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mercoledì 30 aprile 2014
martedì 29 aprile 2014
Marcegaglia Buildtech: i lavoratori dello Stabilimento di Viale Sarca riuniti in assemblea il 28 aprile hanno detto NO ai “Licenziamenti mascherati”
Marcegaglia, i lavoratori dello Stabilimento Marcegaglia Buildtech di Viale Sarca riuniti in
assemblea il 28 aprile hanno detto NO ai “Licenziamenti mascherati”,
respingendo l'idea di portare la produzione nell'impianto di Pozzolo Formigaro,
in provincia di Alessandria(secondo la Fiom Cgil solo 15 persone su circa cento
presenti hanno dato la disponibilità a spostarsi) e alle ipotesi speculative
immobiliari di “fare cassa” vendendo l'area dove sorge lo stabilimento (area
molto appetibile da questo punto di vista dove esistono già: palazzine
residenziali, multisala, centro commerciale e un albergo è in costruzione).
Un film già visto per altre
aree di crisi industriali. Il territorio milanese
sarebbe privato dell’ennesima attività e
lavoro industriale.
Mentre i sindacati sono in
attesa di una convocazione da parte del ministero dello Sviluppo Economico dove
verrà chiesto all’azienda un piano più dettagliato di quello presentato il 23
aprile scorso, per costruire momenti comuni di mobilitazione contro chiusure,
licenziamenti, delocalizzazione e speculazione
si annuncia per sabato 10 maggio p.v. un’assemblea promossa dal comitato
autoconvocato di lotta della Marcegaglia aperta a tutti i collettivi, i
sindacati, i comitati di lotta territoriali., organizzazioni politiche
anticapitaliste.
1° Maggio 2014: a Milano anteprima del film documentario "Dell'arte della guerra" dedicata alla lotta degli operai della Innse di Milano
La pellicola, giovedì 1°
maggio in anteprima verrà proiettata
alla presenza degli
operai della INNSE di Milano e a quella dei registi .
Distribuito da Lab 80 film
il documentario verrà proiettato da giovedì 1 a mercoledì 7 maggio al Cinema
Beltrade di Milano e da martedì 6 a giovedì 8 maggio al Cinema
Bloom di Mezzago. Successivamente la pellicola arriverà fino a San Diego,
Istanbul, Buenos Aires, Varsavia, Saint Etienne e Nouméa.
Il 1° maggio anteprima a
Milano del film sulla lotta degli operai della INNSE
Il film dal
titolo: “DELL’ARTE DELLA GUERRA”, sarà
proiettato da GIOVEDI 1 MAGGIO 2014 a MILANO, ore 20,30 nella sala del cinema
BELTRADE via Oxilia 10 (vicino a piazzale Loreto).
Saranno presenti gli operai
della INNSE e i registi.
Partecipiamo e passaparola.
sabato 26 aprile 2014
Marcegaglia: il 28 aprile assemblea dei lavoratori Buildtech di Milano
lunedì 28 aprile :’assemblea dei
lavoratori della Buildtech, l’azienda che produce pannelli per l’edilizia, che
il gruppo Marcegaglia intende trasferire da Sesto San Giovanni, nel milanese,
all’impianto di Pozzolo Formigaro (in provincia di Alessandria), con un totale
di 75 esuberi tra i due siti, secondo i sindacati, che ieri hanno incontrato la
direzione aziendale. Critico Mirco Rota della Fiom sul 'piano sociale' presentato dal Gruppo,
che, a suo dire ''di sociale ha davvero ben poco''.
Il responsabile nazionale della Fiom-Cgil per il Gruppo Marcegaglia, ha asserito che "il piano
prevede un incentivo all’esodo di 26.000 euro lordi comprensivo del periodo del
mancato preavviso per coloro che "volontariamente" decideranno di non accettare
il trasferimento in provincia di Alessandria. Previsto inoltre l’utilizzo degli
ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità)".
Manca invece qualsiasi tentativo di opporre un piano industriale e una decisa battaglia allo smantellamento di questo stabilimento milanese.
La Stazione ferroviaria di Brescia ha compiuto 160 anni di fronte all’indifferenza del Comune di Brescia e del Gruppo FS Italiane.
Il 24 aprile 2014 è ricorso il 160° anniversario della
stazione ferroviaria di Brescia.
In questi 160 anni la Stazione ha scandito momenti
importanti della Storia dei Bresciani. Essa è stata ed è tuttora parte
integrante ed importante della Storia, volano per il decollo economico,
industriale, tecnologico, commerciale, agricolo e culturale della Città
e dei suoi rapporti con le altre culture, con il mondo.
