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domenica 1 marzo 2015

COMUNICATO STAMPA - MORTI PER AMIANTO ALLA CENTRALE TERMOELETTRICA DI TURBIGO: NESSUN COLPEVOLE


COMUNICATO STAMPA
MORTI PER AMIANTO ALLA CENTRALE TERMOELETTRICA DI TURBIGO: NESSUN COLPEVOLE
Oscar Misin era un lavoratore della Centrale di Turbigo, morto per mesotelioma pleurico, come altri 7 lavoratori di cui all’accusa di omicidio colposo. Oscar che si è sempre battuto per migliori condizioni di vita e di lavoro, in particolare contro l’amianto, era uno dei fondatori dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e pure iscritto a Medicina Democratica.
Oscar è morto a 6 mesi dalla diagnosi con gravi sofferenze:
E’ stato esposto all’amianto all’ex ENEL di Turbigo?:  SI
Potevano esserci altre cause oltre l’esposizione all’amianto per la sua morte?:NO
Stessa sorte, stesse condizioni per gli altri 7 lavoratori.
Durante il processo sono state raccolte testimonianze di altri lavoratori che avevano lavorato (o ancora lavorano) alla Centrale; da queste senza ombra di dubbio è emersa la verità della presenza di amianto, dell’assenza di misure atte ad evitare l’esposizione, di gravissime carenze sul piano della prevenzione nel luogo di lavoro come da prescrizioni legislative stabilite fin dagli anni 50 (DPR 3003/1956) e successivamente. L’avvocato Laura Mara e gli esperti consulenti di MD ed AIEA hanno dimostrato il rapporto causa-effetto amianto, contraddicendo in modo puntuale e preciso quelli dell’azienda che, si sa, non potevano dire altro. Viene da chiedersi quanto sono pagati i consulenti aziendali in questi processi e quanto quelle delle parti offese…
Nelle scorse udienze il PM di Milano Maurizio Ascione aveva chiesto la condanna a 5 anni e mezzo di reclusione per Alberto Negroni, prima direttore di compartimento e poi tra l'84 e il '92 dg di Enel, 4 anni per Paolo Beduschi, capo della centrale di Turbigo tra l’«84 e il '90, 3 anni per Paolo Chizzolini, ex direttore di compartimento, e 2 anni per Valeriano Mozzon, che fu capo centrale dal 90 al '92.
Nell’udienza di oggi al Tribunale di Milano c’è stata la sentenza: tuti gli imputati assolti per non aver commesso il fatto. Perche? CI ASPETTAVAMO GIUSTIZIA. Siamo stati delusi, frustrati, ancora una volta increduli. Le sentenze si rispettano, ma possono essere criticate, specie in un momento ed in un contesto nel quale il potere dominante e la cultura dominante riducono i diritti dei lavoratori, impoveriscono lo stato sociale e i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Certamente leggeremo le motivazioni della sentenza, faremo appello, continueremo a lottare, ma Oscar, ancora una volta, dopo morto, è stato pesantemente offeso. E NON SE LO MERITAVA.

Milano, 28 febbraio 2015

mercoledì 14 gennaio 2015

Intervento del Comitato Nazionale Amianto presso la Commissione Lavoro del Senato in Materia di Lavoro e Amianto

Intervento del Comitato Nazionale Amianto presso la Commissione Lavoro del Senato in Materia di Lavoro e Amianto

