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martedì 2 febbraio 2016

Sciopero trasporti, mezzi pubblici e scuola: il calendario di febbraio 2016 (da forexinfo.it)

da 

Sciopero trasporti, mezzi pubblici e scuola: il calendario di febbraio 2016


Sciopero mezzi pubblici febbraio 2016: autobus, metro e treni

Quali sono gli scioperi dei mezzi già confermati a febbraio 2016? Successivamente troverete il calendario completo degli scioperi dei mezzi che sono stati indetti a febbraio 2016 insieme alle fasce orarie in cui i vari servizi potrebbero subire dei rallentamenti.
A febbraio, chi è solito recarsi a lavoro utilizzando mezzi pubblici come metro, bus e treni, dovrà prestare particolare attenzione alle date di alcuni scioperi dei mezzi, in cui non viene garantita la normale circolazione:
  • giovedì 4 febbraio; i cittadini di Roma dovranno fare attenzione allo sciopero indetto dai sindacati OSR SUL-CT a cui aderiranno il personale Cotral e Atac. Circolazione quindi di autobus e metro che potrebbe subire rallentamenti durante la giornata, a causa dello sciopero che durerà 24 ore;
  • mercoledì 10 febbraio; previsti rallentamenti del trasporto pubblico nel comune di Pavia. Infatti, in questa data è stato indetto uno sciopero del personale Soc. Line di Pavia che durerà per tutte le 24 ore di mercoledì;
  • giovedì 11 febbraio; questo giorno ci potrebbero essere dei disagi sulle linee ferroviarie della provincia di Bologna. Infatti, è stato indetto uno sciopero del personale manutenzione infrastruttura Soc. RFI della DTP di Bologna; rallentamenti previsti dalle 21:00 dell’11 alle 21:00 di venerdì 12 febbraio;
  • sabato 12 febbraio: questa volta a fermarsi saranno i trasporti pubblici di Brescia, a causa dello sciopero che ha coinvolto il personale della Società Italiana Autoservizi. Anche in questo caso la circolazione degli autobus e degli altri mezzi di trasporto pubblici potrebbe subire rallentamenti per tutto l’arco delle 24 ore;
  • martedì 23 febbraio: ancora una volta parliamo di Roma, comune in cui è stato indetto uno sciopero del personale Atac di Roma. Rallentamenti previsti per le linee autobus e metro, ma fortunatamente lo sciopero non durerà 24 ore ma “solamente” dalle 9:00 alle 17:00.

Sciopero aeroporti febbraio 2016

Avete prenotato una vacanza e per partire utilizzerete l’aereo? Allora vi consigliamo di dare uno sguardo al calendario degli scioperi di febbraio 2016 che coinvolgeranno alcuni aeroporti italiani, così potrete evitare delle spiacevoli sorprese:
  • venerdì 12 febbraio, il sindacato OSR USB Lavoro privato ha indetto uno sciopero a cui aderirà il personale della Soc. Toscana Aeroporti di Pisa. Possibili ritardi o annullamenti di alcuni voli nella fascia oraria che va dalle 12:00 alle 16:00. Per la stessa giornata il sindacato OST UILT-UIL ha indetto uno sciopero a cui ha aderito il personale della Soc. Sogeaal dell’Aeroporto di Alghero. Anche in questo caso previsti rallentamenti sulla linea aerea dalle 12:00 alle 16:00. Venerdì sarà una giornata di scioperi anche per il personale di Meridiana Fly, che si fermerà per tutte le 24 ore;
  • lunedì 29 febbraio; l’ultimo giorno del mese si concluderà con uno sciopero del personale Enav dell’Aeroporto di Ciampino di Roma, che durerà dalle 13:00 alle 17:00. Lo stesso giorno, ma dalle 12:00 alle 16:00 resterà fermo il personale Soc Toscana degli aeroporti di Firenze e Pisa.

