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mercoledì 30 marzo 2016

Agusta e Aermacchi saranno solo un ricordo del passato FINMECCANICA “ONE COMPANY”: 3600 NO ALL’ACCORDO INTERNO referendum “autogestito” e con poca trasparenza nel voto


Agusta e Aermacchi saranno solo un ricordo del passato
FINMECCANICA “ONE COMPANY”: 3600 NO ALL’ACCORDO INTERNO
referendum “autogestito” e con poca trasparenza nel voto

Il referendum tra i lavoratori sull’ipotesi d’accordo interno di Finmeccanica, avvenuto nei giorni 7,8,9 marzo, ha concluso la prima parte della trattativa, durata diversi mesi, con l’approvazione, a maggioranza, dell’accordo già pre-firmato da FimFiomUilm. La votazione dei lavoratori è avvenuta dopo che le RSU avevano già approvato l’accordo; visto che le nuove regole prevedono solo il voto delle RSU, il referendum dei lavoratori è una forma di democrazia sicuramente più condivisibile ma…. avevamo chiesto, come ADL, di costituire una commissione elettorale per poter organizzare al meglio il referendum e di poter partecipare allo spoglio delle schede, ma FimFiomUilm hanno fatto da soli dicendo che loro hanno fatto la trattativa e loro fanno il referendum e lo spoglio. In alcune aziende (AleniaAermacchi) sono avvenuti addiritturadue referendum paralleli, organizzati da alcuni sindacati che, per il solo fatto di aver firmato l’art. 47 senza le necessarie garanzie occupazionali da parte Finmeccanica, hanno ottenuto una trattativa separata e si sono fatti il loro referendum con il loro spoglio; questo ci fa capire l’importanza (per Finmeccanica) di avere le firme dei sindacati senza dare le necessarie tutele per i lavoratori. Nonostante l’autogestione del referendum e alcuni “pasticci” (alcuni lavoratori si sono trovati la scheda già votata) il voto non è stato un plebiscito di SI, ci sono 3600 lavoratori che non credono più alle favole che raccontano fimfiomuilm e di questo qualcuno si dovrà preoccupare!!






CCNL Metalmeccanici: nessun aumento e via gli scatti

Ora arriva anche la trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici, la proposta di Federmeccanica è di aumentare la flessibilità, togliere gli scatti di anzianità, non riconoscere aumenti se non assorbendo eventuali superminimi, tentare di bloccare il diritto di sciopero e puntare tutto sul premio di produzione aziendale, la sanità e la pensione integrativa, oltre che sulla formazione pagata dai vari fondi. Posizioni inaccettabili per qualsiasi sindacato, infatti FimFiomUilm, apparentemente uniti, stanno pensando di organizzare (e proporre ai lavoratori) uno sciopero, che può essere anche condivisibile ma noi sappiamo già come va a finire questo Film: alla fine qualcuno firmerà e qualcun altro sarà costretto a firmare (vedi accordo Finmeccanica); Ogni proposta ha il suo perché: nessun aumento perche le regole concordate con FimFiomUilm sono di legare gli aumenti all’inflazione programmata e recuperare, in seguito, la differenza, in questo caso la differenza è negativa e dovremmo restituire noi i soldi a loro; sugli scatti nulla di nuovo dato che negli accordi precedenti ci hanno tolto quasi tutti gli scatti ora manca solo l’ultimo “fortino”; sul premio di produzione la battaglia è già persa visto quello che è successo con il premio Agusta; sul diritto di sciopero basta applicare le regole firmate da FimFiomUilm (come avvenuto per l’accordo Finmeccanica) che impediscono di scioperare contro gli accordi firmati; infine sulla sanità, pensione e formazione integrative, qui sono tutti d’accordo, padrone e sindacati, i fondi ci sono già e sono co-gestiti con i sindacati, nessuno ci rimette e tutti ci guadagnano, a parte, ovviamente, i lavoratori, ma non si può avere tutto nella vita ….

