L'Italia è il terzo contribuente netto dell'Ue. Il budget
annuale dell'Unione europea è di circa 140 miliardi di euro, ovvero poco più
dell'1% del Pil complessivo degli Stati membri. Le risorse versate dall'Italia
all'Ue sono aumentate dai 14 miliardi di euro del 2007 ai 16,4 miliardi del
2012, mentre gli accrediti effettuati dall'Unione nel periodo si sono aggirati
intorno ai 9-11 miliardi all'anno, determinando dal 2002 al 2013 così un
consistente saldo a nostro svantaggio -
€4.994,17 milioni di euro ( - 4.994.170.000 euro) annui!
Esistono tre tipi di risorse per colmare questo contributo
al sistema europa:
• le risorse proprie tradizionali: sono costituite
principalmente dai dazi doganali sulle importazioni provenienti dai paesi extra
UE e dai prelievi sullo zucchero. Nel QFP 2007-2013 gli Stati membri hanno
trattenuto il 25 % degli importi a titolo di spese di riscossione;
• la risorsa propria basata sull’imposta sul valore aggiunto
(IVA): si tratta di un’aliquota uniforme dello 0,3 % che, tranne qualche
eccezione, è applicata sulla base IVA armonizzata degli Stati membri;
• la risorsa propria basata sul prodotto nazionale lordo:
ogni Stato membro trasferisce al bilancio dell’UE una certa percentuale della
propria ricchezza (espressa in PNL, nel 2012 era lo 0,7554 %). Benché fosse
stata concepita come strumento di riequilibrio, è diventata la principale fonte
di entrate del bilancio dell’UE, rappresentando circa il 70 % del gettito
totale.
Altre fonti di entrata (circa il 6,2 % nel 2012) sono
costituite da imposte e altre trattenute sulle retribuzioni del personale
dell’UE, interessi bancari, contributi di paesi extraeuropei ad alcuni
programmi, interessi di mora e ammende.
Da aggiungere a tutto ciò i miliardi versati dall'Italia e
dai paesi dell'eurozona nel MES ,più gli interessi sul debito pubblico e quelli
da versare ogni qualvolta che viene richiesto denaro alla Bce !
I nostri politici ed i Media però con la solita storiella
dei falsi invalidi, evasori, tagli-riforme senato, province, leggi elettorali,
alzamento dell’età pensionabile, riduzione del costo del
lavoro,privatizzazioni, flessibilità e competitività <raccontano>,ai
cittadini,che il tutto occorre a ridurre il debito Pubblico ! Intanto ricchezze
che si accentrano sempre più in
poche mani e disastri economici in molti stati
sono realtà che passano come effetti collaterali e non come disastri umanitari
.
30/08/2014 a cura di Carmine Curcio, Macchinista FS
p.s. I 4 miliardi pagati dall’Italia
<Ad esempio l’anno scorso lo Stato italiano ha pagato
alla Bce interessi per circa 4 miliardi di euro sui 102 miliardi presenti
nell’Smp **. E’ una cifra importante pari a metà delle tanto tormentate
coperture per il bonus di 80 euro. L’8% la Bce lo trattiene in bilancio. Il
restante 92% lo ripartisce tra le varie banche centrali europee, che possono
trasferire periodicamente poi gli utili ai propri governi. Tenuto conto che il
riparto si fa in proporzione al peso dei vari Stati membri dell’eurozona, la
maggior parte delle quote di questi interessi (circa il 40%) va alla Bundesbank
e alla Bank of France.
Conti alla mano, se è vero che gli acquisti della Bce
hanno tenuto sotto controllo lo spread, è anche vero che l’Smp ha trasferito
dallo Stato italiano alla Bundesbank poco meno di 1,5 miliardi di euro di
interessi solo nel 2013. Il modo in cui l’Smp è stato realizzato evidenzia uno
dei numerosi difetti architetturali dell’euro ma questa recente decisione va
nella giusta direzione e va cavalcata. Adesso che l’Smp non si sterilizza più,
perché la Bce ha deciso di tenersi quasi 170 miliardi di euro di titoli di
Stato, va completata l’opera stabilendo che questa detenzione sarà fino a
scadenza dei titoli e che non comporta pagamento di interessi. Anzi è arrivato
forse il momento di restituire quelli già pagati sinora alla Bce dai paesi
periferici in difficoltà. Insomma operare come la Fed muovendosi per il
benessere di tutti gli Stati (Uniti) d’Europa.>
**( Il programma Smp
portò alla Banca centrale oltre 220 miliardi di euro di titoli di Stato, di cui
102 erano italiani. Tutti ricordano che nel momento più critico della crisi,
nel 2011, la Bce decise un programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi
periferici per tenere sotto controllo lo spread con il bund tedesco; si trattava
del Securities Market Programme (Smp). La Bce temporaneamente «stampava» moneta
per comprare i titoli di Stato dei Paesi periferici in difficoltà; la nuova
moneta sarebbe poi stata «eliminata» nel momento in cui i titoli venivano de
facto venduti sul mercato.)