imagesCOORDINAMENTO NAZIONALE AMIANTO
20149 MILANO, VIA DEI CARRACCI 2
COMUNICATO STAMPA
CNA INTERVIENE PRESSO LA COMMISSIONE LAVORO AL SENATO IN MATERIA DI LAVORO E AMIANTO
Oggi 13 gennaio alle ore 15.00 si è svolta l’audizione presso la Commissione Lavoro del Senato della Repubblica, presieduta dalla Senatrice Maria Spilabotte, sui temi risarcitori e previdenziali in tema di amianto.
Partiamo dalla constatazione che dopo la vergognosa sentenza Eternit e grazie anche alla forte pressione da parte del mondo dell’associazionismo, il governo abbia dato dei segnali positivi (ne è testimonianza la recente legge di stabilità che ha accolto alcune delle nostre richieste) e abbia riconosciuto la necessità di continuare ad affrontare l’emergenza amianto in sede parlamentare.
E’ evidente che la possibile promulgazione di una nuova legge in tema amianto è grandemente attesa dagli ex esposti e dalle vittime (o loro eredi) dell’amianto.
Il Coordinamento Nazionale Amianto, udito oggi in sede parlamentare , è intervenuto in merito alle proposte di legge che sono state presentate al Senato in tema di lavoro, risarcimento e previdenza dei lavoratori e dei cittadini esposti all’amianto e ha sostenuto con gran forza il disegno di legge n. 1645 presentato dal Senatore Casson e altri.
Il Coordinamento da noi rappresentato raccoglie quasi tutte le associazioni degli ex esposti ed è presente in tutto il territorio nazionale (1).
Erano presenti oggi per il CNA, Fulvio Aurora, Mario Murgia, Michele Michelino e l’Avv. Andrea Di Giura che durante l’audizione hanno esposto il documento che alleghiamo per conoscenza.
Tra le varie proposte avanzate, sottolineiamo due richieste fondamentali:
a) stabilire che l’ente che si occupa del riconoscimento dell’esposizione non sia solo INAIL, ma che questa possibilità debba essere estesa ai Dipartimenti di Prevenzione delle A-USL, presenti e operanti in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale. Si rammenta che i compiti di prevenzione sono stati affidati dalla legge 833/1978 (di riforma sanitaria) al Servizio Sanitario Nazionale
b) Stabilire che i lavoratori che sono andati in quiescenza prima della promulgazione della legge 257/97 vengano risarciti con “un compenso una tantum” come previsto dal pdl 1645 articolo e che i termini della presentazione della domanda per i lavoratori ex esposti che non l’hanno, per qualsivoglia ragione presentata, vengano prorogati fino ad un anno della promulgazione della nuova legge. Tale termine non si applica ai lavoratori addetti alla de coibentazione, alle bonifiche e alle cave. Stabilire inoltre che tutti gli ex esposti in ragione della loro attività lavorativa a qualsiasi settore sono appartenuti, compresi i militari, abbiamo diritto, in egual misura ai benefici previdenziali come tutti gli altri lavoratori e che gli ex esposti ad un periodo inferiore di dieci anni hanno ugualmente diritto al riconoscimento dei benefici previdenziali ex art. 13, comma 8, a seguito di certificazione rilasciata dall’Inail o dal Dipartimento di Prevenzione dell’A-USL, così come previsto nel disegno di legge 1645.
13 gennaio 2015
ELENCO ASSOCIAZIONI ADERENTI AL CNA
1. ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO MONFALCONE,
2. ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO FVG TRIESTE,
3. ASSOCIAZIONE FINANZIERI ESPOSTI AMIANTO FVG
4. ASSOCIAZIONE REGIONALE EX ESPOSTI ORISTANO,
5. ASSOCIAZIONE REGIONALE FAMIGLIARI ESPOSTI AMIANTO LA SPEZIA,
6. ASSOCIAZIONE VITTIME AMIANTO NAZIONALE ITALIANA BRONI
7. ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO,
8. ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUTILATI ED INVALIDI DEL LAVORO,
9. ASSOCIAZIONE MEDICI PER L’AMBIENTE MILANO
10. BAN ASBESTOS ITALIA, MILANO,
11. COMITATO PER LA DIFESA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E SUL TERRITORIO SESTO SAN GIOVANNI,
12. COMITATO PERMANENTE EX ESPOSTI MILAZZO,
13. COMITATO PREVENZIONE AMIANTO LOMBARDIA,
14. CAVE ALL’AMIANTO NO GRAZIE PARMA,
15. EUROPEAN ASBESTOS RISK ASSOCIATION TRIESTE,
16. INTERFORUM, TORINO
17. LEGA AMBIENTE,
18. MEDICINA DEMOCRATICA