Scioperi delle scuole a febbraio 2016

Se avete dei figli che frequentano le scuole primarie o secondarie vi interesserà sapere che lunedì 15 febbraio non sarà garantito il corretto svolgimento delle lezioni. Infatti, è previsto uno sciopero del personale docente ATA, sia quello con contratto a tempo determinato che indeterminato. Lo sciopero durerà per tutte le 24 ore a livello nazionale.

giovedì 5 novembre 2015

Concorrenza sleale: dopo Uber tocca a BlaBlaCar? (da Taxistory, il Blog dei Tassisti)

Concorrenza sleale: dopo Uber tocca a BlaBlaCar?

justice-vendetta4webnews.it Dopo i tassisti, le compagnie di autobus. Dopo Uber, ora potrebbe toccare aBlablacar. Dalla Spagna arriva come un tuono la notizia della denuncia per concorrenza sleale a firma Confebús, un’associazione di categoria delle compagnie di pullman, rivolta alla nota piattaforma nata in Francia e che opera oggi in 19 paesi. L’accusa viene dopo indagini della stessa associazione che ha mandato finti clienti in incognito, e ora da Madrid la polemica potrebbe espandersi in tutta Europa.
La Confederación Española de Transporte en Autobús ha messo in discussione un punto che finora aveva tenuto Blablacar alla larga dai problemi vissuti da Uber: l’assenza di guadagno per gli utenti. La piattaforma è di fatto una specie di social network dove le persone si dividono le spese di un viaggio. 
L’applicazione non realizza forme di lavoro part time o concorrenzali ad altri sistemi di trasporto, ma organizza in Rete un passaggio in auto secondo la visione generale della sharing economy, che vede come uno spreco i posti vuoti dei veicoli che vanno nella stessa direzione di chi ci vorrebbe andare ma non possiede un’auto. In pochi anni l’idea ha avuto un successo mondiale: 20 milioni di utenti, 400 dipendenti, una quotazione che è arrivata al miliardo e mezzo di dollari.
Evidentemente però tutti questi numeri hanno infastidito qualcuno. Secondo i suoi critici spagnoli, si sarebbe creato un mercato nero e l’immagine degli autisti intenzionati solo a condividere le spese non corrisponde al vero. Questa accusa si basa sull’osservazione di alcuni viaggi coincidenti con le tratte degli autobus, surrogata – secondo Confébus – dalle testimonianze raccolte da finti clienti assoldati per catturare dichiarazioni di autisti e passeggeri. La tesi è che i prezzi scendono rispetto a certe tratte, come fossero in concorrenza col servizio dei pullman. Un’accusa che sembra davvero strana rispetto al tipo di piattaforma. Webnews ne ha parlato con il country manager italiano di Blablacar, Andrea Saviane.
Il panel sulla mobilità in crowdsourcing tenutosi in marzo a H-Farm. In quell’occasione ci fu un confronto fra tre nomi del ride sharing: Uber, Letzgo e Blablacar. Il primo da destra è Andrea Saviane, in mezzo Davide Ghezzi e a sinistra Benedetta Arese Lucini, all’epoca manager di Uber, sostituita quest’estate da Carlo Tursi.
Saviane: “Siamo stupiti”
Blablacar è diventata un leader del settore facendosi forza su una formula estremamente semplice che l’ha sempre distinta dall’accusa di concorrenza sleale cogli altri mezzi di trasporto. È un asset puramente remunerativo per il suo servizio di fornitore della tecnologia abilitante, ma in tutta Europa e nei paesi emergenti come Turchia, Russia, nessuno l’aveva mai indicata come sleale economicamente. Nessuno prima del caso spagnolo.
La Spagna è per ora l’unico caso al mondo: c’è una spiegazione?
Ci lascia stupiti, soprattutto se si considera che il ride sharing viene incentivato da molte amministrazioni per via dei suoi benefici sul traffico e sull’ambiente. La società è stata indicata da Confébus come fornitore e intermediario di un servizio di trasporto professionale senza licenza: ma BlaBlaCar non è un operatore di trasporto, è una community che mette in contatto automobilisti con altri viaggiatori che desiderano raggiungere una stessa meta; gli utenti si accordano per condividere un passaggio in auto e i relativi costi di viaggio.
