*di Monica Di Sisto , 26.04.2016
Il trattato. La campagna per il No in piazza a Roma il 7 maggio con produttori, attivisti, lavoratori dell’agricoltura e del settore pubblico.


sulla qualità e la liberalizzazione di prodotti e servizi, ma anche sulla convenienza o meno di mantenere pezzi interi di welfare e di protezione dell’ambiente, alla sola luce dei loro costi per le aziende.
Completamente ignorato l’appello di fermare il negoziato lanciato da Barcellona il 21 e 22 aprile scorsi da qualche centinaio di quegli oltre 1.200 sindaci e presidenti di Regione in Europa che si sono dichiarati #fuorittip.
Gli interessi di Usa e Ue che si confrontano in queste ore tra i grattacieli della metropoli Usa sono ancora lontanissimi. Ci sono «barriere tecniche al commercio» e «misure sanitarie e fitosanitarie» che l’opinione pubblica europea sta tenendo sotto costante osservazione, ma che i gruppi di interessi
vorrebbero cancellare.

Se l’appuntamento nella grande mela dovesse fallire, l’ultima spiaggia sarà l’incontro già fissato per la settimana dell’11 luglio a Bruxelles. In vista del Consiglio europeo del 13 maggio, dove i governi dell’Unione potrebbero decidere un’ulteriore accelerazione politica al negoziato, la Campagna Stop Ttip

L’evento può contare sull’adesione di oltre 250 organizzazioni e sindacati: dalla Cgil all’Usb, dall’Arci alle Acli, da Slow Food a Legambiente al Movimento Consumatori, poi c’è Greenpeace, Attac e Fairwatch, Pax Christi e oltre 50 comitati locali i città piccole e grandi. C’è bisogno di un evento di piazza, probabilmente, per far crescere anche in Italia un dibattito pubblico ampio che al momento non c’è, anche perché il governo Renzi è tra i più forti supporter del trattato in Europa, nonostante il nostro Paese abbia tutto da perdere.



*vicepresidente dell’osservatorio Fairwatch, tra i portavoce della Campagna Stop Italia