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giovedì 3 marzo 2016

"Nessun confronto con il Governo". I medici confermano lo sciopero del 17 e 18 marzo, che si preannuncia senza precedenti (da controlacrisi.org)

"Nessun confronto con il Governo". I medici confermano lo sciopero del 17 e 18 marzo, che si preannuncia senza precedenti



Sono state attivate oggi le procedure ufficiali che porteranno allo sciopero nazionale dei medici dipendenti, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali, dei dirigenti sanitari del Ssn dalle ore 00.00 del 17 marzo alle ore 24.00 del 18 marzo.
"In assenza di un confronto e di una intesa programmatica con il Governo, continua, come preannunciato, la mobilitazione di tutti i medici, a prescindere dallo stato giuridico, e dei dirigenti sanitari, per il rilancio della sanità pubblica a garanzia dell'accesso alle cure dei cittadini e per la valorizzazione del loro ruolo e del loro lavoro. Contro l’invadenza pervasiva della burocrazia ed il disinteresse della Politica e della azione di Governo, intendiamo ricostruire insieme ai cittadini, come testimoniato nella grande manifestazione svoltasi il 20 febbraio a Napoli, un sistema sanitario oggi a pezzi",come si legge in un comunicato di Anaao-Assomed.
La sanità si ferma, così, per la prima volta nell’ultimo decennio, per 48 ore consecutive, garantendo i servizi di urgenza ed emergenza.
Nei prossimi giorni le diciotto sigle che hanno indetto la protesta daranno il via a 100 assemblee in 100 città per sensibilizzare i cittadini e mobilitare i medici, che si atterranno rigorosamente al rispetto del debito orario contrattuale.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Welfare/2016/3/1/46830-nessun-confronto-con-il-governo-i-medici-confermano-lo/

lunedì 15 febbraio 2016

Sanità, i medici non credono al miliardo e mezzo di Lorenzin e tirano dritto verso lo sciopero. Il giallo della convocazione

Sanità, i medici non credono al miliardo e mezzo di Lorenzin e tirano dritto verso lo sciopero. Il giallo della convocazione
Non si ferma il percorso di lotta dei medici ospedalieri e del Servizio Sanitario nazionale. Il miliardo e mezzo fatto balenare dalla ministra Lorenzin non li convince. 
“Credo che siamo ancora alle mezze verità e alla ricerca dello scoop - dice il segretario dell'Anaao-Assomed, Costantino Troise ai microfoni di Radio Rete Edicole in una intervista -. Potrà essere vero, ma non bisogna dimenticare che l’anno prossimo è previsto a carico delle regioni un taglio di quattro miliardi”. “E comunque la spesa sanitaria in rapporto al Pil – ha aggiunto Troise - è in decrescita. Il rapporto spesa sanitaria/pil ci colloca tra le ultime posizioni in Europa”.
Troise, che ha riconfermato lo sciopero del 17 e 18 marzo indetto con altre 17 sigle sindacali del settore, ha messo in dubbio che questo eventuale surplus contabile, legato essenzialmente alle previsioni di aumento del Pil, possa stare effettivamente nelle disponibilità del ministero della Sanità, lasciando intendere che in realtà il rubinetto è in mano al ministro dell’Economia.
Troise ha poi messo in evidenza che la convocazione della ministra Lorenzin non è arrivata ai sindacati ma all’Ordine dei medici, con una dicitura in aggiunta che consente la partecipazione solo ad un numero limitato di sindacalisti.
“Irrituale e singolare che per invitarci al confronto – ha detto Troise – si chiami l’ente di previdenza dei medici. Si parla a nuora perché suocera intenda? Siamo nella piena confusione e nel nervosismo. Anche nel mondo politico si accorgono di aver provocato un pasticcio per risparmiare cento milioni che poi nemmeno verranno risparmiati".

domenica 23 novembre 2014

Juncker,multinazionali e.. TTIP

riceviamo da Carmine Curcio , Macchinista FS, e pubblichiamo: 
Juncker,multinazionali e.. TTIP
Jean-Claude Juncker è il nuovo presidente della Commissione Europea, ex presidente dell’Eurogruppo per otto anni, governatore della Banca Mondiale per sei anni governatore al Fmi e primo ministro del Granducato  di Lussemburgo per diciotto anni, un caso di rimarchevole longevità politica, quasi pari a quella di Greenspan alla Fed .