30 marzo 2016

ADL Varese – Sindacato di Base

giovedì 5 novembre 2015

FINMECCANICA : ANALISI CRITICA DELL’ACCORDO (a cura di ADL Varese)

prosegue la trattativa tra i sindacati e la direzione
tutti i precedenti accordi decadranno 
dal 1° gennaio 2016

Da metà settembre si è avviata la trattativa non-stop per arrivare ad un accordo di secondo livello che dovrebbe riguardare tutti i lavoratori dipendenti delle 10 aziende del gruppo Finmeccanica, stiamo parlando di oltre 50 mila lavoratori;

Non è nostra intenzione fare un comunicato polemico ma una semplice analisi critica divisa in 4/5 punti, cercando di sintetizzare tutti gli aspetti che noi riteniamo essere i punti deboli di questa trattativa; per avere altri punti di vista più “costruttivi” e “positivi” basta leggere i comunicati sindacali separati, esposti nelle bacheche sindacali;

FGS (Finmeccanica Global Services): si sta portando a compimento il passaggio di tutti i servizi del Gruppo sotto il controllo diretto di FGS, sia per quanto riguarda i lavoratori che le strutture. FGS controllerà tutte le gare di appalto e tutta la manutenzione dell’intera Finmeccanica. Anche gli immobili passeranno sotto la proprietà di FGS con la conseguenza che le varie aziende non saranno più proprietarie degli stabili: Se FGS dovesse finire nelle mani sbagliate, saremmo costretti a pagare l’affitto (milionario) per usare i nostri stessi stabilimenti;

PDR (Premio di Risultato): non è possibile separare dalla trattativa la parte economica dalla parte normativa del premio, in questo modo la direzione di Finmeccanica potrà modificare a suo piacimento l’entità del premo a seconda che la parte delle regole siano più o meno vantaggiose; Il primo livello da raggiungere è un parametro definito FOCF che comprende anche tutte le uscite decise dal consiglio di amministrazione come ad esempio i dividendi, questo parametro è anche peggio del già contestato ROS; La direzione aziendale pretende di legare il futuro PDR alle assenze dei lavoratori prevedendo un ulteriore “punizione” per chi ha già delle difficoltà personali o familiari;


Accordo di sito sull’orario: riteniamo un errore aver firmato un accordo sulla flessibilità interna di ogni sito, e sulle relative turnazioni, senza avere previsto nello stesso accordo anche i relativi riconoscimenti economici già concordati nei precedenti accordi aziendali, una cosa è legata all’altra: non si può chiedere un sacrificio ai lavoratori senza stabilire l’incremento retributivo. Era anche possibile, in questa fase, estendere la flessibilità in entrata anche agli operai, come d'altronde ha fatto Finmeccanica sulla compensazione oraria ma invece non s’è fatto;

Rappresentanza dei Lavoratori: ogni organizzazione sindacale partecipa alla trattativa in modo separato una dall’altra, facendo comunicati separati e senza nemmeno stabilire una linea comune da tenere negli incontri. Non si è chiesto nemmeno un mandato ai lavoratori o alle singole RSU aziendali, senza parlare di una piattaforma comune: Presentarsi in ordine sparso è un grave errore e ci rende deboli nella trattativa.

Compensazione oraria: pur considerando il fatto che per alcune aziende è una possibilità in più di avere dei permessi per le assenze, riteniamo questo accordo economicamente vantaggioso per l’azienda che pretenderà il recupero nelle ore straordinarie pagandole come ordinarie: anche i 5 minuti dei turnisti vanno comunque recuperati con del lavoro straordinario pagato ordinario, mentre prima i ritardi entro i 2,59 minuti non erano considerati ritardi;


4 Novembre 2015
 
ADL Varese – Sindacato di Base

martedì 6 ottobre 2015

Sostegno ai salariati e alle salariate di Air France : La Federazione SUD-Rail sostiene pienamente i salariati di Air France in lotta per la conservazione del loro posto di lavoro.L'8 ottobre, come parte di una lotta intercategoriale per fermare il governo che organizza un vero e proprio tradimento sociale e non cessa mai di portare attacchi ai lavoratori e lavoratrici, i ferrovieri e le ferroviere saranno in sciopero.