COORDINAMENTO NAZIONALE AMIANTO
20149 MILANO, VIA DEI CARRACI 2
Sig. Presidente della XI Commissione del Senato della Repubblica
Sigg. Senatori della XI Commissione del Senato
SENATO DELLA REPUBBLICA – ROMA
Vi ringraziamo per l’audizione che ci avete concesso al fine di dire le nostre ragioni e di entrare nel merito della proposte di legge relative al gravissimo problema dell’amianto.
Riteniamo di circoscrivere il nostro intervento ai problemi di carattere risarcitorio e previdenziale che riguardano gli ex esposti all’amianto, in quanto prevalente oggetto della Commissione del Senato. Ricordiamo però che il tema è più ampio e che la mancata approvazione del Piano Nazionale Amianto lascia scoperta tutta la materia ambientale che risulta essere fondamentale per contrastare e ridurre le patologie dovute all’amianto. Infatti l’unica vera prevenzione è l’eliminazione totale dell’amianto.
Partiamo dalla constatazione che la possibile promulgazione di una nuova legge è grandemente attesa dagli ex esposti e dalle vittime (o loro eredi) dell’amianto. Il Coordinamento da noi rappresentato raccoglie quasi tutte le associazioni degli ex esposti presenti a livello nazionale ed è presente in tutto il territorio nazionale (1).
Entrando nel merito dell’oggetto del nostro intervento intendiamo rilevare alcune difficoltà che richiedono, con urgenza, di essere risolte:
1. I tempi lunghi per avere le dovute risposte. Nello specifico dei cd “benefici previdenziali” di cui alla legge 257/92 e successive modifiche, di cui all’articolo 13 commi 7 e 8, come nota la relazione del pdl 1645 presentata il 22 ottobre 2014, non vi sono, allo stato attuale ancora tutte le risposte alle domande presentate all’Inail.
2. L’enorme contenzioso giuridico aperto in tema di benefici previdenziali. Non abbiamo dati numerici precisi (non sappiamo se sia mai stata fatta una statistica in merito), ma si tratta di migliaia di ricorsi che aumentano, a nostro avviso, indebitamente il carico di lavoro dei tribunali. Negli anni, abbiamo rilevato, che ciò non è dovuto esclusivamente a questioni di complessità della materia, se non in minima parte, ma ad una volontà politica degli enti preposti alla concessione dei contributi in ordine, non alla giustizia, ma a problemi di contenimento economico delle erogazioni. Senza, in ciò, nulla togliere agli abusi, comunque limitati, che pure sono avvenuti.
3. Altre difficoltà sono rilevate dalla non considerazione-eliminazione degli ex esposti che hanno chiuso il rapporto di lavoro prima del 1992: certamente, i più esposti alle maggiori quantità di fibre di amianto. Non solo, ma dall’avere altresì definito delle misure al di sotto delle quali non si contava l’esposizione (110 ff/l per 8 ore al giorno) pur sapendo che dal punto di vista scientifico non esiste alcun valore limite al di sotto del quale sia garantita la salute degli esposti e, ancora di più, sapendo che, salvo in casi rarissimi, nelle aziende non si effettuavano indagini. Ed ancora definendo un termine perentorio (15 giugno 2005) per presentare la domanda, tagliando così fuori migliaia di ex esposti che non avevano ricevuto l’informazione. Ci permettiamo di sottolineare, come problema indirettamente connesso, quanto è stato stabilito ora nella recentissima legge (di stabilità per il 2015 n. 190/2014) a riguardo di chi incorre in quanto stabilisce l’articolo 115 che deve presentare domanda entro il 31 gennaio del 2015. Un termine troppo stretto certamente da modificare. Non ultimo facciamo presente che altre migliaia di esposti (ad esempio gli operatori del mare (sia civili che militari) sono rimasti esclusi pur essendo stati per molti mesi dell’anno esposti all’amianto giorno e notte.
