Dopo la stagione autunnale dell’Estate appena trascorsa e
che ha mandato più volte Milano sott’acqua e prodotto oltre a danni materiali ed alle
colture, con esondazioni, voragini, frane,
alluvioni nel Varesotto, in Lombardia ed in tutto il Centro Nord, falciando vite
umane ed animali. Ricordiamo i quattro morti a Refrontolo in provincia di
Treviso travolti dall'inferno d'acqua.
Con l’inizio dell’autunno vero e proprio, è successo ancora
anche a Genova e l'inferno d'acqua del Bisagno ha travolto quartieri, cose,
persone, attività, interessi e averi di semplici, cittadini, commercianti,
artigiani, lavoratori spezzando la vita
ad un un uomo di 57 anni, Antonio Campanella, ex operatore sanitario del
San Martino, trascinato via dall'acqua in via Canevari, a pochi metri
dall'imbocco del tunnel di Brignole, mentre passeggiava come tutte le sere.
Come avevamo scritto il 9 luglio e 5 agosto scorsi,
dopo che il capoluogo lombardo era andato di nuovo "sott'acqua", e qui
ribadiamo ancora anche per il capoluogo ligure : "Quante volte dovrà succedere ancora prima che si
faccia una seria politica di prevenzione.” E’ necessaria e urgente
la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, Comuni e Regioni,
il governo devono fare un piano triennale di lavori dando lavoro ai giovani
disoccupati, a chi ha un lavoro precario, a chi è in cassa integrazione o
mobilità, alle imprese sane in Liguria come in Lombardia, nelle Venezie e più
in generale per tutta Italia, a partire dalle zone oggi più martoriate.
Questo non solo salverà vite umane e animali, eviterà danni
materiali e, oltre a dare lavoro ai giovani, costerà alla collettività e al
paese molto di meno di quanto da tempo siamo costretti a sborsare senza vedere
alcun miglioramento in seguito alla lunga scia lasciata in questi anni dal
maltempo che i cambiamenti climatici in atto rendono sempre più violento.
A Genova ha sede l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)
, una fondazione che promuove l'eccellenza nella ricerca scientifica, lo si
utilizzi in ricerche finalizzate alla soluzione del problema idrogeologico della
città attraverso anche l’applicazione delle tecnologie e dei materiali più
innovativi che la scienza e la tecnica già oggi mettono a disposizione. Quanti
giovani ricercatori delle materie scientifiche e tecniche necessarie sono oggi
disoccupati mentre potrebbero contribuire fattivamente alla soluzione di
questioni che oltre a costare vite umane ed animali, costano milioni e milioni
di euro alla collettività. Quanti giovani e non giovani, quante imprese sane e
oneste potrebbero essere impiegate da subito nel lavoro necessario a creare le condizioni
per prevenire questi immani disastri. La prevenzione è l'unica strada.