di questi giorni, con studenti, pastori e
contadini. È il drammatico sfilacciarsi del tessuto sociale che rende
conto del perché venerdì pomeriggio a Siniscola, prima tappa del percorso
da Olbia verso Nuoro, l’omelia del parroco — nella chiesa del Rosario affollata
dalle magliette rosse di Meridiana, dalle tute blu dei minatori della Igea di
Lula in cassa integrazione, dalle ragazze della fabbrica tessile Rosemary
licenziate (duecento in un colpo solo), da sindaci in fascia tricolore,
dagli studenti delle scuole di Olbia appena ricostruite dopo l’alluvione del
2013 — sia diventata un invito senza mezzi termini alla lotta: «Fatte rispettare
i vostri diritti. Il lavoro è il primo dei diritti. Non permettete a nessuno
di calpestare la vostra dignità». Prima della messa, nell’assemblea al Centro
giovanile di Siniscola, è toccato ad Alex Santocchini e a Marco Bardini,
i portavoce di Ali, l’associazione dei cassintegrati Meridiana, ricordare
qual è la posta in gioco, non solo in Sardegna: «Vogliono licenziarci in
1634 su 2000. A Olbia come a Terni, sperimentano sino a che punto si possono
spingere nella ridefinizione dei rapporti di forza tra aziende e dipendenti.
La compagnia dell’Aga Khan vuole espellere dal ciclo produttivo lavoratori
che già a partire dai 45 anni sono considerati troppo costosi e troppo
garantiti. Di Meridiana vogliono soltanto conservare il marchio, che
negli anni è diventato garanzia di qualità. Per il resto l’obiettivo è
quello di inquadrare i pochi che conserverebbero il posto in un’altra
società, che è già pronta. Si chiama Air Italy. Lì si lavora con salari e stipendi
più bassi e dentro un quadro normativo di minore garanzia».
A Olbia la tensione resta alta. Ieri
mattina alle 6 all’aeroporto un gruppo di persone incappucciate ha lanciato
uova su alcuni dei piloti Meridiana ancora al lavoro, in partenza per Roma e
per Milano. I voli sono stati rinviati. Tutte le sigle sindacali hanno condannato
il gesto. «Nel clima creato dalle posizioni rigide di Meridiana — dice Santocchini
— possono accadere anche cose come queste. Per noi il terreno di confronto
è un altro. Proseguiamo con la marcia, per unire i tanti fronti dispersi del
lavoro».
Ieri a Nuoro gli esuberi Meridiana
hanno partecipato a un’assemblea pubblica, nell’aula consiliare del
comune, con delegazioni degli studenti e dei minatori di Lula. Oggi incontro
a Ottana con i chimici della Polimeri, fabbrica in liquidazione. Domani a
Portoscuso con gli operai Alcoa.