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martedì 30 dicembre 2014

Milano, capitale della sharing economy...


santos_riscioPierre-Joseph Proudhon, filosofo ed economista francese,  autore nel 1840 del celebre trattato  “Qu’est ce que la proprietè?  (Che cos’è la proprietà?)” – a cui rispondeva col celeberrimo motto “la proprietè , c’est le voi ( la proprietà è un furto)” – non fosse morto a Parigi già da 150 anni, oggi chiederebbe la cittadinanza onoraria a Milano.
Il Corriere della Sera del 22 dicembre ci informa infatti che venerdì 19 dicembre la giunta di Palazzo Marino ha approvato “una delibera di indirizzo per promuovere e governare lo sviluppo delle economie di condivisione e collaborazione“.  Ma che cos’è la sharing economy?  Praticamente tutto. Si va dai trasporti,la CICCIA, al fumo vario: le social street, il social eating, il crowfunding, la pubblicità, l’ospitalità ‘di alta gamma‘(?).  A tutto ciò insomma che tramite rete si può, con piattaforme apposite, scambiare fra gli utenti, tecnologicamente evoluti. Insomma la Comune via web. L’assessore a Politiche del Lavoro, sviluppo economico e ricerca, Cristina Tajani spiega infatti al giornalista che “l’avanzamento tecnologico è inarrestabile, noi vogliamo accompagnarlo e facilitarlo….”  e alla inevitabile citazione dell’intervistatore sulla querelle (la chiama così) tra la app U. che offre un servizio Ncc osteggiato da taxi e governo (dice sempre così l’inviato del Corriere) l’assessore risponde testualmente: “Faremo pressione per rivedere le norme: vogliamo consentire agli utenti di crearsi un reddito aggiuntivo senza far chiudere baracca alle realtà di mercato esistenti“.
Reddito aggiuntivo? Che sia questo il vero job act? Tutti tassisti? 
Il mio sgomento al pensiero che l’intera mia esistenza sia considerata dall’assessora “una realtà di mercato esistente” da salvaguardare  come allo zoo, in attesa di estinzione, diventa vera e propria meraviglia quando, nella pagina successiva vengo per così dire difeso dall’economista della Bocconi Severino Salvemini. Costui, che forse per professione, considera sempre anche il lato materiale dei fenomeni, IL PROFITTO, insomma la grana,   ricorda a tutti i distratti che “finchè si mettono in rete le biciclette e le auto nessun problema (bike e car sharing- 2000  il parco auto maggiore d’europa- a cui a marzo si aggiungeranno scooter e biciclette a pedalata assistita in sharing, ndr). Ma se c’è un intermediario che succhia gratuitamente le risorse messe a disposizione dall’utente…allora bisogna intervenire“. E aggiunge, “Uber la app che sfida i tassisti in sé la ritengo un buon servizio, ma poi ho letto le dichiarazioni dei loro autisti: storie che fanno riflettere (!!ndr). Il rischio é quello che il sistema torni indietro al cosiddetto capitalismo che torna all’arcaico, in cui i servizi agli utenti migliorano ma i lavoratori sono al limite dello sfruttamento. Credo ci sarà parecchio lavoro per i giuristi..
Già. Perché fare caporalato sul lavoro servile, ossia “succhiare gratuitamente” per usare le parole del professore della Bocconi, una percentuale sulle fatiche neoschiaviste degli esseri umani non ha nulla, ma proprio nulla che vedere né con gli ideali del povero Proudhon, né tantomeno con un’immaginaria economia della condivisione: è solo lucro e sfruttamento del lavoro altrui. E non basta dire tre parole in inglese, inventarsi due neologismi, e fare i futuristi sempre e comunque, senza manco essere poeti o artisti, per cancellare la dura realtà delle vite delle persone, tanto più se si ha la responsabilità di poter incidere profondamente su quelle vite.
E poi amici, sappiate che l’inglese  l’abbiamo imparato quel tanto che basta per non farci cancellare persino noi, i vetturini del xxi secolo qui, a Milano, nella capitale della sharing economy all’italiana.

Pierre-Joseph_Proudhon