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martedì 26 gennaio 2016


LA SANITA’ INTEGRATIVA
E’ LO STRUMENTO PER CHIUDERE
IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

L’assistenza sanitaria integrativa è una forma di tutela assicurativa che permette di integrare o sostituire le prestazioni pubbliche nell’ambito del servizio sanitario.
PERCHE’ LA SANITA’ INTEGRATIVA?:
- Salverebbe il servizio sanitario dalla sua insostenibilità (viene detto che con l’allungarsi della speranza di vita non si può dare tutto a tutti),
- Per avere maggiori possibilità e in tempi brevi (=evitare le liste di attesa), di fare tutte le visite, esami e prestazioni sanitarie,
- Per fare prestazioni sanitarie “preventive” (ovvero visite, esami, somministrazione di farmaci a scopo di mantenimento e controllo della propria salute.

Ed infatti Forze politiche di governo e opposizione, intermediari finanziari, centrali cooperative, grandi aziende, OO.SS., intere categorie di lavoratori e molti attori in Sanità sono uniti nella richiesta di incentivare i fondi sanitari integrativi come “secondo pilastro” del SSN. Confindustria e Confcommercio hanno messo in campo tutto il loro peso. Ad esempio nei contratti di lavoro si stabilisce di dare meno (o nullo) salario per fornire un’assicurazione sanitaria integrativa (e altre forme di cd Welfare).

AL CONTRARIO LA SANITA’ INTEGRATIVA INVECE DI GARANTIRE LA SALUTE INCREMENTA IL CONSUMO SANITARIO E FAVORISCE GLI EROGATORI DI PRESTAZIONI SANITARIE, QUINDI DIVENTA PRINCIPALMENTE UNA FONTE DI PROFITTO:

a) Viene falsificato il concetto e la pratica della PREVENZIONE che vuol dire evitare che si producano di malattie e di disagi. Il suo obiettivo è quello andare alle cause che fanno perdere la salute. Ad esempio non essere esposti ad inquinamento ambientale o lavorativo; condurre uno stile di vita sano (alimentazione corretta, attività fisica, senza fumo, e stress Non saranno i chek up o gli screening non validati a garantire più salute.
b) Viene nascosta la differenza fra i diversi sistemi sanitari: quelli fondati sulle assicurazioni sono molto più costosi e meno efficaci (USA,Svizzera,Olanda) di quelli universalistici (Italia, Inghilterra Spagna).
c) I circa 300 erogatori di prestazioni sanitarie integrative o sostitutive portano ad adottare lunghe e complesse pratiche burocratiche piuttosto che dedicare tempo da parte degli operatori, medici e infermieri compresi, alle cure e alla relazione con i pazienti d) Aumentano le diseguaglianze: Possono ottenere forme di sanità integrative coloro che hanno possibilità contrattuali (sono in aziende o luoghi di lavoro di una certa entità, o i professionisti con consistenti entrate), restano fuori i precari, i disoccupati, i lavoratori di piccole aziende: nella sostanza la maggioranza della popolazione che però deve coprire con le proprie imposte le esenzioni fiscali di chi ottiene la ottiene.


PERCHE’ NON RICONQUISTARE UN SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PUBBLICO E PARTECIPATO, UNIVERSALE E GRATUITO FONDATO SULLA PREVENZIONE E PAGATO DALLA FISCALITA’ GENERALE?

Medicina Democratica / Rete per il Diritto alla Salute di Milano e Lombardia - 20 gennaio 2016

lunedì 3 novembre 2014

Sanità privata, senza contratto da 7 anni Un presidio davanti all’Asl di Bergamo

Si definiscono «contrattualmente invisibili» e sono numerosi, soprattutto in Lombardia, la regione italiana col più alto numero di strutture sanitarie private accreditate.

Sono i lavoratori della sanità privata, senza contratto ormai da 7 anni: nella nostra Regione sono circa 30 mila, a Bergamo e in provincia 2 mila al lavoro alle Cliniche Humanitas Gavazzeni, alla Clinica San Francesco, al Policlinico San Marco di Zingonia, al policlinico San Pietro a Ponte San Pietro, alla Clinica Quarenghi di San Pellegrino, alla Clinica Castelli di Bergamo, alla Casa di cura Habilita di Zingonia e, ancora, nella Casa di cura Palazzolo, all’Istituto Palazzolo di Torre Boldone, all’Istituto Palazzolo Sacro Cuore, all’Istituto don Guanella a Verdello, a NephroCare di Seriate, all’Istituto don Orione, alla Fondazione Ferb di Trescore e Gazzaniga e alla Villa Santa Apollonia di Bergamo.
Per rivendicare i loro diritti, si riuniranno in presidio martedì 4 novembre, dalle ore 10 alle 12 davanti alla sede dell’Asl di via Gallicciolli a Bergamo. L’iniziativa è stata proclamata da Fp-Cgil e da Cisl-Fp provinciali.
Pur senza contratto, si legge in                una nota unitaria sindacale, questi lavoratori «continuano a fornire assistenza di qualità, quella sbandierata dalle aziende per ottenere i rimborsi regionali. Le cliniche private di Bergamo, le Rsa associate a Aiop, Aris o Aris Rsa, lamentano i tagli a budget regionali, ma poi si rivalgono sui lavoratori con continue richieste di doppi turni, straordinari, rientri sul posto di lavoro, i quali rischiano seriamente di compromettere la sicurezza e la qualità del servizio erogato all’incolpevole utenza, proponendo in modo concorrenziale prestazioni private scontate anche allo scopo di evitare le interminabili liste di attesa del Servizio Sanitario Nazionale. Ci viene detto che i tagli subiti consentono a fatica il mantenimento degli attuali standard occupazionali. Basta frottole! Il requisito occupazionale applicato è il minimo dettato dalla Regione per non perdere gli accreditamenti».
«Ricordiamo che le case di cura e gli istituti privati italiani, grazie al sistema di accreditamento vigente in Lombardia, erogano circa il 35% delle prestazioni sanitarie - spiegano i sindacati -, per le quali ricevono puntualmente il pagamento delle tariffe dalla Regione oltre alle quote di partecipazione alle spese – ticket - pagate in anticipo e direttamente dai cittadini».
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/senza-contratto-nazionale-da-sette-anniun-presidio-davanti-allasl-di-bergamo_1087530_11/?gender=Leffe
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