L’anniversario cade nell’anno che va verso L’Expo 2015 e il
rinnovamento ferroviario attraverso l’alta velocità che l’attraverserà, con tutto
quello che ne consegue per l’economia , la vita dei cittadini e dei lavoratori
per finire alle attività economiche, turistiche e culturali della Città.
In 160 anni è stata luogo e teatro del lavoro di migliaia e migliaia
di ferrovieri che si sono succeduti e dell’attesa e del viaggio di milioni di
passeggeri (9.000.000 all’anno) e tra di
essi dei pendolari. Uno spaccato di varia umanità che l’ha vissuta ed attraversata
nelle varie epoche con le loro gioie e i loro drammi, con i loro sacrifici e
speranze.
Già in un quadro del 1859 del pittore ticinese Carlo
Bossoli, dipinto in occasione dell’ingresso di Vittorio Emanuele II in Brescia
e oggi esposto al Museo del Risorgimento a Torino, è ritratta la Stazione di
Brescia nel suo rapporto con il popolo, con la Città in Festa.
Nel bene e nel male, dall’indomani delle Dieci Giornate
passando per le Guerre d’Indipendenza e gli aneliti risorgimentali, la caduta
del Regno Lombardo –Veneto e l’Unità d’Italia, lo sviluppo dell’industria, del
commercio, dei trasporti, la Prima e La Seconda Guerra Mondiale con il loro
portato di tragedie, distruzione e ricostruzione , nel Regno d’Italia così come
nel Ventennio mussoliniano, nella Repubblica di Salò, nella Resistenza e nella
Repubblica Italiana essa è stata presente nella vita dei Bresciani.
La Stazione fu inaugurata il 24 aprile 1854, giorno in
cui sotto l’impero austro-ungarico fu aperto all'esercizio il tratto Coccaglio
-Verona della costruenda Imperial Regia Privilegiata Strada di Ferro
“Ferdinandea” Milano-Venezia. Di questa Strada Ferrata e della necessità
che passasse per Brescia ne hanno trattato italiani illustri, tra i primi
figure eminenti come (a titolo puramente esemplificativo) Carlo Cattaneo e
l’ing. Giovanni Milani.
Dal punto di vista architettonico, costruito su progetto
dell'ingegnere Benedetto Foix, il fabbricato viaggiatori della Stazione,
nonostante le distruzioni delle guerre e le ricostruzioni e trasformazioni
subite nel tempo, mantiene tuttoggi con il suo stile neoclassico influenzato da
elementi neoromanici e di fortificazioni medievali le caratteristiche che ne
fanno l’unico esempio di stazione austro-ungarica presente sul territorio
italiano.
La Fondazione Negri onlus a Brescia (antico studio
fotografico) con il suo ricchissimo archivio fotografico ne ha documentato
ampiamente le trasformazioni e quelle della città che vi cresceva attorno,
altri fondi archivistici della città hanno altra importante documentazione
originale in proposito e una parte di questo materiale lo si trova on line (ad
es. : fotostoriche.provincia.brescia.it ; sito dell'Archivio Foto Storiche di
Brescia, frutto della collaborazione tra la Provincia di Brescia e la
Fondazione Negri Onlus).
Oggi, la situazione economica e sociale del nostro paese,
non è sicuramente tale da favorire festeggiamenti e celebrazioni, ma - visto “dalla
parte dei lavoratori” – non si può lasciar cadere nell’oblio e nella patina del
tempo la memoria storica di questi eventi e, anche se queste poche note non colmano certo il gap,
delle vite e sacrifici vissuti dai ferrovieri, lavoratori, pendolari, semplici
cittadini “eroi” del quotidiano, del lavoro, della battaglia per la
sopravvivenza quotidiana, che la
storiografia e gli storici raramente o quasi mai indagano.
Queste poche righe vogliono
essere solo un “pro-memoria” storica ed un invito ai lavoratori a non
dimenticare ed a tramandare anche oralmente la propria Storia, in attesa che
grandi cambiamenti portino la storiografia (e non solo) ad occuparsi di loro e
dei loro problemi.
