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martedì 9 febbraio 2016

LOMBARDIA : RISULTATI ELEZIONI RSU e RLS TRENORD 2016


RLS risultati elettorali voti validi 2016 
TRENORD suddiviso per Settore e per Sindacato


RISULTATI LOMBARDIA ELEZIONI RSU e RLS GRUPPO FSI (Ferrovie dello Stato Italiane, nov 2015)

RSU risultati elettorali voti validi Lombardia 2016 
Gruppo FSI suddiviso per Collegio Elettorale e per Sindacato


RLS risultati elettorali voti Lombardia 2016 
Gruppo FSI suddiviso per Collegio Elettorale e per Sindacato

RISULTATI NAZIONALI ELEZIONI RSU e RLS GRUPPO FSI (Ferrovie dello Stato Italiane, nov 2015)

 risultati elettorali voti validi 2016 
suddiviso per società del Gruppo e per Sindacato

raffronto risultati elettorali voti validi tra elezioni 2004 e 2016 

suddiviso per Sindacato

venerdì 5 febbraio 2016

LOMBARDIA Le previsioni al 2016: impiego di lavoro (dati ISFOL)

da 
http://fabbisogni.isfol.it/dati/medio_termine/mediotermine_intera%20economia_2016_regioni/LOMBARDIA_settori_2011-2016.pdf


LOMBARDIA Le previsioni al 2016: impiego di lavoro 

La previsione relativa alla dinamica occupazionale che la Lombardia sperimenterà nel corso del periodo 2010-2016 1 mostra una variazione media annua negativa, pari allo 0.1 per cento, che comporterà una riduzione dei livelli occupazionali rispetto a quanto si osservava nel 2009, ma anche rispetto al 2007 (ovvero nella situazione pre-crisi). La differenza tra l’occupazione prevista al 2016 e il dato al 2009 è di circa 23 mila occupati, pari ad una diminuzione del 48.7 per cento. Come si può vedere dal grafico allegato, le contrazioni di occupazione si concentreranno nella prima parte del periodo di previsione (almeno fino al 2013), dopodiché si osserverà una ripresa dell’occupazione regionale che però sarà modesta e non permetterà di recuperare tutte le perdite cumulate. Nel 2016 il numero di occupati sarà pari a 4 milioni 625 mila.


È l’industria in senso stretto, in cui sono impiegati il 26 per cento degli occupati lombardi, il settore dove si registreranno le perdite occupazionali più consistenti nel periodo di previsione. D’altra parte, il crollo dei livelli produttivi in questo settore ha determinato un generale ridimensionamento del numero di occupati, particolarmente intenso in quelle regioni (come la Lombardia) dove più elevata è l’incidenza dell’industria sull’occupazione complessiva. La flessione prevista dell’occupazione è pari allo 0.9 per cento in media all’anno; di conseguenza, il numero di occupati è atteso ridursi di quasi 72 mila persone. Tale variazione rappresenta un ulteriore peggioramento della dinamica della forza lavoro occupata nell’industria lombarda, dal momento che già nel periodo precedente si era avuta una riduzione media annua dello 0.2 per cento. Nel complesso nel 2016 il numero di occupati scenderà a un milione 124 mila addetti




martedì 9 dicembre 2014

Lavoro e salute: gli operai vivono cinque anni in meno dei dirigenti (da Repubblica.it) Uno studio dell'Inmp, l'istituto delle malattie della povertà, evidenzia...

http://www.repubblica.it/salute/2014/12/02/news/lavoro_e_salute_gli_operai_vivono_cinque_anni_in_meno_dei_dirigenti-101949460/?ref=HREC1-28

Lavoro e salute: gli operai vivono cinque anni in meno dei dirigenti

Uno studio dell'Inmp, l'istituto delle malattie della povertà, evidenzia come la mancanza di beni materiali e il basso titolo di studio rendano più fragili i lavoratori
 

