-

per contattare il Coordinamento Milanese di Solidarietà "DALLA PARTE DEI LAVORATORI" SCRIVI A: dallapartedeilavoratori@gmail.com -- per contattare il Coordinamento Milanese di Solidarietà "DALLA PARTE DEI LAVORATORI" scrivi a: dallapartedeilavoratori@gmail.com
1945 -2018 73° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO : Buon 25 Aprile !!!
*****
*****CAMPAGNA DICO 32 - SALUTE PER TUTTE E TUTTI! - HEALTH4ALL - GIORNATA EUROPEA CONTRO LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA SALUTE, LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITA' E DELL'ASSISTENZA SOCIALE
*****
*****

NO all’intervento militare in LIBIA ! === NO all’intervento militare in LIBIA ! === NO all’intervento militare in LIBIA ! === NO all’intervento militare in LIBIA ! === NO all’intervento militare in LIBIA !




Visualizzazione post con etichetta Territorio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Territorio. Mostra tutti i post

mercoledì 29 ottobre 2014

COMO, LECCO - MALTEMPO, ATTILA HA COLPITO ANCHE IL TERRITORIO LARIANO - Federazione Coldiretti Lombardia

24/10/2014 - N.3139

COMO, LECCO - MALTEMPO, ATTILA HA COLPITO ANCHE IL TERRITORIO LARIANO

Alberi abbattuti, serre divelte, capannoni scoperchiati e raccolti distrutti dalla violenza del vortice d’origine artica ‘Attila’ che in questi scorsi ha colpito a macchia di leopardo le campagne della penisola con vento forte che in alcune zone ha toccato gli 80 chilometri orari.

Vento molto forte anche nelle due province, che in alcune aree del Lecchese ha provocato gravi danni alle colture florovivaistiche: così ad Oggiono, dove in un’azienda agricola sono stati scoperchiati diversi tunnel, 12 su un totale di 19, con una prima stima di oltre 10 mila euro di danni (stima provvisoria): teli e strutture rotte e, peraltro, colture danneggiate.

A Bosisio Parini il vento ha scoperchiato la tettoia di un deposito mezzi, con danni stimati per almeno 8000 euro.
Coldiretti Como Lecco è al lavoro per proseguire il monitoraggio e continua a raccogliere le segnalazioni delle aziende.
Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale di Como e Lecco, sottolineano come “il danno si aggiunge alle difficoltà che l’ortoflorovivaismo vive ormai da lungo tempo anche nelle serre e nei campi lariani. Difficoltà dettate innanzitutto dalla crisi, ma legate anche all’aggravio dei costi di produzione che le imprese agricole si trovano a dover subire. 
L’attacco di “Attila” è solo l’ultimo di una lunga serie… e non parliamo solo di ciclone artico. In questo senso è prioritario sensibilizzare tutti gli attori politici e delle filiere sulla necessità di sostenere il settore ortoflorovivaistico alle prese con una preoccupante fase congiunturale, in primis attraverso adeguate azioni di promozione di quello che è, a tutti gli effetti, un comparto territoriale d’eccellenza”.

Intanto si segnala un brusco abbassamento delle temperature, con escursioni termiche importanti portate dal vortice artico che ha avuto origine in Groenlandia, portandosi progressivamente verso l’Europa centrale e, da qui, all’Italia.

La situazione è comune ad altre aree del settentrione italiano. A subire i danni maggiori - sottolinea la Coldiretti - sono state proprio le coltivazioni in serra, ancora con strutture scoperchiate o addirittura distrutte con danni alle coltivazioni orticole o floricole, ma si registra anche la perdita di prodotto a causa del vento con le olive sbattute a terra in piena fase di raccolta.
A preoccupare sono anche i danni provocati dal maltempo al verde pubblico che nelle città è aumentato negli anni della crisi insieme al taglio dei fondi per la  manutenzione con maggiori rischi per i cittadini soprattutto – conclude la Coldiretti - a seguito degli eventi climatici estremi che sempre più spesso si verificano.

    domenica 12 ottobre 2014

    Anche Genova sott'acqua... La prevenzione è l'unica strada: si utilizzi l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), eccellenza presente nel capoluogo ligure , in ricerche finalizzate alla soluzione del problema idrogeologico della città

    Dopo la stagione autunnale dell’Estate appena trascorsa e che ha mandato più volte Milano sott’acqua e  prodotto oltre a danni materiali ed alle colture, con esondazioni, voragini,  frane, alluvioni nel Varesotto, in Lombardia ed in tutto il Centro Nord, falciando vite umane ed animali. Ricordiamo i quattro morti a Refrontolo in provincia di Treviso travolti dall'inferno d'acqua.
    Con l’inizio dell’autunno vero e proprio, è successo ancora anche a Genova e l'inferno d'acqua del Bisagno ha travolto quartieri, cose, persone, attività, interessi e averi di semplici, cittadini, commercianti, artigiani, lavoratori  spezzando la vita ad un un uomo di 57 anni, Antonio Campanella,  ex operatore sanitario del San Martino, trascinato via dall'acqua in via Canevari, a pochi metri dall'imbocco del tunnel di Brignole, mentre passeggiava come tutte le sere.

