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venerdì 18 marzo 2016

FOTO : le nostre foto sulla partecipazione a Milano al corteo dei sindacati di base durante lo Sciopero Generale Nazionale (tutte le categorie) indetto da CUB, SI.COBAS e USI con adesione del SGB

il nostro reportage fotografico in una sintesi della partecipazione a Milano al corteo dei sindacati di base del 18 marzo

Milano 2 cortei confluiti in uno: il 1° corteo composto da CUB, USI, SGB, con presenze da varie regioni del Nord (Piemonte, Veneto) e altri  partito da L.go Cairoli ha percorso via Cusani via dell’Orso via Verdi p.zza della Scala via S. Margherita via Orefici p.zza Duomo via Mazzini p.zza Missori via Albricci via Larga c.so Europa p.zza San Babila.
2° corteo composto in prevalenza da lavoratori della logistica organizzati dal SI.COBAS è partito da P.le Lodi si è snodato per c.so Lodi p.zza Medaglie d’Oro c.so di P.ta Romana p.zza Missori per poi confluire nel primo percorso.












giovedì 3 marzo 2016

da Atene: MONAETHPAKI “Rebeletiko” (recensione musicale a cura di Amerigo Sallusti)

recensione musicale a cura di Amerigo Sallusti


MONAETHPAKI “Rebeletiko” 2015, autoprodotto.


Quando nel 1928 Michalis Patrinos incise Misirlou non poteva certo immaginare che un giorno sarebbe divenuto globalmente famoso grazie al regista Quentin Tarantino che la inserì nella colonna sonora del film Pulp Fiction. Per suonare il rebetiko viene utilizzato il bouzouki lo strumento musicale greco più famoso al mondo e, in realtà, molti rebeti usano il baglama, un piccolo bouzouki lungo circa 50-60 cm, più comodo da portare in giro.
Le origini di questi strumenti si perdono nell’antichità insieme agli altri che comunemente si usano quali la lira, il clarinetto, il violino, il santouri e il kanonaki (due particolari strumenti a corda) e poi l’oud e lo tzouras (simili al bouzouki) ed infine il tumbeleki (una specie di tamburo).
Un uso corale
  di strumenti per una musica appellata rebetiko che in turco significa fuorilegge. Perché è giusto ricordare che tutto ciò nasce “a causa” della grande sconfitta greca nel 1923 ad opera della confinante Turchia che a seguito di tale conflitto acquisì una serie di territori da tempo immemore facenti parte della Grecia continentale; in tale frangente oltre un milione di greci dovette fuggire così come dovettero fare altrettanti turchi in senso inverso per scampare alle persecuzioni che stavano esplodendo nei loro confronti.
I
Monaethpaki gruppo di giovani ateniesi che si è autoprodotto il proprio cd ci parlano di queste tematiche nelle loro canzoni: guerre, povertà, migrazioni, sofferenze dei popoli. Il rebetiko si sviluppa su più fasi temporali peculiari ma tutte scaturiscono egualmente nelle grandi periferie delle città portuali, tra i marinai, i baraccati, gli emarginati, i disoccupati, simile in ciò al fado, al tango…
Questo genere, questa attitudine musicale infatti ritorna sempre (musicalmente) alle origini quando gli “avvenimenti umani” mutano in sommovimenti, peregrinazioni di massa e non a caso anche per i
Monaethpaki il percorso è lo stesso; nascono nella temperie sociale di questi ultimi anni, di una Grecia scossa e ribollente per le tempeste economico-finanziarie mondiali e nei loro testi, nelle loro musiche si odono, si percepiscono sentimenti divergenti quali le cupe ombre del presente e lucide utopie di un cambiamento possibile. 
Con un sottofondo costante di litanie arabe e gitane a rappresentare musicalmente il crogiuolo rappresentato da una terra di confine come quella “attualmente” divisa da confini “nominati” greco-turchi. Strumenti tradizionali, vocalizzi attuali, ispirazioni antiche e speranze futuribili attraversano i momenti più lenti dei brani che di colpo e frequentemente vengono scossi da turbinii, quasi a rappresentare in note la realtà materiale della loro terra, quella Grecia che ha dato vita alla filosofia, summa delle conoscenze, ora messa all’angolo da un manipolo di tecnocrati e speculatori di ogni risma. La miglior risposta è questa dei Monaethapaki: “Sarà una musica che vi seppellirà” per parafrasare un vecchio slogan di qualche decennio fa.