ROMA - Le differenze sociali pesano anche sulla longevità. Un dirigente maschio può contare su un'aspettativa di vita di cinque anni più elevata rispetto ad un operaio non qualificato della sua stessa età. E le aspettative crescono progressivamente salendo lunga la scala sociale. La povertà minaccia la salute, dunque. Mancanza di beni materiali e reti di aiuto, disoccupazione, lavoro poco qualificato, basso titolo di studio sono tutti elementi che rendono più fragili i cittadini, in Italia come in Europa: si ammalano di più, guariscono meno, perdono autosufficienza. E se si potessero cancellare con una bacchetta magica queste disuguaglianze, si stima un possibile 'risparmio' di più del 25% delle morti tra gli uomini e di oltre il 10% tra le donne.
Questi alcuni dati di cui si è parlato al convegno promosso, oggi a Roma, dall'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e delle malattie della povertà (Inmp). Nel corso dell'incontro è stato presentato il 'Libro bianco sulle diseguaglianze in salute': una dettagliata fotografia del Paese che è stata sviluppata in accordo con gli obiettivi di contrasto ai gap in tema di salute, previsti nel progetto interregionale Inmp 2013-2015.
Secondo i dati riferiti dall'Istituto, il rischio di morire cresce regolarmente con l'abbassarsi del titolo di studio. Tra gli uomini, considerando un il rischio di un laureato, la mortalità cresce del 16% nel caso di diploma di maturità; del 46% con il solo titolo delle scuole medie, e del 78% con quello delle elementari. Un fenomeno che si verifica anche per le donne e riguarda tutti gli indicatori di salute: ammalarsi, restare a lungo con la malattia, finire male a causa di una patologia. In Europa si osservano diseguaglianze più moderate nei Paesi mediterranei, intermedie nell'Europa continentale, molto più intense all'Est. Anche in Italia si registrano differenze maggiori nelle regioni del Sud. La variabilità delle differenze mostra, secondo l'Inmp, che si tratta di un fenomeno evitabile.
Combattere le diseguaglianze, oltre a ridurre notevolmente la mortalità - 25% negli uomini e 10% nelle donne - è necessario, spiega l'Inmp, non solo perché sono ingiuste, ma anche perché sono evitabili e inefficienti per il Paese. Rappresentano, infatti, un freno allo sviluppo sociale ed economico, in quanto presuppongono l'uscita precoce dal mercato del lavoro di persone altrimenti produttive, un maggior caricodel servizio sanitario, delle politiche assistenziali e del welfare e sono causa di minore coesione sociale, con un impatto complessivo stimato intorno al 10% del Pil.
Se si potesse intervenire sui meccanismi che generano la diseguaglianza fino ad eliminarle - spiega l'Inmp - si potrebbero guadagnare notevoli miglioramenti in salute. I dati del 'Libro bianco' indicano la strada per intervenire con politiche che non riguardano solo il servizio sanitario nazionale.

domenica 2 novembre 2014

DATI : Lombardia. Crisi, esplode la cassa integrazione straordinaria: +26,1% nei primi 8 mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2013 (fonte:Ufficio stampa Cisl Lombardia )

Lombardia. Crisi, esplode la cassa integrazione straordinaria: +26,1% nei primi 8 mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2013  (fonte:Ufficio stampa Cisl Lombardia )
Milano, 20 ottobre 2014. Non si allenta la morsa della crisi sull'economia lombarda. Rispetto allo stesso periodo del 2013, nei primi otto mesi dell'anno la cassa integrazione straordinaria è esplosa: +26,1%, vale a dire quasi 20 milioni di ore autorizzate in più (94.242.391 contro 74.759.806 ore). E' quanto emerge dalle elaborazioni periodiche condotte dall'Osservatorio Cig della Cisl lombarda, sulla base dei dati Inps. Mentre la cassa integrazione ordinaria e deroga hanno registrato un calo rispettivamente del 30% e del 2,7%, la cassa integrazione straordinaria si conferma l'ammortizzatore più usato, segno dell'acuirsi di alcuni casi di crisi.

http://www.cisl.it/Sito.nsf/le-notizie/2014/10/20/cisl-lombardia-il-lavoro-sopra-tutto?opendocument