    Come avevamo scritto  il 9 luglio e 5 agosto scorsi, dopo che il capoluogo lombardo era andato di nuovo "sott'acqua", e qui ribadiamo ancora anche per il capoluogo ligure : "Quante volte dovrà succedere ancora prima che si faccia una seria politica di prevenzione.” E’ necessaria e urgente la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, Comuni e Regioni, il governo devono fare un piano triennale di lavori dando lavoro ai giovani disoccupati, a chi ha un lavoro precario, a chi è in cassa integrazione  o mobilità, alle imprese sane in Liguria come in Lombardia, nelle Venezie e più in generale per tutta Italia, a partire dalle zone oggi più martoriate.

    Questo non solo salverà vite umane e animali, eviterà danni materiali e, oltre a dare lavoro ai giovani, costerà alla collettività e al paese molto di meno di quanto da tempo siamo costretti a sborsare senza vedere alcun miglioramento in seguito alla lunga scia lasciata in questi anni dal maltempo che i cambiamenti climatici in atto rendono sempre più violento.

    A Genova ha sede l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) , una fondazione che promuove l'eccellenza nella ricerca scientifica, lo si utilizzi in ricerche finalizzate alla soluzione del problema idrogeologico della città attraverso anche l’applicazione delle tecnologie e dei materiali più innovativi che la scienza e la tecnica già oggi mettono a disposizione. Quanti giovani ricercatori delle materie scientifiche e tecniche necessarie sono oggi disoccupati mentre potrebbero contribuire fattivamente alla soluzione di questioni che oltre a costare vite umane ed animali, costano milioni e milioni di euro alla collettività. Quanti giovani e non giovani, quante imprese sane e oneste potrebbero essere impiegate da subito nel lavoro necessario a creare le condizioni per prevenire questi immani disastri. La prevenzione  è l'unica strada.

    martedì 7 ottobre 2014

    COLDIRETTI LOMBARDIA : TAV, IL TRATTO BRESCIA - VERONA METTE A RISCHIO LE PRODUZIONI BRESCIANE D'ECCELLENZA


    In questi giorni si parla del tratto TAV Brescia-Verona come cosa oramai definita ma è necessario mettere in evidenza quali sono gli aspetti realmente da valutare nella realizzazione di un’ opera ferroviaria tanto necessaria quanto impattante per gli aspetti paesaggistici e produttivi per l’economia della nostra provincia.
    “E’ importante – dichiara il Presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini – valutare attentamente le modalità per affrontare e sviluppare il progetto in modo da garantire lo spostamento dei pendolari e dei turisti oltre che delle merci alleggerendo così il trasporto su gomma. Allo stesso tempo è fondamentale rendere il meno invasivo possibile l’impatto che avrà sul territorio sia dal punto di vista paesaggistico che economico.”
    La Tav andrà ad interessare prevalentemente la zona del Lugana andando a sottrarre circa 300 ha di vigneti sui 1100 in produzione, un tratto di territorio caratterizzato da elementi naturalistici splendidi e unici che genera un’importante economia enogastronomica italiana ed internazionale. Ma non è solo il comparto vitivinicolo  interessato da questa tratta.  Altre produzioni tipiche d’eccellenza rischiano di essere danneggiate: dalle aziende a vocazione lattiero casearia per la produzione di Grana Padano, alle aziende florovivaistiche per arrivare alle numerose imprese agricole produttrici di frutta e verdura di qualità.
    “Un altro aspetto fondamentale – prosegue il Presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini – per la sostenibilità del territorio e delle imprese agricole è la necessità di salvaguardare i territori, l’economia e la movimentazione dei flussi turistici, dei cittadini e delle merci che, ad oggi, rappresentato un forte volano di reddito locale. 
    Ritengo che si possa valutare una soluzione alternativa andando ad agire sull’attuale tracciato esistente realizzando le opere di potenziamento ed ammodernamento necessarie senza sottrarre altro terreno agricolo come già avvenuto per infrastrutture già realizzate nella nostra provincia.
    E’ d’importanza fondamentale – conclude il Presidente -  il ruolo sinergico tra le istituzioni. In questi giorni infatti Sua  Eccellenza il Prefetto sta operando con i Ministeri competenti  per trovare soluzioni che  rispondano ad un minor impatto ambientale e di attenzione al territorio.” 