Va, infine, dato atto alla sezione di Brescia dell’AEC
(Associazione Europea Ferrovieri /Association Européenne des Cheminots) ,
associazione che si prefigge lo scopo di aggregare, attraverso iniziative
culturali e di svago, tutti i lavoratori ferroviari europei e coloro che
simpatizzano per questa modalità di trasporto, l’unico tentativo di ricordarne
la ricorrenza ma che alla fine, di
fronte ad innumerevoli difficoltà che si
sono frapposte, ha purtroppo dovuto
rinunciarvi .
“il Respingente”
mercoledì 23 aprile 2014
CULTURA - notazioni sulla musica a cura di Amerigo Sallusti : BABA ZULA, Gruppo di Istanbul che mescola tradizione sufi ed alternative rock
Cultura : notazioni sulla musica a cura di Amerigo Sallusti
Sulla scia delle proteste di piazza, al
Cairo è nato l’”Electro Chaabi”. Un mix di hip-hop, dance e suoni tradizionali
che sintetizza l’eccitazione collettiva. Piazza Tahir insomma, ha prodotto
sommosse e riots non solo sociali ma anche e soprattutto culturali. Stato
nascente di una delle più vivaci musiche da ballo del pianeta, come fu per il
rai algerino, il baile funk brasiliano, il primo hip-hop newyorkese, l’electro
chaabi è suonata su software craccati e vecchi computer che diffondono capillarmente
questa litania della rottura degli schemi tradizionali.
Il detonatore esploso ad Istanbul ha
catalizzato una serie di vertenze locali in corso da tempo, dalla costruzione
di discariche di rifiuti alle centrali nucleari, dalle autostrade alle dighe.
Attivisti locali e musicisti hanno invitato a porsi in opposizione a siffatti
progetti di scempio ambientale e urbanistico.
Baba Zula sono in prima fila in questa
temperie. Con sonorità che fondono la memoria e i suoni del rock psichedelico
degli anni Sessanta, una voce femminile e melodie da “Mille e una notte”
elettronica e strumentazione tradizionale turca. Una meravigliosa miscellanea
di oriente e occidente, una sintesi magica di tradizione e futuro. Istanbul una
porta, da e verso l’oriente e vicendevolmente il contrario. Fondati nel 1996 da Murat Ertel, Levent Akman e Emre
Onel, il gruppo si è sempre caratterizzato per essere “una formazione aperta”
alla collaborazione con musicisti e artisti appartenenti a diversi campi.
Fra i tanti il clarinettista turco di
origini rom Salim Sesler, i trombonisti Tunnel Kurtiz e Ahmet Uourlu, la quasi
novantenne Semiha Berksoy, prima cantante dell’opera di Istanbul e rinomata
pittrice.
Poi, per continuare, non “va certo”
dimenticata la partecipazione al film “Crossino the Bridge” del regista Fatih
Akin (berlinese di origini anatoliche) in cui insieme a Baba Zula si sono
espresse le migliori band del momento di quelle terre. Street music e brekbeat
che incontrano il lamento della tradizione kurda; black music che scivola su
ondulazioni dei dervisci rotanti…
A seguire collaborazioni con noti agitatori
culturali europei. Dal celebre mago del dub Mad Professor (che ha prodotto tra
gli altri il leggendario Lee “Schratch Perry” ed i Massive Attack) grazie al
quale sono usciti dai confini turchi i loro due ultimi dischi “Psychobelly
Dance Music” e “Belly Double”. Quest’ultimo arricchito nelle sue eterodosse
musicalità (spiritual tzigani, blues prewar folk, liriche klezmer) dall’apporto
vocale di Robbie Shakespeare, toaster, cantastorie d’assalto dei quartieri
poverissimi di Kingston-Giamaica, quasi a creare in alcuni pezzi un nuovo
genere, che si potrebbe definire “oriental dub”.
Dopo di che il percussivo tintinnio di
ninnoli che deflagrano insieme al darbuka o tambureke (strumento musicale a
percussione del gruppo dei membranofoni, utilizzato tradizionalmente in
nord-Africa e Asia centrale dalle tribù nomadi arabe) e “riportati a ragione”
da strumenti cordofoni, i più diversi, ci danno il senso di una musicalità
davvero originale, preziosa e contagiante.