06/10/2015

Sostegno ai salariati e alle salariate di Air France
La Federazione SUD-Rail sostiene pienamente i salariati di Air France in lotta per la conservazione del loro posto di lavoro.
La Direzione di Air France esercita una violenza senza precedenti contro tutti coloro che ogni giorno sono la ricchezza e la fama di questa azienda. Il susseguirsi in questi ultimi anni, di vari piani di austerità, ha portato ad una forte pressione manageriale, ricatto del lavoro, un calo del tenore di vita in tutti i settori di attività, la revisione dei contratti collettivi verso il basso, la cancellazione dei contratti collettivi di lavoro...
In un settore in piena crescita, le organizzazioni sindacali di Air France, i sindacati SUD-Aérien, ALTER, sulla base del know-how e le competenze dei salariati della società, fanno proposte concrete per dare una migliore orientamento del trasporto aereo e iscrivere la loro azienda in una visione di prospettiva.
La soppressione di 2.900 posti entro il 2017, (1700 hostess, 900 nel personale di terra e 300 posti nel personale navigante) è nella scelta di "gavage" finanziario richiesto dagli azionisti il ​​cui obiettivo è di creare in fretta una controllata a basso costo. Per questo motivo la Direzione rifiuta sempre negoziati con tutti i dipendenti, volendo trovare unicamente un accordo affinché i suoi piloti vadano a lavorare domani per la sua controllata a basso costo.
Per gli altri dipendenti, tutte le proposte vengono rifiutate automaticamente! Questo atteggiamento sprezzante e la politica condotta dal management di Air France, non ha altro obiettivo che la precarizzazione e l'isolamento dei salariati e delle salariate per raggiungere uno standard sociale internazionale molto basso, a cui il governo francese dà il suo pieno appoggio nelle sue recenti dichiarazioni alla stampa.
L'8 ottobre, come parte di una lotta intercategoriale per fermare il governo che organizza un vero e proprio tradimento sociale e non cessa mai di portare attacchi ai lavoratori e alle lavoratrici, i ferrovieri e le ferroviere saranno in sciopero.
La federazione SUD-Rail chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici quel giorno a smettere di lavorare e ad unirsi alle proteste.


domenica 28 dicembre 2014

Ferrovieri, CAT : Comunicato ai lavoratori. Incontri con Gruppo FSI e Ministeri Lavoro e Trasporti

Comunicato ai lavoratori
Incontri con Gruppo FSI e Ministeri Lavoro e Trasporti
In data 18 dicembre 2014, il CAT ha incontrato rappresentanti dei Ministeri dei Trasporti e del Lavoro, per affrontare i temi posti a base della vertenza, con particolare riferimento alle discipline che interessano le pensioni e l’orario di lavoro dei ferrovieri.
Nel frattempo, lunedì 15 dicembre, il CAT aveva incontrato il Responsabile del Personale del Gruppo FSI, sig. Savino.
Quanto alle pensioni la questione è connessa agli incredibili effetti della riforma Fornero in ambito Ferroviario, mentre sull’orario di lavoro la richiesta è l’introduzione di norme legislative che, tenendo conto dello stress generato dai turni, tutelino adeguatamente la salute, l’integrità psico-fisica degli operatori ferroviari, nonché la sicurezza dei viaggiatori.
In entrambe le riunioni, gli interlocutori hanno mostrato attenzione (e preoccupazione) per la massiccia adesione dei ferrovieri allo sciopero CAT di dicembre. Stessa attenzione abbiamo registrato sugli argomenti da noi esposti con cui abbiamo sostenuto le nostre richieste.
Sia gli esponenti ministeriali che quelli del gruppo FS, pur senza affermarlo direttamente, ci hanno lasciato intendere che l’alto numero di ferrovieri ancora associati ai sindacati firmatari del CCNL rende necessario che sui temi posti a base della vertenza intervenga un loro coinvolgimento/interessamento.
Infine, gli esponenti dei Ministeri dei Trasporti e del Lavoro ci hanno invitato ad inoltrare una relazione scritta sulle questioni poste per poterle meglio valutare con le competenti strutture istituzionali.
Per favorire l’avvicinamento e l’interessamento delle sigle sindacali storiche ai temi posti non pubblicizzeremo in modo puntuale le proposte avanzate ai Ministeri interessati (Trasporti e Lavoro).
In tal modo, cerchiamo di evitare di “mettere la bandierina” su una specifica soluzione, piuttosto che su un’altra. Faremo delle proposte, ma non ci interessano i minuziosi dettagli delle possibili soluzioni per poi poterne rivendicare la paternità.
I nostri intendimenti complessivi sono abbastanza chiari e gran parte dei ferrovieri dimostra di averli compresi e condivisi.
Teniamo a ricordare inoltre che gli argomenti trattati non riguardano il rinnovo contrattuale.
Confidiamo in un crescente sostegno alla nostra azione e in una presa di coscienza dei lavoratori sul fatto che il sindacato deve essere in mano direttamente a loro e non deve invece costituire una sorta di intermediario che fruisce di benefici diversi più o meno visibili, più o meno leciti.
Il CAT nasce per questo motivo.
Roma, 19.12.2014

martedì 9 dicembre 2014

GENOVA 8 e 9 dicembre : Amt, presidio improvvisato in piazza De Ferrari, protesta “sotto l’albero” Autisti in corteo insieme a mogli e figli e AMT: controlli di sicurezza per protesta