ANSA.it, Economia, Cig: settembre nero. 1,1 mln in cassa. Record per la cigs


Cig: settembre nero. 1,1 mln in cassa. Record per la cigs

Uil e Cgil,64,3 mln ore.Persi 3,1 mld redditi. Fallimenti +176%

Redazione ANSA ROMA 01 novembre 2014 NEWS

domenica 26 ottobre 2014

Crisi: Coldiretti, fiducia cala perchè 42% famiglie copre appena spese

Crisi: Coldiretti, fiducia cala perchè 42% famiglie copre appena spese

Il 14% non ha reddito a sufficienza neanche per l’indispensabile
La fiducia dei consumatori scende perché ad ottobre quasi la metà (42 per cento) riesce a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi, mentre oltre 3 milioni di famiglie (14 per cento) non hanno oggi reddito a sufficienza neanche per l’indispensabile a vivere. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata a commento del dato Istat sulla discesa a ottobre dell'indice di fiducia dei consumatori a 101,4 da 101,9 di settembre. Appena il 39 per cento degli italiani vive senza affanni mentre - sottolinea la Coldiretti - piu’ della metà (56 per cento) ha ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento riciclando dall’armadio per l’autunno gli abiti smessi nel cambio stagione, ma la stessa percentuale ha anche detto addio a viaggi e vacanze mentre il 47 per cento a dovuto rinunciare ad affrontare addirittura le spese dentistiche. A seguire nella classifica delle rinunce si collocano - sottolinea la Coldiretti - la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti nel tempo libero, dei quali ha fatto a meno ben il 47 per cento. Il 41 per cento degli italiani ha rinunciato all’auto o alla moto e il 40 per cento agli arredamenti. Pesa l’addio alle attività culturali del 37 per cento degli italiani in un Paese che deve trovare via alternative per uscire dalla crisi, ma anche quello ai generi alimentari (29 per cento) che è quello che fa registrare quest’anno l’aumento maggiore (+16 per cento) Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolineano Coldiretti/Ixe’ - hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. In queste condizioni – conclude la Coldiretti - l’eventuale aumento dell’Iva avrebbe ulteriori effetti depressivi sui consumi con l’aggravio di spesa per le famiglie italiane che sarebbe di 1,35 miliardi all’anno per la frutta e 650 milioni per il pane mentre per le uova fresche sarebbe di 100 milioni di euro, ma molti altri prodotti verrebbero colpiti  dall’aumento dell’Iva dal 4 per cento e dal 10 per cento ad una aliquota unica del 15 per cento, prevista come clausola di salvaguardia della legge di Stabilita'.
IL TAGLIO DEGLI ACQUISTI PER PRODOTTO - Ottobre 2014 in %
         Abbigliamento:                                                     56
         Viaggi o vacanze:                                                 56
         Spese dentistiche:                                                48
         Tempo libero:                                                       47
         Auto/moto:                                                          41
         Arredamento/mobili:                                               40
         Beni tecnologici:                                                    39
         Ristrutturazioni della casa:                                      38
         Attività culturali:                                                   37
         Attività sportive e cura corpo:                                 36
         Generi alimentari:                                                  29
         Spese per i figli:                                                    16
Fonte: Elaborazioni Coldiretti-Ixe’ ad ottobre 2014

sabato 25 ottobre 2014

Tariffe: negli ultimi 10 anni sono aumentate molto più del tasso di inflazione. Con il taglio ai comuni rischio nuova stangata.(federconsumatori.it)

il C.R.E.E.F.  -  Centro   Ricerche  Economiche  Educazione  e  Formazione  della 

Federconsumatori  ha aggiornato la consueta analisi sull'evoluzione delle tariffe dei 

servizi negli ultimi 10 anni.