    venerdì 18 luglio 2014

    in Lombardia 18 Luglio: Agricoltori, scatta la protesta «Basta cemento sui campi»

    Agricoltori, scatta la protesta «Basta cemento sui campi»
    18 luglio 2014 dall' ECO DI BERGAMO.it
     Agricoltori lombardi in rivolta. Questa mattina si sono mobilitati con i loro trattori dandosi appuntamento a Milano in via Pola 12, sotto la sede di Infrastrutture Lombarde, per salvare l’agricoltura del territorio stretta - come scrive la Coldiretti in un comunicato - in un abbraccio mortale dalle nuove arterie autostradali in corso di realizzazione. Simbolo della protesta la «betoniera killer» che fa scomparire piante e animali per fabbricare cemento che mette a rischio la stabilità idrogeologica del territorio...     continua a leggere l'articolo su ecodibergamo.it

    IL MONDO AGRICOLO IN SUBBUGLIO : contro il dumping commerciale dell’import di riso cambogiano mobilitati i risicoltori in diverse iniziative promosse nelle ultime settimane e giorni sia separatamente che congiuntamente dalle varie associazioni di agricoltori Coldiretti, Confagricoltura, CIA, riserie di Confartigianato. Per salvare il riso «made in Italy», bloccate per un giorno anche le Borse merci di Novara, Pavia e Vercelli…

    IL MONDO AGRICOLO IN SUBBUGLIO : contro il dumping commerciale dell’import di riso cambogiano mobilitati i risicoltori in diverse iniziative promosse nelle ultime settimane e giorni sia separatamente che congiuntamente dalle varie associazioni di agricoltori Coldiretti, Confagricoltura, CIA, riserie di Confartigianato. Per salvare il riso «made in Italy», bloccate in successione  per un giorno anche le principali Borse merci di Novara, Pavia e Vercelli…
    ”No all’import selvaggio”.  Per salvare il riso «made in Italy» i produttori agricoli hanno bloccato in differenti giornate le Borse merci dei principali capoluoghi risicoli, da Novara, a Vercelli (la Borsa merci più importante per il settore), a Pavia, Milano, Mortara e hanno manifestato anche a Roma dove agricoltori e mondine dalle campagne delle principali regioni di produzione sono arrivati per manifestare davanti al Ministero delle Politiche agricole con la distribuzione del vero riso italiano. Gli agricoltori hanno lasciato le risaie dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all’Emilia Romagna fino in Sardegna per dire basta alla concorrenza sleale provocata dalle speculazioni sulle importazioni  del riso cambogiano che in Italia sono aumentate del 360 per cento nel primo trimestre come ad esempio denuncia  il Dossier della Coldiretti.
    La Coldiretti nell’ambito della “battaglia del riso” ha denunciato inoltre che “nel 2014 si è verificata in un solo anno una riduzione del 22 per cento per una riduzione di oltre 15mila ettari delle risaie destinate alla coltivazione di riso varietà indica che viene importata dalla Cambogia, a danno dei coltivatori italiani e a rischio della salute dei consumatori con un allarme sanitario alla settimana provocati dal prodotto asiatico. Dall'inizio della crisi ha chiuso quasi una azienda di riso su 5.
    L’Italia nel 2014 è  ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 218 mila ettari di terra compresi nel triangolo tra Milano, Vercelli e Pavia , con circa quattro mila aziende agricole che li hanno coltivati. Un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti ed imprenditori di lavoro nell’intera filiera.
    L'accordo Everything But Arms (Tutto tranne le armi)  che ha portato all’azzeramento dei dazi ha favorito l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee.
    La Coldiretti continua a chiedere che vengano fatti controlli qualitativi dopo che nel primo semestre 2014 il sistema di allerta rapido Europeo (RASFF) ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati o che superano i limiti ammessi di residuo e assenza di certificazioni sanitarie.
    Dallo sfruttamento in Asia alle speculazioni in Europa dove il riso indica lavorato cambogiano arriva in Italia  ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel rispetto delle norme sulla salute,  sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori, sempre secondo il Dossier della Coldiretti.  Le varietà importate dalla Cambogia appartengono al gruppo degli indica (lunghi B) con chicchi snelli e di forma allungata, e sono indicati per risi bolliti, insalate, contorni che in Italia vengono utilizzati molto come riso parboiled  nei risotti o insalate di riso particolarmente consumati durante l’estate. Con rischi anche per i consumatori perché la produzione straniera puo’ essere spacciata come nazionale non essendo obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita.
     “Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa, secondo la Coldiretti, con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate, ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi”.
    Anche le altre associazioni agricole che fanno capo a Agrinsieme (che include Confagricoltura, Cia e Alleanza cooperative), le riserie artigiane di Confartigianato, le grandi industrie di trasformazione dell’Airi e i mediatori hanno partecipato all’agitazione producendo tutte una serie di iniziative nei principali capoluoghi della coltivazione del riso. Chiedono anch’esse alla Commissione europea  di “ introdurre una Clausola di Salvaguardia per mettere un freno alle importazioni di riso dalla Cambogia, del gruppo dei PMA (Paesi Meno Avanzati) che godono del vantaggio di poter esportare a dazio zero, che stanno distruggendo il mercato del riso indica, oggi, e domani, anche di quello da risotto (Japonica)”.