Amt, presidio improvvisato in piazza De Ferrari

Licia Casali
Amt, protesta “sotto l’albero”  Autisti in corteo insieme a mogli e figli: «Per le nostre famiglie sarà un Natale difficile»
Genova - Blitz dei lavoratori di Amt, che verso le 17 si sono radunati per un presidio spontaneo in piazza De Ferrari, bloccando poi il traffico per circa 15-20 minuti. Quattro autobus in transito sono rimasti “intrappolati” e la circolazione si è temporaneamente interrotta.
Gli autisti, accompagnati dalle famiglie - circa 150 persone in tutto -, hanno consegnato all’assessore comunale al Personale Isabella Lanzone, in piazza per accendere l’albero di Natale, due doni simbolici: un autobus di cartone e una lettera indirizzata al Comune e poi si sono diretti in corteo verso la Prefettura per continuare la protesta.
Alle 18, arrivati in Prefettura in una “carovana” a cui hanno preso parte anche i figli (diversi i passeggini), hanno fatto simbolicamente appoggiare dai bambini alla porta (gli uffici sono chiusi) una maxi-lettera contenente la disdetta del contratto integrativo Amt. Il corteo si è poi sciolto.
© Riproduzione riservata 

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/12/08/ARgJikoC-ferrari_presidio_improvvisato.shtml

AMT: controlli di sicurezza per protesta
Genova - Sono 35 su 109 i bus fermati dagli autisti di Amt nella rimessa di Cornigliano.
Dopo il corteo di protesta improvvisato ieri a De Ferrari in occasione dell'accensione dell'albero di Natale, gli autisti dell'azienda di trasporti hanno deciso di attuare i cosiddetti "controlli di sicurezza" sui mezzi per creare ulteriori disagi. Si tratta di autobus ritenuti dai sindacati ormai vecchi, ma nei fatti l'azione, messa in atto precedentemente nelle rimesse di Staglieno e Gavette, vuole essere un modo per manifestare contro la disdetta del contratto integrativo e contro la volontà del Comune di non intervenire più finanziariamente per coprire il deficit di Amt, che per il 2015 ammonterebbe a circa 8 milioni di euro. 
Il "controllo" sta proseguendo con un rallentamento del servizio e conseguenti disagi in tutto il Ponente cittadino.
Martedì 9 dicembre 2014 alle 10:55:02       MEDEA GARRONE     © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.genovapost.com/Genova/Cronaca/AMT-controlli-di-sicurezza-per-protesta-81005.aspx

venerdì 5 dicembre 2014

Gli effetti nefasti del Jobs Act di Luciano Gallino ( da Repubblica, 18 novembre 2014)


Gli effetti nefasti 
del Jobs Act
di Luciano Gallino
da Repubblica, 18 novembre 2014