Al punto che un musicista “rumoroso” come
Alexander Hacke degli Einsturzende Neubaten, si è fatto a sua volta contaminare
durante le riprese di Crossino The Bridge, al punto di suonare nel loro ultimo
disco, prima citato. Episodio non causale d’altro canto se, più volte, le loro
tonalità sono state avvicinate a quelle dei mitici Can, gli inventori del
Krautrock o musica elettronica tedesca, che miscelavano nei ’60-’70 rock
d’avanguardia con diverse influenze musicali etniche. L’eterno ritorno.
martedì 22 aprile 2014
per il lavoro, il reddito, la dignità
per il lavoro, il reddito, la dignità
Di
fronte alla pesante crisi economica, industriale, sociale ed ambientale , alle
forme di resistenza dei lavoratori che, pur tra mille difficoltà, comunque si
sono sviluppate dal 2008 ad oggi anche qui in Lombardia, alla continua chiusura
di realtà industriali anche storiche e strategiche per il nostro paese, il
gravissimo problema del lavoro per tutte le generazioni ed in particolare per i
giovani è il problema centrale.
Quello che abbiamo sin qui visto è la progressiva scomparsa dell’Italia
industriale, in Lombardia, la distruzione delle forze produttive ha portato
negli ultimi 3-4 anni alla scomparsa di ¼ del patrimonio industriale e
produttivo manifatturiero di questa Regione.
Anche se in Lombardia vi è
tuttora concentrata il 30% dell’attività manifatturiera nazionale, abbiamo
avuto dal 2008 al 2013: 1 miliardo e 344 mila ore di cassa (1.343.941.793),
oltre 260 mila licenziamenti con le leggi 223 e 236 . Più del 21% delle aziende
industriali richiedono ancora la CIG.
Tra genn e marzo 2014 in Lombardia, rispetto allo stesso periodo del 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del11,98% (72.565.722 ore), una riduzione della cassa ordinaria del 20,82% (22.675.614 ore) e un aumento della cassa straordinaria del 27,87% ( 37.082.424 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, aumenta vistosamente la cassa in deroga dell’78,79% (12.807.684 ore).
Tra genn e marzo 2014 in Lombardia, rispetto allo stesso periodo del 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del11,98% (72.565.722 ore), una riduzione della cassa ordinaria del 20,82% (22.675.614 ore) e un aumento della cassa straordinaria del 27,87% ( 37.082.424 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, aumenta vistosamente la cassa in deroga dell’78,79% (12.807.684 ore).
Ma la crisi, se prendiamo sempre in considerazione il settore
manifatturiero, non colpisce solo operai e impiegati; dal 2008 ad oggi, nella
provincia di Milano (da sempre considerato il bacino dell’industria italiana)
sono state perse più di 1000 imprese sulle 7000 che impiegavano almeno un
dirigente e il sistema produttivo ha espulso più di 10.000 dirigenti
industriali.
Negli ultimi 5 anni i dirigenti
italiani oltre confine sono cresciuti del 40% e sono ormai oltre 7000, hanno
preso altresì la via dell’estero privando il nostro paese di intelligenze e
capacità, di energie soprattutto giovani.
Secondo la CGIA di Mestre le Regioni più investite dalla
“fuga” delle proprie aziende verso l’estero sono quelle del Nord. Lombardia in
testa dove a marzo 2013 se ne contavano 9.647, seguita da Veneto 3.679, Emilia Romagna 3.554 e Piemonte
2.806. Messe tutte assieme costituivano già oltre il 72% del totale delle
imprese che hanno lasciato il nostro Paese.
Tante chiusure di attività e di
aziende e la riduzione del tessuto produttivo, in particolare nel comparto
artigiano, nel commercio e nelle PMI, mentre aumenta la cassa in deroga perchè
tante aziende non possono più ricorrere alla cassa ordinaria o straordinaria.
La situazione nella nostra Regione diventa sempre più critica.
Ad esempio, tra Martesana e Vimercatese siamo di fronte ad uno dei più
grandi scempi e distruzione del tessuto industriale, in particolare high-tech.
Interi siti produttivi scomparsi o fortemente ridimensionati. Un processo che
ancora non si arresta, anzi produce ancora “vittime” seppur accompagnate da
lotte di resistenza tra i lavoratori che vi si oppongono come la Jabil/Nokia e la Alcatel Lucent .
Migliaia di posti di lavoro sono stati persi e altri sono a rischio.
Per contrastare i processi di
delocalizzazione e/o di chiusura delle fabbriche, non può che esserci alla base
un rilancio dell’economia anche se su basi nuove e di contrasto alla
speculazione, della salvaguardia delle condizioni economiche, sociali,
ambientali dei lavoratori, delle masse popolari e dei cittadini.
