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martedì 28 febbraio 2017

COLDIRETTI LOMBARDIA - CETA, PRANDINI: NO ALL'ACCORDO, SI TRADISCONO AGRICOLTORI E FUTURO DEL PAESE

24/02/2017 - N.4538 

LOMBARDIA - CETA, PRANDINI: NO ALL'ACCORDO, SI TRADISCONO AGRICOLTORI E FUTURO DEL PAESE

“No all’accordo di scambio con il Canada. Troppo comodo, per loro. Mentre noi ci rimettiamo in ogni senso: offriamo un mercato da oltre 700 milioni di persone contro il loro che è di appena 20 milioni e in più togliamo tutte quelle barriere anche sulle sicurezza alimentare che fino a oggi stanno tutelando i nostri consumatori. Qui si sta facendo solo un favore a qualche lobby, visto poi che viene sancito il principio che per definire un prodotto Made in Italy non serve più la materia prima italiana ma basterà impacchettarlo in Italia e il gioco è fatto. Ripeto, così non va” dice Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, dopo il via libera della UE al CETA, l’intesa sul commercio fra Europa e Canada.

“Mi stupisco che rappresentanti dei Consorzi di tutela di gloriose Dop, come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, festeggino l’intesa con il Canada, dimenticandosi che per quattro forme di formaggio che pensano di esportare in più chiudono gli occhi sul fatto che in quel Paese si continueranno a vendere liberamente formaggi simil Gorgonzola, Asiago, Fontina, ma anche il famigerato Parmesan, oppure il prosciutto contrassegnato con il marchio “Parma” di una società canadese che ha da tempo registrato il marchio. Non mi pare che ci sia uno scambio equilibrato”.

Secondo un’analisi tendenziale della Coldiretti regionale su dati Istat – nel 2016 la Lombardia ha registrato una battuta d’arresto del suo export agroalimentare in Canada, sfiorando gli 85 milioni di euro rispetto agli 88 milioni del 2014, mentre l’import tendenziale di prodotti canadesi in Lombardia al contrario è tornato a crescere rispetto ai 16milioni e mezzo del 2015.

“Gli italiani – spiega Prandini - devono sapere che con questo accordo potrebbe essere rimessa in discussione la decisione presa in Europa sugli Ogm, rischierebbero di aprirsi autostrade all’ingresso di carne agli ormoni, oggi c’è il divieto, ma tutto tornerebbe in gioco, di grano duro di bassa qualità trattato con glifosate che da noi è stato bandito, che diventerà pasta finta italiana, di prodotti con standard di sicurezza sanitaria lontani da quelli strettissimi di casa nostra, di carne suina che si trasformerà  in salumi che nulla hanno a che vedere con il nostro Paese. Il tutto sarà agevolato perché si eliminano quelle barriere non solo tariffarie che abbiamo voluto per impedire che sulle nostre tavole arrivino cose che fanno male alla salute. E poi un soggetto, ad esempio una grande industria alimentare canadese, che riterrà che queste barriere non siano del tutto state rimosse, potrà chiamare in causa il Paese che si è reso responsabile di ciò chiedendo i danni. Insomma., con questo accordo ci stiamo facendo male da soli. Non lasceremo che l’ultima parola sia quella dei 28 europarlamentari europei italiani su 73 che hanno risposto sì assecondando, spero in modo non consapevole, gli interessi di qualche multinazionale”.

domenica 24 gennaio 2016

LOMBARDIA - BENZINA, TASSE DA 57% A 69% IN OTTO ANNI E SPESA CARBURANTI COME PER PANE E LATTE (da Lombardia.Coldiretti.it)

LOMBARDIA - BENZINA, TASSE DA 57% A 69% IN OTTO ANNI E SPESA CARBURANTI COME PER PANE E LATTE

Mentre il prezzo del petrolio tocca i 30 dollari al barile e punta ancora più in basso, le tasse sul pieno al distributore non hanno mai smesso di crescere. Infatti - secondo un’elaborazione dell’ufficio studi di Coldiretti Lombardia su dati del Ministero dello Sviluppo Economico - il peso di Iva e Accise sul prezzo finale della benzina sono passate dal 57% del 2008, anno di inizio della crisi, al 59% del 2013 fino al 69% dell’inizio 2016. Corsa ancora più forte per il diesel, che ha “recuperato” in fretta il terreno perso nei confronti della benzina – spiega Coldiretti Lombardia – nel 2008 le tasse pesavano per il 48%, nel 2013 erano già salite al 54,8% e quest’anno sono già al 67,5%.