Uno dei principali esiti del Jobs Act, a danno dei lavoratori, sarà la liquidazione di fatto del contratto nazionale di lavoro (cnl), in attesa di una legge — di cui il governo parlerà, sembra, a gennaio — che ne sancisca anche sul piano formale la definitiva insignificanza rispetto alla contrattazione aziendale e territoriale. 
D'altra parte la strada verso tale esito nefasto era già stata tracciata dagli accordi interconfederali del giugno 2011 e del novembre 2012 (non firmato dalla Cgil). In essi venivano assegnate al cnl dei compiti del tutto marginali rispetto alla sua funzione storica: che sta nel difendere la quota salari sul Pil, cioè la parte di reddito che va ai lavoratori rispetto a quella che va ai profitti e alle rendite finanziarie e immobiliari. Grazie al progressivo indebolimento del cnl, dal 1990 al 2013 tale quota è diminuita in Italia di circa 7 punti, dal 62 per cento al 55. Si tratta di oltre 100 miliardi che invece di andare ai lavoratori vanno ora ogni anno ai possessori di patrimoni, dando un contributo di peso all'aumento delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza.
Questo spostamento di reddito dal lavoro ai profitti e alle rendite ha pure contribuito alla contrazione della domanda interna. Un top manager può pure guadagnare duecento volte quel che guadagna un suo dipendente, ma quanto a consumi quotidiani, dagli alimentari ai trasporti, non potrà mai rappresentare una domanda pari a quella di duecento dipendenti.
Oltre che tra i lavoratori e le classi possidenti, le disuguaglianze aumenteranno tra gli stessi lavoratori. La facoltà conferita alle imprese, comprese decine di migliaia medio-piccole, di regolare mediante accordi sindacali anche locali sia il salario, sia altre condizioni cruciali del rapporto di lavoro, avrà come generale conseguenza una ulteriore riduzione dei salari reali e con essi della quota salari sul Pil. In fondo, è uno degli scopi del Jobs Act, anche se non si legge in chiaro nel testo.
incontro con il prof. Luciano Gallino
TO_23.01.2014_rit1
Ma ciò avverrà, quasi certamente, con differenze rilevanti attorno alla media tra le imprese che vanno bene e le tante altre che arrancano. Queste si gioveranno della suddetta facoltà per pagare salari che in molti casi collocheranno i percipienti al di sotto della soglia della povertà relativa, che nel 2013 era fissata in circa 1.300 euro per una famiglia di tre persone. Si può quindi stimare che il numero di “lavoratori poveri” aumenterà in Italia in notevole misura. Alle disuguaglianze di reddito tra un'azienda e l'altra, a parità di lavoro, si aggiungeranno quelle territoriali, quelle che un tempo il cnl doveva servire a superare, stabilendo quanto meno una base salariale per tutti.
Va però notato che il regime di bassi salari, introdotto di fatto dal decreto sul lavoro, ostacola fortemente anche la modernizzazione delle imprese e danneggia l'intera economia. Le imprese italiane
— con rade eccezioni — si collocano da anni tra le ultime della Ue quanto a spesa in ricerca e sviluppo; tasso di investimenti fissi; età degli impianti; innovazione di prodotto e di processo. Nonché, guarda caso, per la produttività del lavoro. Dagli anni 90 in poi le spese in ricerca, sviluppo e investimenti fanno registrare entrambe un patetico zero virgola qualcosa. L'età media degli impianti è il doppio di quella europea, più o meno 25-28 anni contro 12-15. Inoltre le imprese italiane sono, in media, troppo piccole. Risultato: l'aumento della produttività del lavoro segna anch'esso uno zero virgola sin dagli anni 90.
Varando delle leggi sul lavoro che consentono un uso sfrenato del precariato, evitando di impegnarsi in qualsiasi azione che assomigli a una politica industriale, i governi italiani hanno efficacemente contribuito a mantenere le imprese italiane nella condizione di ultime della classe. Il Jobs Act offre ad esse un aiuto per mantenersi in tale posizione. Si può infatti essere certi che ove la legge permetta loro di pagare salari da poveri quattro imprese su cinque utilizzeranno tale facilitazione e non spenderanno un euro in più in ricerca, sviluppo e investimenti, rinnovo degli impianti, innovazioni. E l'aumento annuo della produttività del lavoro, che è strettamente collegato a tali voci, resterà nei pressi dello zero.
Luciano Gallino_2009_Convegno sulla Crisi
organizzato dal Coordinamento "DALLA PARTE DEI LAVORATORI"
C'è in ultimo da chiedersi se gli estensori del Jobs Act abbiano un'idea di quanto siano oggi numerosi e complessi i fattori della produttività del lavoro: essa è seriamente misurabile solo a livello nazionale, mentre a livello di impresa, in specie se medio-piccola, misurare stabilmente e per lunghi periodi la produttività del lavoro, è come cercare di catturare un ologramma con una canna da pesca. Qualsiasi bene o servizio un'impresa produca, è ormai raro che se lo produca per intero da sola. La maggior parte dei componenti arriva da altre imprese. In numeri prodotti, dai gamberetti alle camicie, percorrono migliaia di chilometri in aereo o per nave prima di arrivare nei nostri negozi. Un piccolo elettrodomestico da cinquanta euro, assemblato da ultimo da una casa italiana per essere venduto nei supermercati, capita sia costituito di un centinaio di pezzi provenienti da dieci paesi diversi.

In tali complicatissime “catene di produzione del valore” come sono chiamate, interamente fondate sull'informatica, può avvenire di tutto. Che un componente ritardi; che non sia quello giusto; sia guasto; abbia cambiato di prezzo rispetto al contratto; richieda macchinari non previsti per essere rifinito o assemblato; ecc. Tutti questi inconvenienti incidono ovviamente sulla produttività dell'impresa finale. E non sono l'ultimo motivo per cui la produttività del lavoro aumenta annualmente dello zero virgola nelle imprese italiane. Le quali, temo, cercheranno invano nel Jobs Act, come si fa a misurarla davvero, e magari come si fa ad aumentarla. Senza di che i nuovi “lavoratori poveri”, in tema di frutti della produttività, avranno ben poco da spartirsi.