Delocalizzazioni, speculazione edilizia, massimizzazione del profitto,
finanziarizzazione delle attività economiche, sono le principali cause dello
smantellamento produttivo. Per
i lavoratori, divisi e ricattati, non è rimasta spesso che cassa integrazione,
mobilità, riduzione del reddito, licenziamenti, devastazione del territorio .
Per la popolazione un impoverimento generale, speculazione edilizia e perdita
di migliaia di posti di lavoro, ritrovandosi un territorio senza più prospettive
per le future generazioni . Non può essere questa la soluzione del problema!
Senza lavoro (in particolare senza lavoro industriale) non si produce
ricchezza reale.
25 Aprile 1945 - 2014: 69° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo. un buon 25 APRILE a tutti coloro che oggi resistono e si uniscono per il lavoro, il reddito, la dignità
Coordinamento
Milanese di Solidarietà “DALLA PARTE DEI LAVORATORI”
Alzare la testa
un buon 25 APRILE
un buon 25 APRILE
a tutti coloro che oggi resistono e si uniscono
per il lavoro, il reddito, la dignità
contro la crisi e i governi delle banche e
del capitale finanziario globalizzato,
contro la crisi e i governi delle banche e
del capitale finanziario globalizzato,
contro i governanti antioperai e antipopolari
LA LIBERTA' e LA DEMOCRAZIA
SI CONQUISTANO e SI
DIFENDONO
dare risposte ai problemi dell'oggi per costruire il futuro
Una pagina di Storia : Lo sciopero generale dell'1-8 marzo (1944)
Mentre era in corso l'offensiva tedesco-fascista contro le formazioni
partigiane, il Comitato di agitazione del Piemonte, Lombardia e Liguria aveva
proclamato lo sciopero generale in tutta l'Italia occupata.
Ciò infliggeva al nemico uno dei più duri colpi, lo obbligava a spostare le sue
forze verso i grandi centri industriali, alleggeriva la pressione sulle unità
partigiane e soprattutto avrebbe ridato possente slancio ai lavoratori delle
città e delle campagne e alle formazioni provate dai combattimenti.
Lo sciopero generale preparato durante alcuni mesi di lavoro, riuscì in modo
grandioso e superiore ad ogni aspettativa, fu certamente il più vasto movimento
di massa che abbia avuto luogo in Europa durante la guerra, nei territori
occupati dai tedeschi .
I grandi centri industriali di Milano e Torino furono per otto giorni
completamente paralizzati. A Milano durante tre giorni scioperarono compatti
anche i tranvieri, i postelegrafonici e gli operai del «Corriere della Sera».
Lo sciopero si estese dal Piemonte e dalla Lombardia al Veneto, alla Liguria,
all'Emilia ed alla Toscana. Due milioni di operai parteciparono al movimento
appoggiato da forti manifestazioni di contadini e di donne della campagna,
specialmente nell'Emilia.
Tutte le misure preventive e repressive della polizia fascista e delle SS non
riuscirono ad impedire, né a limitare lo sciopero, malgrado che il nemico ne
conoscesse la data e gli obiettivi. Con lo sciopero generale i lavoratori
chiedevano l'indispensabile per vivere, chiedevano di non lavorare per la
guerra, di poter essere liberi nelle loro case, di non essere fermati,
arrestati, deportati, torturati dai nazifascisti, chiedevano che i loro figli
non fossero arruolati dallo straniero.
Ancora una volta i grandi industriali si dimostrarono in generale solidali con
gli occupanti tedeschi; salvo casi singoli si rifiutarono di trattare e di
ricevere le delegazioni operaie, arrivarono persino a passare ai tedeschi le
liste degli operai scioperanti compiendo a fondo l'opera di aperto tradimento
della nazione in guerra.
Anche se nessuna delle rivendicazioni economiche che erano alla base dello
sciopero rivendicativo-politico venne ottenuta, anche se gli operai dovettero
riprendere il lavoro con le paghe di prima, lo sciopero segnò un grande
successo per i lavoratori ed una dura sconfitta per i fascisti.
La macchina di guerra nazista ricevette un serio colpo, per una settimana la
produzione bellica in tutta l'Italia del nord venne arrestata.
Gli scioperi del marzo del 1943 avevano segnato l'approssimarsi della fine del
fascismo, lo sciopero generale del 1-8 marzo 1944 significò un grande balzo in
avanti verso l'insurrezione generale, una battaglia vinta contro le forze
fasciste-hitleriane (1).
(Tratto da Secchia,
Moscatelli, Il Monterosa è sceso a Milano, G. Einaudi Editore, Torino, 1958,
pp. 179 e segg.)