4. Alcuni processi che sono stati celebrati in quest’ultimo periodo, uno dei quali concluso in Cassazione denominato processo ETERNIT, hanno dimostrato come alcune norme proprie del diritto penale siano insufficienti o mal interpretate al fine di rispondere ad esigenze di giustizia. Quei lavoratori e di cittadini che sono stati esposti e a causa di ciò si sono gravemente e/o sono deceduti sono rimasti privi di soddisfazione alcuna per mancate condanne e risarcimento. Non di meno i territori inquinati sono rimasti per le dovute bonifiche a carico dell’Ente Pubblico. Per ciò stesso si ritiene urgente rivedere la materia e precisarla, in particolare per quanto riguarda i termini di prescrizione.
PROPOSTE:
Da tutto ciò emerge con chiarezza quali sono i nodi che la nuova legge deve risolvere, racchiusi sinteticamente nel ddl 1645 con qualche precisazione che segue:
1. Stabilire che l’ente che si occupa del riconoscimento dell’esposizione non sia solo INAIL, ma che questa possibilità debba essere estesa ai Dipartimenti di Prevenzione delle A-USL, presenti e operanti in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale. Ciò deriva dall’essenza della stessa INAIL che ha la funzione dell’assicuratore, dall’esperienza come sopra ricordato, ma anche e soprattutto dalla storia della nostra legislazione. Si rammenta che i compiti di prevenzione sono stati affidati dalla legge 833/1978 (di riforma sanitaria) al Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta, a nostro avviso, di un problema di diritto e di funzione oltre che di competenza; non un modo in cui, come qualcuno potrebbe pensare, che i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro deputati a svolgere questo compito avranno una sorta di “manica larga”. Nulla di tutto ciò.
2. Stabilire che i lavoratori che sono andati in quiescenza prima della promulgazione della legge 257/97 vengano risarciti con un compenso “una tantum” come previsto dal pdl 1645 articolo
3. Stabilire che i lavoratori ex esposti che hanno presentato domanda nei termini, e non hanno ancora ricevuto risposta siano riconosciuti o non riconosciuti entro 6 mesi dalla promulgazione della legge dalla A-USL del territorio della loro residenza.
4. Stabilire che i termini della presentazione della domanda per i lavoratori ex esposti che non l’hanno, per qualsivoglia ragione, presentati vengano prorogati fino ad un anno della promulgazione della nuova legge. Tale termine non si applica ai lavoratori addetti alla de coibentazione, alle bonifiche e alle cave.
5. Stabilire che tutti gli ex esposti in ragione della loro attività lavorativa a qualsiasi settore sono appartenuti, compresi i militari, abbiamo diritto, in egual misura ai benefici previdenziali come tutti gli altri lavoratori.
6. Stabilire che per dimostrare l’avvenuta esposizione è sufficienze l’appartenenza ad un settore di lavoro cui è noto l’impiego di amianto, nonché la presenza e il lavoro permanente in un luogo di lavoro in cui l’amianto veniva impiegato e/o dove si sono verificate fra i lavoratori patologie proprie dell’esposizione all’amianto. Nella fattispecie se si sono verificati casi di lavoratori colpiti o deceduti per mesotelioma pleurico o peritoneale, si debba ritenere che nessun altra dimostrazione sia necessaria.
7. Stabilire che gli ex esposti ad un periodo inferiore di dieci anni hanno ugualmente diritto al riconoscimento dei benefici previdenziali ex art. 13, comma 8, a seguito di certificazione rilasciata dall’Inail o dal Dipartimento di Prevenzione dell’A-USL, così come previsto nel disegno di legge 1645.
8. Stabilire che i famigliari dei lavoratori ex esposti, deceduti per malattie asbesto correlate, che non hanno presentato domanda dei benefici previdenziali ne possano chiedere la rivalutazione.
9. Stabilire che il termine del 31 gennaio 2015 di cui alla legge 190/2014 l’ articolo 115 venga modificato nel 30 giugno 2015.
10. Stabilire che la “Legge Fornero” (n. 214/2011 – articolo 24) non si applichi ai lavoratori esposti o ex esposti all’amianto.
Roma, 13 gennaio 2015

