"Non siamo schiavi". La protesta dei lavoratori delle cooperative di Malpensa

«Non siamo sclavi». Non è un errore, perché Ndiaye è senegalese francofono e pronuncia la parola schiavo alla francese, «esclave», appunto. Gli altri intorno a lui, per lo più marocchini e pachistani, annuiscono mentre protestano davanti alla sede varesina dell’Inps. Sono i soci-lavoratori di alcune cooperative che operano nel settore della logistica all’aeroporto di Malpensa, dove i continui passaggi di appalti da una società all’altra mettono continuamente a rischio tfr, stipendi e cassa malattia. Nel caso di Ndaye e di altri suoi colleghi, che guadagnano 1.400 euro al mese, si parla di arretrati che vanno dai 3.000 ai 5.000 euro. «Siamo soci solo quando c’è da pagare - commenta ironicamente il lavoratore - non quando c’è da guadagnare».
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