
Autore emblematico della canzone di protesta, ma anche compositore di struggenti canzoni d’amore quali Zambita bruno, Song of Farewell e altre ancora. Seppe sempre pescare a pieni mani nei sentimenti popolari sin dai primi anni ’60 a partire da Angelica, scritta dall’allora suo chitarrista Roberto Cambarè, che suonerà in seguito con Caetano Veloso e i maggiori tropicalisti brasiliani. Proprio nel 1961 inaugurò il festival del folklore popolare Cosquìn a Cordoba, volano di diffusione in tutta l’America latina di tale indirizzo musicale e culturale.
Horacio nacque il 15 maggio 1925 a Santa Fe Chaco, nel villaggio di Las Garzas e presto andò a tentar fortuna a Buenos Aires, con il sogno di esibirsi come cantante, sogno presto infranto al punto che partì come marinaio su rotte commerciali, sino a che il maestro Herminio Gimenèz non lo assunse quale voce nella sua orchestra e da lì a poco divenne il Cantor. I primi dei ’60, come prima citato, sono gli anni in cui nasce la musica popolare argentina in cui si mischiano generi diversi quali il tango, la ballata romantica, la cumbia, che producono appunto questa nuova tendenza e che vedrà Horacio svettare. Tendenza che corre in parallelo alla nascita della musica popolare brasiliana e uruguaiana anch’esse caratterizzate da basi ritmiche melodiche.
E a proposito di Uruguay come non ricordare con profondo affetto una delle ultime foto pubbliche di Horacio, quella che lo ritrae insieme al leggendario ex capo di stato Pepe Mujica. La rivoluzione in musica.