Lo strano caso dei
muratori pagati 7 € l’ora (se va bene).
Ecco come società rumene (per buona
parte fatte da italiani) assumono personale in Italia e lo pagano secondo i
contratti rumeni.
[articolo di Gianni
Bonfadini , GIORNALE DI BRESCIA MERCOLEDÌ 20 AGOSTO 2014 ECONOMIA 27]
ALLARME AD OVEST / 2 . CASTREZZATO - Andiamo avanti in questa istruttoria sul
disastro che si sta consumando nell’Ovest bresciano, terra da sempre
considerata capitale dell’edilizia (anche con tutte le perversioni che negli
anni si sono consumate) e che oggi paga l’altissimo prezzo di avere - in un
pugno di paesi - 6-7 mila disoccupati.
Si è costruito tanto, troppo, oggi si è quasi tutto fermato. Sul come poter immaginare di uscirne da questo
disastro lo si vedrà più avanti.
Oggi il tema è quello di chi lavora regolarmente -
regolarmente, ripeto - nei cantieri ad una cifra patetica, irrisoria quasi per
i nostri parametri: 7 euro l’ora, ma anche 6 giura qualcuno.
E’ lo strano caso di società rumene (per la gran parte) che assumono
in Italia ma pagano con i contratti di quel Paese.
Della storia, si era cominciato a sentir parlare quando erano
cominciati i primi lavori alla Brebemi. Si raccontava di ferraioli che
prendevano 7-8 euro l’ora, ma anche 6 come detto.
La storia pare sia questa e la sintetizza Tiziano Pavoni, presidente
del Collegio dei Costruttori.
Viene costituita in Romania una società che ha l’obiettivo di
prendere lavori in Italia. Per la gran parte sono piccoli o grandi capitali
italiani, magari con un socio di minoranza romeno. Dalla Romania, che è un
Paese della Ue e quindi risponde alle leggi sulla libera circolazione di
capitali e persone proprie dell’Europa,si assumono persone in Italia, «per la
gran parte – dice Pavoni - albanesi, indiani, pakistani o romeni, ma anche qualche
italiano». E li si paga con il contratto in vigore in Romania. Che per un muratore
è di circa 400 euro al mese, cui si aggiungono altri 400 euro sotto forma di
indennità di trasferta. E fanno, quindi, 800 euro al mese che vanno in busta
paga. Mettiamoci altri 400 euro circa fra tasse e previdenza e fanno, per
l’appunto, 1200 euro al mese. Questo è il costo mensile che la società rumena
deve sostenere per far lavorare personale in Italia.
«A dir poco-commenta Pavoni - siamo sotto del 40% rispetto ai
nostri costi». E qui si apre il dramma, il dramma vero, una voragine di
prospettiva. Perchè, se la cosa fosse irregolare verrebbe da dire: poco male
(si fa per dire). Nel senso che, perversione per perversione, questa altra non
sarebbe che una ennesima variante delle tante porcheriole che alcuni operatori
del settore hanno consumato in questi anni.
Ma il dramma è che questa cosa qui è - sarebbe - regolare.
Con contratti di questo tipo si fa lavorare regolarmente gente
in cantieri che dovrebbero essere iper-presidiati come la Brebemi, ad esempio,
oppure dentro il cantiere dell’Expo che per definizione e proclami dovrebbe
essere il cantiere non solo più grande d’Italia, ma anche il più presidiato, il
più controllato. Ma è per questo che si può lavorare con questi contratti: perché
sono regolari, formalmente ineccepibili.
E non è finita. Pare - e qui Tiziano Pavoni si riserva un supplemento
d’indagine – che queste imprese romene di nome ma di fatto gestite da italiani (sempre
regolarmente, intendiamoci) applichino in molti casi non il contratto dell’edilizia
ma di altro genere, per esempio quello della meccanica. «E’ uno degli aspetti
rispetto al nostro».
Ora, in attesa del supplemento d’indagine, se lavorare
regolarmente in un cantiere in Italia costa 6-8 euro l’ora, questo significa
che il futuro – per i nostri - è davvero spesso.
... Gianni Bonfadini ,
g.bonfadini@ giornaledibrescia.it