Da tale indagine emerge chiaramente che nell'ultimo decennio le tariffe sono aumentate in misura notevolmente maggiore al livello medio dei prezzi dei beni e dei servizi.  L'incidenza del costo di tali voci risulta, pertanto, sempre più pesante sulla spesa complessiva delle famiglie.
La crescita più marcata dal 2004 al 2014 è stata quella delle tariffe dell'acqua (+80,2%), dei rifiuti +66,1%) e dell'energia elettrica (+48,6%), a fronte di un'inflazione in analogo periodo del +20,3%. Il maggiore aumento si è registrato in servizi vitali per ogni famiglia.
Una seconda analisi suddivide invece l'andamento di tali tariffe in due fasi: una precedente alla crisi dal 2004 al 2008, l'altra in piena crisi dal 2008 al 20014.
Basta dare uno sguardo alle tabelle riassuntive per comprendere come, nonostante la crisi ed il concomitante calo del potere di acquisto delle famiglie, le tariffe siano aumentate in maniera decisamente più marcata rispetto alla fase pre-crisi.
Questo denota come la concorrenza in alcuni servizi non ha funzionato o non è mai decollata, la mancata vigilanza, il peso sempre più forte  della pressione fiscale e, in alcuni casi, vere e proprie speculazioni hanno portato ad un aumento insostenibile delle tariffe, contribuendo cosi al grave impoverimento delle famiglie a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni.
Proprio a causa dell'aumento dei costi relativi a tali servizi si registra, inoltre, un grave aumento della morosità e delle richieste di sospensione delle forniture.
"Quel che è peggio è che, alla luce dei tagli agli enti locali prospettati con la legge di stabilità, tali tariffe sono con tutta probabilità destinate a schizzare ulteriormente verso l'alto." - dichiara Mauro Zanini, Vice Presidente della Federconsumatori. - "Una politica inaccettabile che comprometterà fortemente il potere di acquisto delle famiglie, già ridotto ai minimi termini, incidendo in maniera sempre più negativa e depressiva sull'intero andamento dell'economia."

giovedì 2 ottobre 2014

Lombardia. Crisi industria, nella regione oltre 200mila i posti di lavoro ad alto rischio


Milano, 23 settembre 2014- Sono oltre 20mila in Lombardia i lavoratori metalmeccanici ad alto rischio occupazione, coinvolti da cassa integrazione straordinaria o mobilità ormai da più di due anni.

Ben 82 le imprese medie e grandi (oltre 250 dipendenti) per le quali la situazione di difficoltà è divenuta ormai strutturale. E' quanto emerge dall'ultima rilevazione dell'Osservatorio congiunturale della Fim lombarda ... 
Quanto all'impatto della crisi sui territori lombardi, Brescia si conferma al primo posto con 6.591 addetti coinvolti (14 aziende), seguita dalla Brianza con 5.112 (16 aziende) e Milano (4.265, sommando anche Legnano).
Le ragioni delle difficoltà strutturali sono diverse: dalla concorrenza con le aree low cost, alla contrazione della domanda di beni investimento, al costo della materia prima e dell'energia, alla riduzione degli investimenti delle aziende e di quelli pubblici in infrastrutture. Su alcune realtà, le più piccole, incide il problema del costo del denaro e la difficoltà di accesso al credito.
"Per molte realtà vi è anche il fattore della carente gestione imprenditoriale - spiega Alberta - e l'incapacità di costruire progetti di rilancio, quando non vi sono casi più gravi sfociati in insolvenza e bancarotta fraudolenta. I problemi spesso si sommano e incidono in concorso a determinare le difficoltà aziendali, che si traducono tutte in crisi occupazionale, cui fa riscontro il rifiuto a predisporre un qualsivoglia piano sociale".

Di seguito la tabella con i dati territoriali                                                             http://www.cisl.it/


Territorio

AZIENDE
DIPENDENTI
LAVORATORI
COINVOLTI
Bergamo 
9
2.283
1.585
Brescia 
14
6.956
6.591
Brianza 
16
7.676
5.112
Como
1
494
419
Cremona 
1
112
100
Lecco
5
881
632
Legnano 
3
1.494
1.460
Lodi 
1
147
136
Mantova 
2
677
439
Milano 
23
12.232
2.805
Pavia
1
135
135
Sondrio 
2
415
375
Valcamonica 
1
290
123
Varese 
3
986
725
Totale
82
34.778
20.637