REBEL UP ! – ARAB STREET SOUNDS MIXTAPE (recensione musicale a cura di Amerigo Sallusti)
A
più di sei anni da piazza Tahir, con la tensione sempre alta, in Egitto ci si
interroga ancora sulle conseguenze culturali e sociali della rivolta. Lo è,
sicuramente, la diffusione della cosiddetta musica electro chaabi –un misto di
hip-hop, dance elettronica, danza del ventre, celebrazioni tradizionali da
matrimonio- nata in questi ultimi anni all’estrema periferia del Cairo e che
attira fortemente l’attenzione di ricercatori, dj occidentali, giornalisti. La
figura più clamorosa di tutte è quella di Islam Chipsy, che suona da assoluto
virtuoso sulla sua tastiera Yamaha una specie di versione egiziana della musica
techno di Skrillex che a partire dai
dubsteppers The Riots ha rigenerato
l’Electro e il Progressive house, il Glitch, il Drum and Bass. Un disco
registrato dal vivo, appena pubblicato dalla piccola etichetta d’avanguardia
del Cairo Nashazspone, coglie perfettamente l’eccitazione collettiva e la
novità delle sue performance. Islam Chipsy vive al Cairo, ha moglie e figli.
Lavora alla sera come musicista professionista nel nightclub Markez (che prende
il nome –fondendoli- dal Marquèz, il locale punk per antonomasia e dall’immenso
scrittore Gabriel Garcìa) dove accompagna cantanti e ballerine fino a
mezzanotte. Poi si cambia e entra nel mondo segreto del marghanat: feste
private, addii al celibato, matrimoni che durano fino alle prime luci
dell’alba.
Affiancato da due batteristi, Khaled Mando e Islam Tata, è in grado
di praticare per ore le sue routine acrobatiche alla tastiera: suona con le
dita, i pugni, i gomiti; aggiunge sirene, rumori, botti. Il volume altissimo e
il suono complessivamente distorto fanno il resto. Di fronte a lui migliaia di
ragazzi –e ragazze!- ballano in estasi totale. Due documentari recenti, Electro chaabi della giornalista Hind
Meddeb e Underground on the surface della
film maker Salma El tarsi mostrano da vicino i volti, i suoni di questo strano
movimento di ragazzi –e ragazze!- giovanissimi. Il fatto che le due registe
siano donne è un segno preciso. Di recente, star del genere come Sadat, Mc
Amin, Oka e Ortega, sono stati accolti da grande curiosità in un loro breve
tour inglese. Questo stato nascente di una delle più vivaci musiche da ballo
del pianeta, come fu per il rai algerino, il baile funk brasiliano, il primo
hip hop newyorkese, l’electro chaabi è suonata su software craccati e vecchi
computer, si diffonde in rete, colpisce per l’ironia dei testi e la contagiosa
aria da rave party che trasmette.
Davvero radicale questa nuova scena elettronica
egiziana così come la sua fonte d’ispirazione, quel vasto sommovimento
appellato “Primavera araba”, che ha tellurizzato tutto il nord-Africa ed il
vicino-oriente. Non esistono vinili o CD, ma solo mp3 e mediafire links.
Tastiere insieme a voci con l’auto-tuning, elementi eurotrash trasformati in
qualcosa di lo-fi ed euforico. Ed insieme ad Islam Chipsy troviamo il tiro EEK
ed il collettivo multietnico Cairo Liberation Front. I testi sono uno squarcio
di neorealismo nel conformismo dei militari al potere. Povertà, droga, sogni,
rivendicazioni tutti provenienti dalle immense periferie del Cairo e che
riflettono la situazione politica e sociale e le contraddizioni di una
generazione che vuole disfarsi di divieti e tabù. L’Electro chaabi risuona nei
palazzi-formicai con i mattoni e il cemento a vista, le strade strette e
fangose, le selve di antenne paraboliche e le macchine scassate di altri tempi
che intasano i quartieri popolari di Salam City, Imbava, Sayda Zainab Mataryia,
da dove sono partite, tra l’altro, le onde d’urto materiali e non sonore, della
rivolta egiziana al potere.
E proprio durante le celebrazioni collettive, in
particolare i matrimoni, uno dei rari spazi di libertà tollerati dalla società
egiziana più tradizionalista, che questa musica ha trovato il suo terreno
d’elezione, ha cominciato a scorrere come un fiume carsico prima ed in piena ora. Feste con atmosfere
psichedeliche, festose, caotiche. Rave dove fiumi di persone si riversano nelle
strade colorate dai graffiti che inneggiano al cambiamento, sotto tendoni
illuminati, ripetendo le parole cantate dai vocalist e saltando al tempo di
campionamenti di antiche canzoni popolari e rituali del corso del Nilo. Le note
dell’Electro chaabi risuonano ormai ben al di là dei ghetti dove hanno visto la
luce. E questa voglia di libertà non potrà essere soffocata da muri o divieti.
Anzi, li abbatterà..