domenica 21 dicembre 2014

LE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL COORDINAMENTO NAZIONALE AMIANTO, RIUNITE A MILANO IL 18 DICEMBRE CHIEDONO ...

Al Presidente del Senato

Ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari

E’ PROSSIMO IL VOTO FINALE DEL SENATO SULLA LEGGE DI STABILITA’. LE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL COORDINAMENTO NAZIONALE AMIANTO, RIUNITE A MILANO IL 18 DICEMBRE  CHIEDONO AI SIGNORI SENATORI DI VOTARE GLI EMENDAMENTI GIA’ APPROVATI IN COMMISSIONE BILANCIO CONSIDERANDO CHE IL FONDO PER LE VITTIME DELL’AMIANTO NON PROFESSIONALI (EX ESPOSTI DOMESTICI E AMBIENTALI) DEBBA ESSERE FINANZIATO A CARICO DELL’INAIL IN MISURA PARI A QUELLO STABILITO PER LE VITTIME PROFESSIONALI; ED ALTRESI CHE INSIEME ALLO STANZIAMENTO PER LE    BONIFICHE DI ETERNIT CASALE M. E ETERNIT BAGNOLI SIA DEFINITA UNA PARI CIFRA PER LE BONIFICHE DEGLI ALTRI STABILIMENTI CON IL MEDESIMO PROBLEMA: FIBRONIT DI BRONI, CEMAMIT DI FERENTINO, MATERIT DI MATERA, SACELIT DI SAN FILIPPO DEL MELA, SARDIT DI ORISTANO.

Ringraziamo per l’attenzione


Sottoscrivono la lettera:

A. D. L. – Varese
Ass.Italiana Esposti Amianto (AIEA) Nazionale
Avani - Broni
Comitato per la difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro – Sesto San Giovanni (Mi)
Comitato Amianto Lombardia – Milano
ISDE (Medici per l’Ambiente) - Milano
Medicina Democratica Nazionale
Rete per il Diritto alla Salute –Milano e  Lombardia
Unione Sindacale di Base - Milano


Milano, 19 dicembre 2014

martedì 16 dicembre 2014

INCONTRO / RIUNIONE - PROCESSO ETERNIT E PROCESSI SU AMIANTO A MILANO E IN LOMBARDIA

INCONTRO RIUNIONE - PROCESSO ETERNIT E PROCESSI SU AMIANTO A MILANO E IN LOMBARDIA

"annullato senza rinvio per prescrizione" Sono le gelide parole pronunciate dal presidente della 1 sezione di Cassazione il 19 novembre scorso che hanno cancellato un enorme lavoro fatto in precedenza dal Procuratore Guariniello, da tanti altri giudici, avvocati, consulenti tecnici. 
Sono stati cancellati 18 anni di carcere, inflitti nel processo di appello a Stephan Schmidheiny, uno degli uomini più ricchi de mondo, della più grande multinazionale del cemento.amianto, presente in molte parti del mondo sotto vari nomi, principalmente conosciuta come ETERNIT.
In questo momento in Lombardia sono in atto diversi processi che hanno come oggetto l'amianto e come soggetti accusati i principali responsabili e come soggetti coinvolti le vittime e i loro famigliari  di diverse aziende: Montedison (Mantova), Fibronit (Broni), Enel (Turbigo), Pirelli (Milano), Breda (Sesto), Alfa Romeo (Arese).

A partire dall'Eternit vogliamo discutere anche di questi processi, per capire il significato, studiare e decidere delle possibili iniziativi ulteriori da attuare il prossimo anno.

INTERVERRA' ALL'INIZIO LUIGI MARA, CONSULENTE DELLE ASSOCIAZIONI DEGLI EX ESPOSTI E DELLE VITTIME IN TUTTI I PROCESSI INDICATI e in successione  i consulenti e rappresentanti delle associazioni che ci saranno.