E nonostante il prezzo del petrolio sia passato dai 108,46 dollari al barile del 2013 ai circa 30 di oggi, con un crollo di oltre il 70%, quello della benzina al distributore è sceso solo del 18,4% passando da 1,748 euro al litro a 1,426 e il diesel è sceso di circa il 25% passando 1,657 euro al litro a 1,247 euro al litro (dati medi nazionali). Con la spesa media una famiglia per il carburante– spiega un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat – che si attesta su circa 133 euro al mese, più o meno quanto si investe per pane, latte, formaggi e uova oppure per carne e pesce.

Ed è proprio sul fronte dei consumi che  fra il 2008 e il 2014 in Lombardia – spiega la Coldiretti regionale - c’è stato un taglio di oltre 400 mila tonnellate di benzina e per il gasolio di quasi 120 mila tonnellate. Anche se il primo semestre 2015 sembra registrare una controtendenza visto che, sia benzina che gasolio, avevano già superato il 50% delle quantità dell’anno prima, con una possibile crescita a consuntivo per l’anno appena concluso. Una tendenza che riguarda anche la spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande, che - secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base delle previsioni Ismea-Nielsen - ha invertito la rotta nel 2015 ed è tornata ad aumentare dopo sette anni di riduzione consecutiva con una stima dello 0,3 per cento di crescita cumulata nei dodici mesi.

domenica 31 agosto 2014

Allarme lavoro, ogni giorno persi mille posti. Squinzi: “Siamo tornati ai tempi peggiori”

