recensione musicale a cura di Amerigo Sallusti
ASA
Asa
voce e chitarra, Janet Nwose voce, Nicolas Mollard chitarra, Jean-Francois
Ludovicus batteria, Stefane Castry basso, Didier Davidas tastiere. Un combo
davvero entusiasmante accompagna Bukola Elemide in arte Asa, 32 anni nigeriana
nata a Parigi. Il suo nuovo album “Bed of Stone” uscito a fine agosto è un
canto libero come il significato del nome d’arte che ha scelto, falco.
Cresciuta in Nigeria, a Lagos, dal debutto, nel 2007 con l’album “Asa”, è
spesso paragonata per la sua voce calda e graffiante a Tracy Chapman.
Ma la
musica della trentaduenne è quella che ha assimilato da Fela Kuti e Angelique
Kidyo, con la quale collabora. E poi Bob Marley ed Eryka Badu, artisti
anch’essi che in qualche modo l’accompagnano dalla nascita. Ed il collante di
tutte queste sfaccettature infine, quella koinè artistica che è la
caratteristica delle musicalità presenti nell’Africa occidentale grazie
all’espressività yoruba.
L’impegno per la sua Nigeria poi, nazione in
turbolento sviluppo, era il motivo al centro del primo album, portato al
successo dalla hit “Fire on the Mountain”, mentre la bellezza della
vulnerabilità era il concept del successivo “Beautiful Imperfection”, del 2010.
Nel nuovo disco che Asa ha scritto tra Berlino, Lagos, New Orleans, Londra, è
l’amore, alla fine, che fa da traino alle nuove canzoni, in equilibrio tra
influenze black americane e identità africana. Lagos, una città pullulante di
gente e vibrante di energia, ma anche un luogo caratterizzato da una profonda
spiritualità. L’Islam e il Cristianesimo convivono in un’atmosfera di
tolleranza, i giovani imitano l’America, la città turbolenta si muove senza
sosta in un balletto armonioso e infernale di amore e di odio, risate e
violenza, povertà e benessere. Città dove negli anni suo padre ha accumulato
una notevole collezione di dischi, soprattutto classici soul e musica
nigeriana.
La piccola Asa è cresciuta con il suono di artisti quali Marvin Gaye
e Aretha Franklin dai quali trarre continuamente ispirazione. Nel 2006 Asa
ritorna a Parigi e si ritrova a suonare con artisti quale Nubians, Manu Dibango
e Tony Allen. Nel luglio 2007 firma per la label Naive producendo un magnifico
album pieno di emozioni e melodie; la voce della giovane cantante e la sua
energia confermano il suo eccezionale talento. Ad accompagnarla e a dare luce
particolare al disco è il flauto del “maestoso” Magic Malik. L’R&b si
unisce al pop e al reggae in “Fire on Mountain”, primo singolo dell’album e suo
vero hit “di sempre”, un’impertinente e velata metafora per un mondo ignorante
e indifferente. Chi si rifiuta di prestare attenzione alle scintille non avrà
altra scelta se non correre quando scoppierà l’incendio.
Il fuoco rappresenta
simbolicamente i conflitti e i problemi dell’umanità di cui non ci prendiamo
più cura: la violenza domestica, la povertà fuori dalla porta di casa, e così
via. Asa esprime in tanti modi diversi il suo punto di vista agrodolce nei
confronti della realtà che la circonda. E così denuncia la moderna schiavitù in
tutte le sue forme; gli scempi ambientali e tutte le guerre. Come una moderna griot o cantastorie gira per il
mondo accompagnata da antichi strumenti cordofoni e vibrafoni che insieme a
quelli elettrici producono melodie e musicalità davvero speciali. A esplicitare
come non vi possa essere modernità senza radici poiché –anche- la musica nasce
dal grande cuore dell’Africa. Asa, menestrello del/nel mondo.