Le associazioni che organizzano sono: AIEA, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, Medicina Democratica, la Rete per il diritto alla salute di Milano e Lombardia

L'incontro si svolgerà il 18 DICEMBRE ore 15 STAZIONE CENTRALE DI MILANO

martedì 9 dicembre 2014

PER LA DIFESA E AFFERMAZIONE DEL DIRITTO ALLA SALUTE: INCONTRO A MILANO MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 20.00 promosso da Rete per la Salute di Milano e Lombardia


PER LA DIFESA E AFFERMAZIONE DEL 
DIRITTO ALLA SALUTE
UN TESTO DI ANALISI E PROPOSTE 

La situazione strutturale del comparto della sanità è oggi caratterizzata da una formidabile messa in discussione del diritto alla salute garantito dalla Costituzione (art. 3, 32 e 41 Cost.): un sistema (SSN) pubblico, universale, gratuito, finanziato dalla fiscalità generale, ugualitario, comprensivo di prevenzione e riabilitazione.
Tale diritto è indebolito dal sistema corruttivo e clientelare, dalla forza delle corporazioni mediche, dalle riduzioni di personale, dalla debolezza dei contratti e dal loro mancato rinnovo. Hanno operato in questo senso l’introduzione dei ticket, l’invadenza partitica e la corruzione, l’approvazione del nuovo titolo V della costituzione (2001) che affida la Sanità alle Regioni, la scelta dell’aziendalizzazione che comporta una sanità fondata su logiche di bilancio, la  progressiva esternalizzazione dei servizi, l’introduzione della libera professione intramoenia,  il blocco del turn over con le conseguenze sulle condizioni di lavoro, gli interventi di limitazione di bilancio e la Spending review.
Ora però il diritto stesso è messo in discussione dalle scelte e decisioni economiche del sistema – nello specifico dalle oligarchie capitalistiche che lo reggono a livello mondiale ed europeo.  La crisi economica mondiale ha infatti orientato i possessori di capitali esuberanti a ricercare, in Italia come altrove, nuove occasioni di lucro nei servizi e nella Sanità privata sostenuta peraltro con il denaro pubblico.
Le proposte dei “nuovi” trattati: il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership)  e il TISA (Trade in Service Agreement), piegano i servizi, le strutture e quant’altro alle necessità di profitto dei produttori di beni e servizi. Non è da oggi che questo avviene, ma ora viene formalizzato fino a togliere i diritti rimasti e la possibilità di difenderli.
Il PATTO PER LA SALUTE (accordo Stato-Regioni del 2014) ne è un’espressione concreta. In esso si stabilisce il livello di finanziamento per i prossimi 3 anni per il Servizio Sanitario Nazionale – comunque passibile di ulteriore riduzione se le “esigenze di bilancio” lo determineranno – penalizzando le categorie più deboli: anziani cronici, malati mentali (adulti ed età evolutiva), disabili, minori, tossicodipendenti (art. 6 del Patto).
A questo stato di cose risulta difficile contrapporsi: l’attuale sistema medico-industriale è molto potente. E’ in grado non solo di influenzare le scelte delle oligarchie dominanti (economiche e politiche), ma è parte delle stesse. Le contraddizioni, peraltro secondarie rispetto alla ricerca di profitto, non mancano, ma non è semplice inserirsi per acuirle.
Le forze “di classe” in campo non sono nelle condizioni attuali in grado di contrastare in modo radicale tale sistema, anche se vi è un variegato movimento di lotta per la salute che però è molto frammentato e, salvo eccezioni, non pensa sia necessario unirsi per contrapporsi, per articolare la difesa. Anche perché non vi è unanimità di vedute.
E’ possibile ed è doveroso, quindi, organizzarsi per ottenere in primo luogo risultati parziali e, da questi, risalire ad un livello di coscienza più generale che induca le organizzazioni che si rifanno al “movimento” ad unirsi e maturare la stessa comprensione e la stessa teoria.
COSTITUIRE UNA RETE PER LA SALUTE. L’analisi della realtà ci dice che se in questo momento non è possibile costituire un movimento unitario, è forse possibile avere una relazione fra pari, stabilire obiettivi comuni e condivisi e operare con adeguate forme di lotta, per raggiungerli. Per costruire questa rete occorre stabilire delle regole, degli incontri periodici, dei temi comuni, dai quali fare discendere le iniziative e le lotte e per quanto possibile coordinarle.
Il punto di partenza è la concezione del diritto alla salute, piuttosto che quella, più limitata, del diritto alla sanità. Salute è la condizione di benessere fisico e psichico ma anche il nostro diritto di rimanere sani, di non venire avvelenati dall’inquinamento, e in genere di  ottenere la garanzia della prevenzione primaria, ecc. Sanità è l’insieme delle funzioni, delle strutture, delle procedure, e delle persone che hanno il compito di tutelare la salute. Sanità è solo una parte del diritto alla salute: contano di più il reddito, l’istruzione, il lavoro e le sue condizioni, la condizione ambientale, la situazione abitativa e quella culturale. 
Difficile agire su tutto, ma è possibile scegliere temi ed iniziative di lotta legate al proprio territorio e ambiente. Occorre poi riflettere e opporsi alla sanità che contrasta con la salute: l’espansione continua di strutture, strumenti, prestazioni non giustificate, nuovi ospedali imposti dalla ricerca del profitto, tecnologie presunte più evolute, nuovi farmaci copia dei precedenti e non sufficientemente testati, prestazioni poco utili e addirittura dannose.  Un altro nodo è quello di considerare secondari gli interventi sanitari e socio sanitari a favore di categorie che sono poco remunerative. Da qui la forza che assumono le compagnie di assicurazione e la necessità, espressa di nuovo dal patto per la Salute, ma già praticata, anche da diversi sindacati, di contrarre polizze di sanità integrativa.