Qui c’è un passaggio che si fatica a comprendere: Blablacar è una società, quindi ha finalità commerciali, ma il servizio no.
Ciò che contraddistingue BlaBlaCar da altri operatori è proprio l’assoluta mancanza di una finalità commerciale degli utenti: la community non trae profitto dal ride sharing, gli automobilisti possono solo ammortizzare le spese di benzina e pedaggio grazie al contributo dei passeggeri che effettuano il loro stesso tragitto.
Blablacar si è difesa coi numeri: 98% di autisti che coprono spese inferiori a 50 euro al mese. La concorrenza dove sta?
Siamo fiduciosi che gli argomenti a nostra disposizione possano rappresentare un valida base su cui costruire una risposta alle osservazioni di Confébus. Per quale ragione una persona dovrebbe fare un viaggio in auto copiando gli orari degli autobus, se non ci guadagna niente? Senza una motivazione personale e senza la possibilità di margine sul viaggio, viene meno la motivazione per una persona di mettersi in strada per fare un percorso in auto.
E in Italia? Si finirà per discuterne anche qui?
Troviamo difficile che l’accusa possa essere estesa al nostro Paese. Inoltre, le istituzioni italiane si stanno dimostrando molto aperte nel cercare di dare rilevanza normativa al fenomeno: al momento sono all’esame due disegni di legge volti a regolamentare il carpooling, e anche l’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha emesso un atto di segnalazione che include una definizione di carpooling.
Proviamo a immaginare questa teoria: alcune persone copiano gli orari degli autobus, percorrono le stesse tratte dividendo le spese e in qualche modo guadagnandoci un extra-fee; la piattaforma ha la possibilità tecnica di comprendere questo escamotage? Ci vorrebbero degli algoritmi specifici per individuare delle anomalie nei percorsi. Li avete?
Gli algoritmi ci sono. I conducenti BlaBlaCar hanno un interesse personale a fare un viaggio: vanno a trovare la famiglia, gli amici, fanno un weekend fuori porta e così via. Se un conducente prova a farne un utilizzo professionale, cercando di proporsi come servizio di trasporto, è facile identificarlo in base ad un nostro pattern di comportamenti. Abbiamo un algoritmo in grado di identificare comportamenti sospetti, come viaggi offerti sempre alla stessa ora e nella stessa tratta, la richiesta di un contributo spese più alto di quello suggerito e via dicendo. Siamo in grado di identificare questi comportamenti e in questi casi procediamo a sospendere l’account: è stabilito nelle Condizioni Generali di Utilizzo.
Inoltre, come in tutte le piattaforme, il valore del giudizio della community…
In blablacar c’è un forte senso di autoregolamentazione della community attraverso il sistema di feedback: il mancato rispetto delle regole esplicite ed implicite della community viene punito con feedback negativi che precludono l’utilizzo della piattaforma in futuro.
Intanto a Bruxelles parte uno studio
Mentre tutti attendono di capire quali altri pareri i tribunali dei vari paesi possano dare sui servizi di ride sharing rispetto alle norme antiquate vigenti in Europa, la Commissione Europea ha chiesto allo studio legale Grimaldiun’analisi completa di tutta la legislazione europea sui trasporti. All’avvocato Francesco Sciaudone e i suoi colleghi il compito di analizzare giuridicamente l’attuale quadro, gravemente lacunoso e non uniforme rispetto all’ingresso nel mercato di nuove forme di trasporto individuale proprio come Uber (che ha deciso di portare il giudizio italiano davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia) e Blablacar.