Lo stesso Juncker è in prima fila nel chiedere agli stati europei sacrifici e tagli per rimettere a posto i conti pubblici e diminuire debiti e deficit. Oggi sappiamo che molti dei peggiori paradisi fiscali del pianeta sono di fatto nella "virtuosa" Unione Europea o sotto il diretto controllo dei paesi Ue e tra questi il Lussemburgo ha un’enorme percentuale di capitali attratti rispetto al totale in fuga verso l’estero. Significativa è l’avanzata delle Top 200 multinazionali del mondo che registra nei profitti una crescita negli ultimi quindici anni di oltre quattro volte e mezzo; i
dipendenti, invece, crescono solo due volte come conseguenza di un assetto produttivo in rapida trasformazione. Come tutte le imprese anche le multinazionali detestano i costi, primi fra tutti le tasse. Per questo fanno ampio ricorso ai paradisi fiscali, quei territori, cioè, con alti gradi di segretezza e agevolazione fiscale, appunto tra questi il Lussemburgo grande come tre quarti della Val d’Aosta con una popolazione inferiore a quella di Genova ed il Pil pro capite più alto al mondo (2012). Pochi, ricchi, felici. Come fanno? L’86% della ricchezza è data da servizi e in particolare dalle 152 banche che ivi risiedono, più le finanziarie, i fondi e le 9.000 holding che si godono il vantaggioso ecosistema
lussemburgheseLa stranezza è un j’accuse di un’inchiesta del cosiddetto consorzio internazionale del giornalismo nei confronti di Juncker che riguarda cose più che risapute, ovvero gli sconti fiscali che sono applicati in Lussemburgo un trattamento fiscale ridotto al minimo, il 2% appena per gruppi finanziari, grandi patrimoni e multinazionali tra cui Ikea a Finmeccanica, da Deutsche Bank a Unicredit a Fiat. Ma che scandalo è? Che il Lussemburgo fosse un paradiso fiscale lo sapevano tutti ! In realtà Juncker ha fatto cose che sono alla base  della governance europea, con quell’idea di liberalizzazione assoluta insita nel trattato di Lisbona come nella direttiva Bolkenstein che prevedeva che se gli stati messi in concorrenza sul terreno fiscale, avrebbero finito per abolire o rendere puramente simbolica la tassazione sulle attività economiche. Tanto gli stati avrebbero recuperato denaro dalla abolizione progressiva del welfare. Una logica che è alla base anche del nuovo trattato transatlantico (TTIP) e che anzi viene da esso portata all’estremo e al punto di non ritorno. Anzi è proprio per questo che Juncker è stato eletto.
Ecco un esempio semplificato di una pratica perfettamente lecita di tassazione :
Soggetto A: multinazionale che vende abbigliamento con sede legale in Italia.
Soggetto B: azienda che produce materialmente i capi residente in un paese con bassi costi del lavoro (es. Cina),
Soggetto C: filiale dell'impresa italiana A residente in un paradiso fiscale (es. Panama).
  I capi d'abbigliamento vengono confezionati da B a un costo di 10 euro l'uno e vengono venduti ai consumatori in Italia a 100 euro. Se il passaggio avvenisse direttamente da B ad A, quest'ultima avrebbe un utile(semplificato) di 90 euro e dovrebbe pagare le tasse su questo profitto con le aliquote previste in Italia.
  Ma l’impresa A costituisce una filiale C in un paradiso fiscale. Sarà quest'ultima ad acquistare il capo d'abbigliamento da B a 10 euro e a rivenderlo a sua volta alla casa madre A a 100 euro. A questo punto l'utile di 90 euro risulta realizzato nel paradiso fiscale dove non esiste una tassazione dei profitti. In Italia non risulta alcun utile perché la casa madre ha comprato e rivende allo stesso prezzo. Quindi non ci sono tasse da pagare.
  In alcuni casi la vendita finale può risultare anche in perdita (per esempio se A compra da C a 110 euro) e quindi la società italiana può addirittura beneficiare di sgravi fiscali e altre forme di sostegno. Pagate da tutti i contribuenti. Con questa pratica infatti il Lus­sem­burgo si difende: “non c’è nulla d’ille­gale”, spiega il mini­stro delle finanze, Pierre Gra­me­gna, “abbiamo solo appli­cato le nostre leggi”, con­si­de­rate “patri­mo­nio nazio­nale”.
Ritornando alle critiche a Juncker forse la chiave sta nel suo manifesto per l’elezione a presidente della commissione Ue l’ex primo ministro lussemburghese che aveva fiutando nell’aria una reazione della cittadinanza e la fragile situazione di alcuni governi necessari al massacro sociale  aveva dichiarato: “non voglio sacrificare la sicurezza, la salute, le norme sociali e protezione dei dati in Europa sull’altare del libero scambio. Né accetto che la competenza dei giudici in  Stati membri dell’UE sia limitata dai regimi speciali per le controversie con gli investitori “.
L’ironia sul “rigorista” Junker che poi si rivela l’arcangelo del paradiso fiscale chiamato Lussemburgo, è fuori luogo: il rigore europeo si riferisce esclusivamente agli strumenti con cui si deve far fronte al debito pubblico e al deficit di bilancio: cioè ai massacri a danno del welfare, della scuola, della sanità, dei beni pubblici svenduti a privati e all’aumento delle tassazioni indirette (iva, accise e via dicendo) che colpiscono tutti. Davvero Juncker non ha nulla del burocrate, rappresenta una enorme massa di profitti, la stessa che ha servito come premier del Lussemburgo e ora come presidente della commissione, per volontà dei capi di stato europei che lo sostengono in Europa. Come più volte ho ripetuto penso che <la politica oramai abbia abdicato, non è più sovrana sulle questioni economiche aspetta solo indicazioni da multinazionali ed enti sovranazionali come FMI,BM,Bce ec ; il potere è in mano a società private che ormai regolano la totalità degli aspetti economici, politici e sociali delle nostre società e delle nostre vite. Ecco a questo punto non è il debito di oggi che deve farci paura ma è il domani che hanno preparato alle popolazioni e penso che sia importante domandarci da che parte stare: dalla parte delle politiche che rafforzano il potere e la ricchezza dell’1% della popolazione o quelle realmente difendono i diritti e l’equa ricchezza del 99% della popolazione?>
21 11 2014 Carmine Curcio
p.s. paradisi fiscali (grafico qui di seguito)