Allarme lavoro, ogni giorno persi mille posti. Squinzi: “Siamo tornati ai tempi peggiori”
Disoccupazione vicina ai massimi: 12,6% a luglio. Per i giovani tasso in calo al 42,9%. Il ministro Poletti: «I dati seguono l’andamento altalenante dell’economia»
L'originale dell'articolo del quotidiano LA STAMPA qui di seguito ripreso si può trovare al link: 
ANSA 29/08/2014: Torna a salire il tasso di disoccupazione. A luglio, informa l’Istat, si è attestato al 12,6%, in aumento di 0,3 punti rispetto al mese precedente e di 0,5 punti nei dodici mesi.
I dati provvisori indicano che gli occupati a luglio sono calati di 35 mila unità: è come se si fossero persi più di mille posti al giorno. Il dato riporta il tasso dei senza lavoro ai livelli di maggio, appena sotto i massimi storici. Nel secondo trimestre per gli uomini il tasso rimane stabile all’11,5%, mentre per le donne vola dal 12,8% al 13,4%. Aumenta inoltre il divario territoriale: si passa dall’8,4% del Nord al 20,3% del Sud. 
Squinzi: «Situazione drammatica» 
È un «dato drammatico» ha detto il leader degli industriali Giorgio Squinzi nel suo intervento al Meeting di Rimini. «Siamo tornati ai livelli peggiori. Questo è quello su cui dobbiamo riflettere: ritrovare la capacità di trovare lavoro e questo può venire solo dalle imprese». Serve una visione complessiva del Paese, secondo Squinzi: «Un Paese che ha oltre il 40% di disoccupazione giovanile è un Paese che non ha futuro». E, criticando la politica, ha sottolineato «la differenza tra i politici, che pensano alle prossima elezioni e gli statisti, che pensano alle prossime generazioni: ecco noi dobbiamo pensare alle prossime generazioni». Secondo Squinzi, anche il Pil 2014 si avvia a chiudere in negativo dello 0,2-0,3% e per questo serve una scossa: «Gli italiani devono essere pronti a un periodo di austerità nei prossimi anni per tornare alla ripresa e alla crescita dell’occupazione».   
Poletti: «Effetto della crisi e di turbolenze internazionali» 
«I dati diffusi dall’Istat evidenziano come l’andamento del lavoro segua quello altalenante dell’economia. Dopo l’incremento complessivo di circa 100 mila occupati nei mesi di maggio e giugno, a luglio calano di 35.000 unità»: questo il commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al dato sulla disoccupazione. «Sono gli effetti negativi della coda di una lunga crisi dalla quale il Paese sta faticosamente uscendo, cui si sono aggiunte le turbolenze internazionali che stanno pesando sull’economia di tutti i grandi paesi europei - ha detto Poletti -. È un dato positivo l’aumento del tasso di occupazione giovanile, che a luglio cresce dello 0,6% rispetto al mese precedente». 
È dai dati Isfol che arriva il primo segno positivo secondo il ministro: «La semplificazione delle norme sull’apprendistato ha favorito un aumento del ricorso a questa tipologia contrattuale importante per l’inserimento dei giovani - aggiunge il ministro -, quella delle norme per il contratto a termine ha prodotto un moderato aumento dell’utilizzo di questo contratto, senza provocare ripercussioni sul tempo indeterminato che cresce per la prima volta dopo due anni. Confidiamo che queste tendenze si possano confermare e consolidare nei prossimi mesi».
Giovani 
L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni è dell’11,8%, in aumento di 0,1 punti rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 42,9%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 2,9 punti nel confronto tendenziale. I senza lavoro tra i 15 e i 24 anni sono 705 mila.
Stranieri 
La riduzione tendenziale dell’occupazione italiana (-105.000 unità) si accompagna alla crescita di quella straniera (+91.000 unità). In confronto al secondo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,7%) segnala un aumento di 0,6 punti a fronte della stabilità di quello degli italiani (55,4%). 
Industria e costruzioni 
Nell’industria in senso stretto riprende la crescita dell’occupazione (+2,8%, pari a 124.000 unità), dovuta solo alla componente maschile, mentre prosegue la contrazione di occupati nelle costruzioni (-3,8%, pari a -61.000 unità) e nel terziario (-0,6%, pari a -92.000 unità). 
Contratti 
Non si arresta la flessione degli occupati a tempo pieno (-0,5%, pari a -89.000 unità rispetto al secondo trimestre 2013), che in quasi due terzi dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-0,5%, pari a -57.000 unità). Gli occupati a tempo parziale continuano ad aumentare (+1,9%, pari a 75.000 unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario che riguarda il 64,7% dei lavoratori a tempo parziale. Dopo cinque trimestri consecutivi di calo, riprende la crescita dei dipendenti a termine (+3,8%, pari a 86.000 unità nel raffronto tendenziale) a cui si accompagna per il settimo trimestre la diminuzione dei collaboratori (-8,3%, pari a -36.000 unità). 
Inattivi 
Nel secondo trimestre 2014 continua la diminuzione del numero di inattivi 15-64 anni (-1,0%, pari a -151.000 unità), dovuto ai 55-64enni e alimentato in oltre otto casi su dieci dalle donne. Il tasso di inattività scende al 36,3%, dal 36,6% del secondo trimestre 2013.


mercoledì 23 luglio 2014

Dati ISTAT : Occupati

Occupati per settore di attività economica e professione. Valori assoluti 2013 
in migliaia. Variazioni 2008-2013 e variazioni 2012-2013 assolute in migliaia e percentuali

Occupati per sesso e tipologia lavorativa - Anni 2008, 2012, 2013. (Valori assoluti in migliaia, valori percentuali, variazioni assolute in migliaia e percentuali

Occupati per posizione, settore di attività e ripartizione geografica. Anno 2012 e 2013. Dati assoluti e variazioni %. 

Fonte: Istat