devono essere messe in discussione tutte le forme che si dirigono verso la mercificazione della sanità e di conseguenza della salute:
·           no al finanziamento a prestazione (drg e creg),
·           no alla libera professione intramoenia,
·           no alla sanità integrativa,
·           no alla trasformazione della sanità in assistenza.
·       no alla monetizzazione della salute (e della sanità): i ticket, le rette delle rsa/rsd, i voucher ma ripristinare i servizi domiciliari.
la sanità deve essere pubblica, universale e gratuita 
(pagata dalla fiscalità generale)
Restringendo il campo territoriale, limitandoci a Milano e Lombardia, si dovrebbe discutere di una piattaforma della nascente rete-movimento, entrando nel merito e definendo modalità e tempi, per cui occorre:
1.   come per la scuola, difendere il servizio pubblico e  pretendere che mantenga i necessari livelli di funzionalità;
2.    organizzare incontri tematici tra Comitati e soggetti membri della rete e con chiunque altro per fare crescere una cultura comune su sanità e salute;
3.      opporsi alla chiusura/ridimensionamento degli ospedali e dei servizi territoriali, in particolare: Ospedale San Carlo, San Paolo, SERT, Consultori, SPRESAL  ecc.;
4.        contrastare il taglio di posti letto (oltre 7000 posti persi in 3 anni e 45.000 dal 2000 al 2009);
5.        denunciare le forme di privatizzazione dirette e indirette;
6.  opporsi specie alle “dimissioni selvagge” dagli ospedali delle persone malate croniche e non autosufficienti;
7.       contrastare speculazioni come la costruzione della Città della Salute ;
8.       rivendicare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) per le donne che ne hanno necessità, e contrastare ogni ostacolo a contraccezione, aborto e maternità assistita, compreso l’uso fazioso dell’obiezione di coscienza;
9.      opporsi all’esautoramento delle funzioni di controllo dei Servizi di Prevenzione e sostenere strumenti di controllo di base specialmente per quanto riguarda la salute nei Luoghi di Lavoro;
10.  contrastare ogni peggioramento dei contratti, ogni attacco alle condizioni di lavoro del personale e garantirne la protezione nelle emergenze (es. la  pandemia dell’Ebola);
11.    combattere le esternalizzazioni.
12. garantire l’applicazione delle leggi che devono assicurare un piano di bonifica e risanamento dall’amianto, in particolare di scuole ed edifici pubblici e il sostegno alle vittime e ai familiari.