domenica 31 agosto 2014

L’ Italia taglia welfare e posti di lavoro P.A. mentre versa miliardi di euro in Europa !

Riceviamo e pubblichiamo: 
L'Italia è il terzo contribuente netto dell'Ue. Il budget annuale dell'Unione europea è di circa 140 miliardi di euro, ovvero poco più dell'1% del Pil complessivo degli Stati membri. Le risorse versate dall'Italia all'Ue sono aumentate dai 14 miliardi di euro del 2007 ai 16,4 miliardi del 2012, mentre gli accrediti effettuati dall'Unione nel periodo si sono aggirati intorno ai 9-11 miliardi all'anno, determinando dal 2002 al 2013 così un consistente saldo a nostro svantaggio  - €4.994,17 milioni di euro ( - 4.994.170.000 euro) annui!
Esistono tre tipi di risorse per colmare questo contributo al sistema europa:
• le risorse proprie tradizionali: sono costituite principalmente dai dazi doganali sulle importazioni provenienti dai paesi extra UE e dai prelievi sullo zucchero. Nel QFP 2007-2013 gli Stati membri hanno trattenuto il 25 % degli importi a titolo di spese di riscossione;
• la risorsa propria basata sull’imposta sul valore aggiunto (IVA): si tratta di un’aliquota uniforme dello 0,3 % che, tranne qualche eccezione, è applicata sulla base IVA armonizzata degli Stati membri;