(1) Cfr. Joseph John Marus (Candidus), Radio Londra, 20 marzo 1944: «Gli scioperi
avvenuti nell'Italia Settentrionale dal primo all'otto Marzo, organizzati,
condotti, conclusi con una precisione, una disciplina e un coraggio finora mai
visti in tutta l'Europa occupata, hanno avuto nella stampa internazionale il
riconoscimento che meritano. Ora che sono giunti dall'Italia più precisi
particolari sulla natura, l'andamento e la portata del moto, i giornali non
esitano a definirlo come il più coraggioso sciopero che si ricordi, data
l'eccezionalità delle condizioni e le difficoltà e i pericoli in mezzo ai quali
si è svolto ».
Da Mercoledì 23 Aprile sino al 13 maggio 2014 Mostra "Fumetti Resistenti" / 25 Aprile 1945 - 2014: 69° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Mercoledì 23 Aprile 2014 ore 9,00 a Milano presso la Biblioteca comunale di via Valvassori Peroni 56 installazione Mostra
Fumetti Resistenti che resterà esposta sino al 13 maggio.
dal 22 aprile al 4 maggio 2014 : "Marcinelle 1956. Una memoria da condividere", invito alla mostra che si tiene all'ArciBellezza
all'ArciBellezza, in via Bellezza 16/A il 22 aprile alle ore 18.00 l'inaugurazione di una mostra a fumetti “Marcinelle 1956. Una memoria da condividere”, che rimarrà aperta fino al 4 maggio.
<<“Marcinelle 1956 – memoria da condividere” è un
progetto che nasce da un’idea di Giovanna Frisoli, docente di cinema e fumetto presso
la scuola Arte&Messaggio. L’idea di far rivivere qualcosa accaduto più di
50 anni fa attraverso un linguaggio visivo accessibile anche ai più giovani ci
è sembrata davvero stimolante, e abbiamo subito notato che c’erano non pochi
punti di connessione con le vicende più attuali: basti pensare alle difficoltà
nel mondo del lavoro, alla sicurezza dei lavoratori, al tema dell’immigrazione
e dell’emigrazione all’estero.>>
Il collettivo
Illustralapics è un collettivo che si propone di tradurre nuove idee
attraverso il linguaggio visivo della graphic novel e dell’illustrazione.
Attualmente è costituito da quattro illustratrici (Silvia Cancelmo, Valeria
Frustaci, Federica Gagliardo, Alessandra Manfredi) che hanno sviluppato quattro
graphic novel, con l’obiettivo di illustrare ad un pubblico di tutte le età la
tragedia accaduta l’8 agosto 1956 a Marcinelle, facendo così rivivere un
ricordo che non dovrebbe mai essere dimenticato.
Ognuna delle illustratrici ha cercato di interpretare
diversi aspetti dell’incidente, scegliendo diversi punti di vista per la
narrazione: un bambino a cui il nonno racconta cos’è successo tanti anni prima,
oppure una famiglia intera di fronte ai disagi dovuti all’emigrazione in un
paese straniero. Hanno ripercorso attraverso il disegno un episodio storico che
ha vari punti di contatto con la realtà dei giorni nostri, dal tema della
sicurezza sul lavoro a quello dell’immigrazione, dato che la maggioranza dei
minatori coinvolti nel disastro erano italiani trasferitisi in Belgio in cerca
di fortuna.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera : avvenne la
mattina dell'8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di
Marcinelle, in Belgio. Si trattò di un incendio, causato dalla combustione di
olio ad alta pressione a causa di una scintilla elettrica, che, sviluppatosi
vicino al condotto dell'aria principale, riempì di fumo tutto il pozzo
minerario, provocando la morte di 262 delle 274 persone ivi presenti, in gran parte emigranti italiani. Per
numero di vittime, l'incidente è quello che ha provocato il maggior numero di
vittime tra gli italiani all'estero in tempo di pace dopo Monongah e Dawson.
Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei
patrimoni storici dell'UNESCO
giovedì 17 aprile 2014
RSU Alcatel - Lucent Italia (Vimercate - MB): Giovedì 17 Aprile 8 ore di SCIOPERO Part-time (intera giornata) in Alcatel-Lucent Vimercate con presidi delle portinerie
FERMIAMO LA “PROPAGANDA” AZIENDALE CONTRO I CONTRATTI DI SOLIDARIETA’!
VOGLIAMO UN CONFRONTO REALE E CONCRETO SULLA LORO APPLICAZIONE, REPARTO PER REPARTO E ATTIVITA’ PER ATTIVITA’!