TAGLI ALLA SANITA' PUBBLICA




sabato 22 novembre 2014

Eternit: una sentenza vergognosa (da Medicina Democratica)


Eternit: una sentenza vergognosa

eternit_fotoaula-anteprima-600x450-583715Il 19 novembre Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute – onlus e l’Associazione Italiana Esposti Amianto – onlus hanno seguito il processo per Cassazione al seguito delle richieste di riforma della sentenza della Corte d’Appello di Torino del maggio 2013 , formulate dai difensori dell’accusato, Stephan Schmidheiny (condannato a 18 anni di reclusione) e dei responsabili civili.
Alle ore 21 i responsabili di MD e AIEA hanno ascoltato insieme ai famigliari delle vittime, alle associazioni, ai sindacati, agli esperti, alle molte delegazioni straniere presenti, il dispositivo della sentenza che “ha liberato”, non con l’assoluzione, ma con la prescrizione, gli imputati dalle pene e dai risarcimenti loro comminati.
La reazione, tanto evidente, quanto pronta e spontanea è culminata con un coro dominato dalla parola “vergogna!”. MD e AIEA hanno seguito il convegno internazionale indetto, da BAN Asbestos Italia e dal Coordinamento nazionale Amianto, della mattina del 20, presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati cui hanno partecipato delegazioni straniere comprendenti Ban Asbestos Francia, CAOVA (Svizzera), Ban Asbestos Spagna.
Sono stati citati due libri appena scritti, i cui titoli sono sembrati adeguati a descrivere la sentenza: il primo dello spagnolo Francisco Baetz Bequet “Un genocidio impune” (un genocidio impunito) e il secondo di Annie Thebeau-Mony (Associazione Henry Peserat – Francia) con il titolo “La science asservie” (la scienza asservita).
Libri che sono sembrati essere stati scritti nella notte dopo la sentenza e di cui il primo esprime la più immediata conseguenza e il secondo le modalità cui ad essa si è arrivati. Un’enorme divaricazione fra verità storica e verità giuridica, sintetizzata dal Procuratore Generale Francesco Iacoviello che ha chiesto alla fine della sua requisitoria “l’annullamento senza rinvio” della sentenza d’Appello, propendendo per il diritto (o una concezione burocratica del diritto come ha affermato il sen. Casson) piuttosto che per la giustizia.
Una posizione di sconforto che offende le migliaia di vittime ed aumenta la diffidenza nei suoi confronti da parte dei cittadini. Abbiamo imparato che “il disastro” viene, dalla concezione di cui sopra considerato a sè, senza valutarne le conseguenze e che il principale accusato, una volta uscito dalla direzione dell’impresa, doveva essere sciolto dalla sua imputazione. In questo modo i processi che riguardano lavoratori o cittadini, esposti a sostanze tossiche e cancerogene che producono danni e morte dopo decenni, come nel caso dell’amianto, non potrebbero mai essere celebrati.
E’ evidente che deve essere posta la questione della prescrizione per riformarla concretamente, per togliere ogni alibi. Potrebbe essere eliminata, per via legislativa urgente, per i crimini da lavoro e ambientali che producono malattia e morte.
Ma, temiamo, in un momento in cui “l’impresa” assurge a centro del momento storico che si sta vivendo , dove tutto viene ad esserle subordinato, questa posizione non troverà molto spazio. (Si pensi anche a quanto si sta preparando in tema di relazioni e accordi internazionali: TTIP- TISA. 
Le leggi nazionali e pure la Costituzione dovrebbero essere sottomesse alle necessità – di profitto- delle multinazionali e di coloro che, con un nome e cognome, le reggono e ne decidono la politica). 
Che fare dunque? Proseguire nella lotta – è l’unanime grido dei partecipanti, vittime ed ex esposti, rafforzare i rapporti, costruire piattaforme comuni, dando una forma organizzata a Ban Asbestos Europa, così come espresso nel “Manifesto di Roma” approvato alla fine del incontro alla Camera.
Per quanto concerne lo specifico della sentenza ETERNIT verificare ed agire, dove è possibile, con denunce che partano dai singoli ex esposti, danneggiati moralmente e fisicamente; verificare altresì la possibilità, una volta lette le motivazioni della sentenza, di ricorre alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
Roma, 20 novembre 2014
PER AIEA Armando Vanotto
PER MD Fulvio Aurora