venerdì 10 ottobre 2014

altro che l'eliminazione dell'art 18...: 11 e 14 ottobre Cittadini dell’EU e degli USA si mobiliteranno contro TTIP ,CETA , TISA negoziati di libero scambio

riceviamo da Carmine Curcio, Macchnista FS e pubblichiamo: """ altro che l'eliminazione dell'art 18..."""
da Repubblica/MicroMega
11 e 14 ottobre  Cittadini dell’EU e degli USA si mobiliteranno contro TTIP ,CETA , TIsa negoziati di libero scambio
L’11-14 ottobre prossimo in decine di Paesi, migliaia di organizzazioni della società civile europea e statunitense si mobiliteranno per la «Giornata d’azione» contro il Trattato di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti fra Usa e Ue. Sotto attacco non soltanto servizi pubblici e beni comuni, a rischio di privatizzazioni e svendite selvagge, ma quegli standard come la sicurezza dei cibi, dell’ambiente, dei luoghi di lavoro, della chimica, gli stessi contratti di lavoro, rispetto ai quali Europa e Stati Uniti hanno idee e pratiche molto diverse. Un’ondata di dollari potrebbe riversarsi  in Europa,  apparentemente come un’iniezione di denaro con una rivalutazione massiccia del Euro, però una caduta possibilissima del dollaro, farebbe si  che le merci Americane diventeranno molto più competitive delle nostre, con il vantaggio per gli Americani che oltre a controllare le imprese di casa propria, avranno anche in mano il randello del comando su moltissime imprese Europee e su tutti gli assets,servizi..... degli  Stati.
Vedi per approfondimenti il link  http://www.stop-ttip-ceta-tisa.eu/it/ 
e la lettera del 24 febbraio 2014 di Alex Zanotelli*  “ Una Nato nel commercio “
 In questa campagna elettorale per il Parlamento europeo, riteniamo estremamente importante un serio dibattito, non solo in Italia, ma in tutti i ventotto paesi dell’Ue, sul Trattato di libero scambio fra gli Stati uniti e l’Unione europea, noto come Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti(T-Tip).

Le trattative iniziate in tutta segretezza lo scorso luglio, a Washington, sono condotte da un pugno di esperti della Commissione europea e dal ministero del vommercio Usa. In dicembre, sempre a Washington, c’è stato il terzo ‘round’ di negoziati. Nonostante la maretta dopo lo scandalo Datagate, i negoziati sembrano procedere a gran velocità: a marzo si terrà a Bruxelles il quartovround di negoziati.
Questo Trattato creerà la più grande area mondiale di libero scambio fra due economie che rappresentano metà del Pil mondiale e un terzo dei flussi commerciali. Tutto questo con grande esultanza del mondo degli affari. “Il Trattato più importante del mondo”, ha sentenziato ‘Il Sole 24 ore’ (26 ottobre 2013). Ma perché tanta euforia? Secondo il Commissario al Commercio Ue, Karel de Gucht, il Trattato offrirà all’Europa due milioni di posti di lavoro in più, 119 miliardi di euro di Pil, che equivale a 545 euro in più all’anno per ogni famiglia. Per di più, ci sarà un incremento del 28 per cento delle vendite di prodotti europei negli Stati uniti e dell’1 per cento del Pil. Sono molti a contestare la veridicità di questi dati, e a ridimensionarli. Ma ben pochi si chiedono quali saranno le conseguenze per l’Unione europea.
Nessuna barriera ai mercanti
“Il Trattato punta ad abbattere non tanto le tasse doganali tra Ue e Usa già basse, ma le cosidette Barriere Non Tariffarie cioè i divieti di importazione e di tasse specifiche – scrive Monica De Sisto di Comune-info – che, anche grazie alle grandi battaglie contro la carne agli ormoni, il pollo lavato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli Ogm e così via, tengono lontane dal nostro mercato i prodotti non sicuri, tossici”.
Infatti con il T-Tip cadranno le tasse e le tariffe che hanno tenuto lontano questi prodotti. Il T-Tip avrà pesanti conseguenze sull’ambiente, lavoro e la stessa nostra democrazia. A livello ambientale, il Trattato incrementerà l’esportazione di combustibili fossili e gas estratti con il ‘fracking’ e permetterà alle multinazionali del petrolio di portare in tribunale i governi nazionali che introducessero regolamentazioni restrittive al riguardo, ma di fare anche ricorso contro legislazioni ambientali nazionali. Con la crisi ecologica in atto, tutto questo avrà conseguenze devastanti.
Il Trattato avrà pesanti ricadute anche sul mondo del lavoro, aggirando le norme del diritto al lavoro e svuotando le normative per la protezione dei lavoratori