VOGLIAMO UN CONFRONTO REALE E CONCRETO SUL PIANO INDUSTRIALE!
Giovedì 17 aprile proseguirà il confronto con Alcatel Lucent al Ministero dello Sviluppo Economico sul piano di ristrutturazione Shift Plan e sulla procedura di CIGS aperta che scadrà il 28 Aprile.
In concomitanza dell’incontro ed a sostegno delle nostre proposte la RSU proclama
Giovedì 17 Aprile
8 ore di SCIOPERO
Part-time (intera giornata)
in Alcatel-Lucent Vimercate
con presidi delle portinerie
Per i presidi delle portinerie invitiamo i lavoratori della P1, P3 e C2 nord a concentrarsi davanti alla reception, i lavoratori del C2 sud, C4, C6, C7, C8 a concentrarsi ai tornelli lato mensa.
Nell’ultimo incontro al Ministero ci siamo trovati di fronte ad una totale indisponibilità dell’azienda a discutere nel merito dei contratti di solidarietà e non è stato presentato un piano industriale con impegni chiari ed investimenti di Alcatel Lucent nel nostro paese.
L’azienda continua con la sua “propaganda” contro i contratti di solidarietà, anche nei meeting che in questi giorni sta svolgendo con gruppi di lavoratori a Vimercate, senza dare alcuna motivazione organizzativa e tecnica del perché non siano dal suo punto di vista applicabili.
La RSU ha svolto in questi giorni cinque incontri con gruppi di lavoratori e lavoratrici di varie aree per verificare l’applicabilità dei contratti di solidarietà in azienda. Abbiamo parlato di organizzazione del lavoro, di riorganizzazione e di competenze.
Per noi i Contratti di solidarietà sono possibili.
Solo con una precisa 'scelta ideologica' riusciamo a motivare il rifiuto del management aziendale italiano all'utilizzo di questo strumento!
Chiediamo all’azienda di aprire da subito un tavolo di discussione serio per l’applicazione in azienda di questo ammortizzatore sociale, come hanno fatto e stanno facendo decine e decine di aziende e multinazionali in Italia anche nel nostro settore.
dal blog : http://allinsideview.blogspot.it/
Bancari in lotta : Giovedì 17 aprile davanti alla sede BNL di Via Aldobrandeschi a Roma e venerdì 18 aprile manifestano con presidi e volantinaggi davanti alla sede BNL di Milano in Via Deruta, e preparano azioni di sciopero di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori della BNL
I bancari del SALLCA CUB manifestano con
presidi e volantinaggi Giovedì 17 aprile davanti alla sede di
Via Aldobrandeschi a Roma e Venerdì 18 aprile davanti a quella
di Milano in Via Deruta, nel contempo hanno avviato le procedure per la
proclamazione dello sciopero di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori della
BNL contro l’ennesima pesante ristrutturazione, contro l’ulteriore taglio di
1.383 posti di lavoro nei prossimi 24 mesi e per opporci tutti insieme al
“confinamento” di 2.285 persone (di cui 2.042 da BNL) in un Consorzio con
dubbie garanzie di rientro e nebulose prospettive lavorative!
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni-BNL Gruppo BNP Paribas
Credito e Assicurazioni-BNL Gruppo BNP Paribas
15-16 aprile :Marcegaglia Buildtech chiude sede di Milano in viale Sarca. A rischio 169 posti.Mobilitazione degli operai della Marcegaglia che il 15 hanno scioperato e bloccato viale Sarca, il 16 hanno incontrato gli assessori al lavoro di Sesto. S.G. e Cinisello B.,
il 15 aprile :Marcegaglia Buildtech ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Milano in viale Sarca e ha proposto ai 169 addetti di trasferirsi nella sede
industriale di Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria che dista oltre 100 km e dove già vi sono 40 esuberi . A rischio quindi altri 169 posti di lavoro nell'hinterland di Milano.
Immediata la mobilitazione degli operai della Marcegaglia, che sono entrati in assemblea permanente
e il 15 hanno scioperato e bloccato viale Sarca per due ore e mezza.
Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria, oggi presidente di Eni, - come denuncia la Fiom Lombardia -<< dopo aver licenziato i lavoratori di Taranto che operavano nel settore del fotovoltaico e pannelli, il già presidente di Confindustria, oggi presidente di Eni, decide di trasformare la fabbrica milanese in area dismessa. Un'area che, guarda caso, si trova al centro del ''Bicocca Village", zona assai gettonata dal punto di vista edilizio», aggiunge il sindacato riferendosi al centro commerciale che sorge alla fine di viale Sarca, nell'ex area industriale a ridosso di Sesto San Giovanni. Dallo stabilimento milanese escono prodotti per l'edilizia (pannelli, profilati, coperture per i tetti che vengono utilizzati in sostituzione dell'amianto) mentre la fabbrica in provincia di Alessandria produce guardrail e pannelli portone.>>
Il 16 i lavoratori hanno incontrato gli assessori al lavoro di Sesto. S.G. e Cinisello B., che come riporta corrieresesto.wordpress.com hanno fatto le seguenti dichiarazioni: “Abbiamo proposto anche ai Comuni di Cinisello Balsamo e di Milano di essere presenti all’incontro richiesto dai lavoratori – ha dichiarato l’assessore Virginia Montrasio – poiché questa vicenda riguarda direttamente il Comune di Milano e quello di Sesto ed indirettamente ha ricadute sul tessuto produttivo del Nord Milano e riteniamo che questa crisi vada affrontata in un’ottica di città metropolitana. Abbiamo registrato le preoccupazioni dei lavoratori in merito a presunti interessi speculativi dell’azienda; per quanto riguarda le competenze del nostro Comune, abbiamo risposto che non è nostra intenzione proporre un cambiamento di destinazione d’uso dell’area. Raccogliamo inoltre l’invito dei lavoratori in merito alla possibilità che l’azienda investa su un nuovo sito: l’amministrazione è a disposizione per fornire all’azienda tutte le informazioni utili qualora voglia investire sul nostro territorio”.
Immediata la mobilitazione degli operai della Marcegaglia, che sono entrati in assemblea permanente
e il 15 hanno scioperato e bloccato viale Sarca per due ore e mezza.
Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria, oggi presidente di Eni, - come denuncia la Fiom Lombardia -<< dopo aver licenziato i lavoratori di Taranto che operavano nel settore del fotovoltaico e pannelli, il già presidente di Confindustria, oggi presidente di Eni, decide di trasformare la fabbrica milanese in area dismessa. Un'area che, guarda caso, si trova al centro del ''Bicocca Village", zona assai gettonata dal punto di vista edilizio», aggiunge il sindacato riferendosi al centro commerciale che sorge alla fine di viale Sarca, nell'ex area industriale a ridosso di Sesto San Giovanni. Dallo stabilimento milanese escono prodotti per l'edilizia (pannelli, profilati, coperture per i tetti che vengono utilizzati in sostituzione dell'amianto) mentre la fabbrica in provincia di Alessandria produce guardrail e pannelli portone.>>
Il 16 i lavoratori hanno incontrato gli assessori al lavoro di Sesto. S.G. e Cinisello B., che come riporta corrieresesto.wordpress.com hanno fatto le seguenti dichiarazioni: “Abbiamo proposto anche ai Comuni di Cinisello Balsamo e di Milano di essere presenti all’incontro richiesto dai lavoratori – ha dichiarato l’assessore Virginia Montrasio – poiché questa vicenda riguarda direttamente il Comune di Milano e quello di Sesto ed indirettamente ha ricadute sul tessuto produttivo del Nord Milano e riteniamo che questa crisi vada affrontata in un’ottica di città metropolitana. Abbiamo registrato le preoccupazioni dei lavoratori in merito a presunti interessi speculativi dell’azienda; per quanto riguarda le competenze del nostro Comune, abbiamo risposto che non è nostra intenzione proporre un cambiamento di destinazione d’uso dell’area. Raccogliamo inoltre l’invito dei lavoratori in merito alla possibilità che l’azienda investa su un nuovo sito: l’amministrazione è a disposizione per fornire all’azienda tutte le informazioni utili qualora voglia investire sul nostro territorio”.
“Il
trasferimento da parte della Marcegaglia della produzione – ha
proseguito l’assessore di Cinisello Andrea Catania – comporterebbe un
impoverimento del tessuto produttivo di tutta la zona del Nord Milano e per
questo siamo disponibili a collaborare con il comune di Sesto per trovare
soluzioni utili ad un rilancio dell’azienda sui nostri territori”.
Dal 17 aprile gli operai riprendono il lavoro, altre azioni di lotta verranno decise man mano, il 19 aprile si riunirà il coordinamento delle Rsu Fiom del gruppo Marcegaglia.
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