• la risorsa propria basata sul prodotto nazionale lordo: ogni Stato membro trasferisce al bilancio dell’UE una certa percentuale della propria ricchezza (espressa in PNL, nel 2012 era lo 0,7554 %). Benché fosse stata concepita come strumento di riequilibrio, è diventata la principale fonte di entrate del bilancio dell’UE, rappresentando circa il 70 % del gettito totale.
Altre fonti di entrata (circa il 6,2 % nel 2012) sono costituite da imposte e altre trattenute sulle retribuzioni del personale dell’UE, interessi bancari, contributi di paesi extraeuropei ad alcuni programmi, interessi di mora e ammende.

Da aggiungere a tutto ciò i miliardi versati dall'Italia e dai paesi dell'eurozona nel MES ,più gli interessi sul debito pubblico e quelli da versare ogni qualvolta che viene richiesto denaro alla Bce !
I nostri politici ed i Media però con la solita storiella dei falsi invalidi, evasori, tagli-riforme senato, province, leggi elettorali, alzamento dell’età pensionabile, riduzione del costo del lavoro,privatizzazioni, flessibilità e competitività <raccontano>,ai cittadini,che il tutto occorre a ridurre il debito Pubblico ! Intanto ricchezze che si accentrano sempre più in
poche mani e disastri economici in molti stati sono realtà che passano come effetti collaterali e non come disastri umanitari .

 30/08/2014  a cura di Carmine Curcio, Macchinista FS

p.s.   I 4 miliardi pagati dall’Italia
<Ad esempio l’anno scorso lo Stato italiano ha pagato alla Bce interessi per circa 4 miliardi di euro sui 102 miliardi presenti nell’Smp **. E’ una cifra importante pari a metà delle tanto tormentate coperture per il bonus di 80 euro. L’8% la Bce lo trattiene in bilancio. Il restante 92% lo ripartisce tra le varie banche centrali europee, che possono trasferire periodicamente poi gli utili ai propri governi. Tenuto conto che il riparto si fa in proporzione al peso dei vari Stati membri dell’eurozona, la maggior parte delle quote di questi interessi (circa il 40%) va alla Bundesbank e alla Bank of France.
Conti alla mano, se è vero che gli acquisti della Bce hanno tenuto sotto controllo lo spread, è anche vero che l’Smp ha trasferito dallo Stato italiano alla Bundesbank poco meno di 1,5 miliardi di euro di interessi solo nel 2013. Il modo in cui l’Smp è stato realizzato evidenzia uno dei numerosi difetti architetturali dell’euro ma questa recente decisione va nella giusta direzione e va cavalcata. Adesso che l’Smp non si sterilizza più, perché la Bce ha deciso di tenersi quasi 170 miliardi di euro di titoli di Stato, va completata l’opera stabilendo che questa detenzione sarà fino a scadenza dei titoli e che non comporta pagamento di interessi. Anzi è arrivato forse il momento di restituire quelli già pagati sinora alla Bce dai paesi periferici in difficoltà. Insomma operare come la Fed muovendosi per il benessere di tutti gli Stati (Uniti) d’Europa.>
**( Il programma Smp portò alla Banca centrale oltre 220 miliardi di euro di titoli di Stato, di cui 102 erano italiani. Tutti ricordano che nel momento più critico della crisi, nel 2011, la Bce decise un programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi periferici per tenere sotto controllo lo spread con il bund tedesco; si trattava del Securities Market Programme (Smp). La Bce temporaneamente «stampava» moneta per comprare i titoli di Stato dei Paesi periferici in difficoltà; la nuova moneta sarebbe poi stata «eliminata» nel momento in cui i titoli venivano de facto venduti sul mercato.)