    A Milano l’11 luglio scorso avevano già manifestato con Coldiretti i Coltivatori di riso scendendo in piazza per protestare appunto contro le importazioni a basso costo provenienti dall'Asia. Gli agricoltori, provenienti da tutta la Lombardia, avevano occupato via Melchiorre Gioia, nel tratto adiacente Piazza Citta' di Lombardia, sede della Regione, per segnalare il pericolo corso dal riso 'made in Italy' a fronte delle ‘speculazioni sull'import a basso costo dai Paesi asiatici e in particolar modo dal prodotto a dazio zero proveniente dalla Cambogia' , portando in braccio cartelli con diversi slogan tra cui 'Si' alla clausola di salvaguardia, riso italiano = qualita'' .  Accanto a loro anche un gruppo di mondine che hanno distribuito ai consumatori un sacchetto di riso del territorio e servito anche una degustazione di risotto alla milanese.

    lunedì 30 giugno 2014

    Corsa a petrolio e metano in Lombardia : a chi giova? quale impatto sui cittadini e il territorio ??? 25 i nuovi siti interessati

    Corsa al petrolio e al gas metano con richieste di nuove trivellazioni esplorative in aumento che interessano in particolare 25 nuovi siti che vanno ad aggiungersi alle 17 concessioni per l’estrazione e alle 7 per lo stoccaggio già operative. 
    I Paesi nel Bresciano interessati sono:
    Azzano Mella, Bagnolo Mella, Berlingo, Brandico, Brescia, Capriano del Colle, Castegnato, Castel Mella, Albiolo, Castelcovati, Castrezzato, Cazzago San Martino, Chiari, Coccaglio, Comezzano-Cizzago, Corzano, Dello, Flero, Gussago, Lograto, Longhena, Maclodio, Mairano, Orzinuovi, Orzivecchi, Ospitaletto, Pompiano, Poncarale, Roccafranca, Roncadelle, Rovato, Torbole Casaglia, Travagliato, Trenzano. 
    Proprio nel Bresciano Due anni orsono si è fatta avanti la società Exploenergy Srl  chiedendo autorizzazione ed esclusività per 6 anni per ricercare con esplorazioni nella zona di Lograto al fine di individuare e sfruttare idrocarburi liquidi e gassosi.E' da tenere presente che nell’area ci sono anche zone tutelate, zone di produzione di vini doc e siti archeologici e che in tale area esiste rischio idrogeologico medio-elevato. 
    Un comitato di sindaci, guidato dall’ex sindaco Mezzana, è stato costituito contro tali progetti
    Altre zone e paesi sono interessati.Nel Bergamasco : Torre Pallavicina; nel Cremonese : Soncino; nel Varesotto : la fascia fra Varese e il confine svizzero (41 comuni per 212 chilometri), l’altra la frazione di Borsano a Busto Arsizio e la terza i comuni di Gallarate, Casorate Sempione, Somma Lombardo, Cardano al Campo, Samarate, Ferno, Vizzola Ticino e Lonate Pozzolo. 
    Per ognuna di queste zone è stata fatta richiesta di sondaggio incontrando opposizione dalle amministrazioni. 
    Nella fascia fra Varese e il confine svizzero si prevede di sfruttare eventuali giacimenti a profondità di circa 4.000 metri.