Ma sarà soprattutto la nostra stessa democrazia, già così debole, ad uscirne azzoppata. Il T-Tip è infatti un negoziato stipulato in totale segretezza senza la partecipazione attiva dei cittadini. (Né il Parlamento europeo né il Congresso Usa sono a conoscenza dei negoziati). E’ un vero e proprio colpo di Stato da parte dei poteri economico-finanziari che oggi governano il Pianeta. E’ la vittoriadelle lobby (multinazionali e banche) che hanno a Bruxelles quindicimila agenti e tredicimila a Washington, stipendiati a fare pressione sulle istituzioni. “E’ un progetto politico -ha scritto Stefano Rodotà – ad asservire ancor più i lavoratori ai piani delle corporations, privatizzare il sistema sanitario e sopraffare qualsiasi autorità nazionale che volesse ostacolare il loro modo di agire”.

Il T-Tip guarda anche lontano, alla leadership mondiale. “Il Trattato potrebbe veicolare la strategia delle élites private della Ue e Usa – ha scritto Kim Bizzarri nell’opuscolo “T-Tip, un Trattato dell’Altro Mondo” (il quaderno di Attac è leggibile qui) – per condizionare le economie emergenti come i Brics e i Paesi dell’Asean e per conquistare la leadership internazionale su un ordine mondiale in cambiamento che minaccia l’egemonia Usa e Ue, ma anche per forzare il Sud del mondo verso un tipo di sviluppo dettato dagli interessi Ue e Usa”.
Non possiamo aspettare
Come cittadini non possiamo accettare un tale mostro economico-finanziario che sarà pagato caro da miliardi di esseri umani, costretti a vivere tirando la cinghia. Per questo il T-Tip deve diventare soggetto di pubblico dibattito nelle prossime elezioni del Parlamento europeo, che si terranno a maggio. Lo  stesso lo abbiamo chiesto per l’Accordo di Partenariato Economico (Epa), che la Ue vuole imporre ai paesi impoveriti (Africa, Caraibi e Pacifico-Acp).(Per firmare l’appello: “Fermate gli Epa”).
Quando la finiremo con questi Fta (Accordi di libero commercio) che fioriscono ovunque, dal Nafta al Cafta? Espressioni  evidenti del trionfo del mercato e delle sue leggi, che permettono a pochi di ammassare enormi ricchezze a spese dei molti: gli 85 uomini più ricchi al mondo hanno l’equivalente di tre miliardi e mezzo dei più poveri. “Tale squilbrio – ha scritto papa Francesco – procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli incaricati di vigilare per la tutela del bene comune”.
E per di più, la più grande area di libero scambio al mondo, creata dal T-Tip, sarà difesa da un apparato militare (la Nato e gli Usa), che ingoierà buona parte dei 1.700 miliardi di dollari che spendiamo per armi ogni anno nel mondo. Le armi servono a difendere il 20% del mondo ricco che si pappa il 90 per cento dei beni prodotti.
Possiamo fermarli, come nel 1998
Solo una vasta protesta di massa in tutta Europa potrà sgominare questo nuovo Trattato. Nel 1998, con una grande protesta, noi europei siamo riusciti a sconfiggere il Mai (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) che è quasi la copia del T-Tip. Abbiamo vinto dicendo Mai al Mai! Possiamo fare altrettanto con il T-Tip. Chiediamo a tutti, credenti e non, di aderire a questa importante campagna per fermare un Trattato Intrattabile (per maggiori informazioni in campo europeo, vedis2bnetwork.org; per informazioni alla campagna italiana Stop T-Top, vedi anche questa pagina FB).
Ma chiediamo soprattutto alle chiese, alle comunità cristiane, all’associazionismo di ispirazione cristiana, di mobilitarsi contro la più grande ‘Statua Imperiale’ mai eretta, convinti che un ‘sassolino’ la può far crollare (Daniele, 3). Diamoci da fare perché questo avvenga!       
* Missionario comboniano

martedì 7 ottobre 2014

8 ottobre: Controvertice dei diritti. Contro le politiche di austerity, Per il lavoro e il reddito Milano – P.zza Stefano Türr - Presidio dalle 9 alle 16

8 ottobre: Controvertice dei diritti

Contro le politiche di austerity, 
Per il lavoro e il reddito
Milano – P.zza Stefano Türr 
Presidio dalle 9 alle 16 
In occasione della conferenza dei capi di stato e di governo sul lavoro, le organizzazioni sindacali e sociali di base presidieranno il vertice per contestare la politica recessiva della UE che impone austerity e rigore finanziario e toglie alle masse popolari, ai lavoratori, ai pensionati ai giovani lavoro, reddito e addirittura speranze nel futuro.